Studio genetico: nativi americani in Polinesia già prima di insediarsi nell'Isola di Pasqua
Secondo gli esperti un mescolamento genetico sarebbe avvenuto intorno al 1200 d.C. e l'Isola di Pasqua non sarebbe il primo punto di contatto
I nativi americani potrebbero aver stabilito dei contatti con gli abitanti della Polinesia prima di quanto si pensasse in precedenza e seguendo un percorso più complesso, che coinvolge le isole della Polinesia orientale, proprio come aveva tentato di dimostrare l'esploratore norvegese Thor Heyerdahl con il suo Kon-Tiki.
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature e condotto dagli esperti del Laboratorio Nacional de Genòmica para la Biodiversidad (LANGEBIO), in Messico, presenta nuove prove a favore di tale teoria, secondo cui i primi punti di contatto potrebbero trovarsi in un arcipelago della Polinesia orientale.
"La possibilità di contatti preistorici tra polinesiani e nativi americani è molto dibattuta - afferma Andrès Moreno-Estrada di LANGEBIO - perché studi genomici precedenti hanno raggiunto conclusioni contraddittorie". Il team ha analizzato i genomi di oltre 800 individui polinesiani e nativi americani per rintracciare prove di una mescolanza di geni.
"Secondo i nostri risultati - aggiunge Alexander Ioannidis, collega e coautore di Estrada - un mescolamento genetico sarebbe avvenuto intorno al 1200 d. C. e l'Isola di Pasqua non sarebbe il primo punto di contatto". I ricercatori spiegano che molti studi precedenti si sono concentrati sull'Isola di Pasqua perché è l'isola polinesiana abitata più vicina al Sud America.
"Le nostre analisi - proseguono gli esperti - suggeriscono tuttavia che il primo contatto potrebbe essere avvenuto in uno degli arcipelaghi della Polinesia orientale, una teoria che era stata elaborata già dall'esploratore norvegese Thor Heyerdahl, che nel 1947 viaggiò dal Perù alla Polinesia su una zattera di legno chiamata Kon-Tiki".
L'esperto norvegese, infatti, riteneva che la colonizzazione della Polinesia fosse avvenuta in epoca precolombiana per opera delle popolazioni del Sud America. Per dimostrare la propria teoria salpò nel 1947 dal porto di Callao in Perù a bordo della zattera Kon-Tiki, realizzata appositamente per riprodurre forma, materiali e struttura delle imbarcazioni delle antiche popolazioni peruviane, seppur con qualche aggiunta moderna nell'equipaggiamento come radio, delle carte, coltelli, orologi e un sestante. La spedizione durò 101 giorni e portò l'equipaggio ad approdare sulle coste delle Isole Tuamotu, nella Polinesia Francese.
"Questa teoria - conclude Estrada - suggerisce quindi che la colonizzazione sia avvenuta prima di quanto si pensasse in precedenza e avrebbe coinvolto diverse isole della Polinesia orientale, il che significa che i nativi americani avrebbero avuto un'influenza genetica e culturale sulla Polinesia per oltre cinque secoli prima dell'arrivo degli europei nella regione".
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature e condotto dagli esperti del Laboratorio Nacional de Genòmica para la Biodiversidad (LANGEBIO), in Messico, presenta nuove prove a favore di tale teoria, secondo cui i primi punti di contatto potrebbero trovarsi in un arcipelago della Polinesia orientale.
"La possibilità di contatti preistorici tra polinesiani e nativi americani è molto dibattuta - afferma Andrès Moreno-Estrada di LANGEBIO - perché studi genomici precedenti hanno raggiunto conclusioni contraddittorie". Il team ha analizzato i genomi di oltre 800 individui polinesiani e nativi americani per rintracciare prove di una mescolanza di geni.
"Secondo i nostri risultati - aggiunge Alexander Ioannidis, collega e coautore di Estrada - un mescolamento genetico sarebbe avvenuto intorno al 1200 d. C. e l'Isola di Pasqua non sarebbe il primo punto di contatto". I ricercatori spiegano che molti studi precedenti si sono concentrati sull'Isola di Pasqua perché è l'isola polinesiana abitata più vicina al Sud America.
"Le nostre analisi - proseguono gli esperti - suggeriscono tuttavia che il primo contatto potrebbe essere avvenuto in uno degli arcipelaghi della Polinesia orientale, una teoria che era stata elaborata già dall'esploratore norvegese Thor Heyerdahl, che nel 1947 viaggiò dal Perù alla Polinesia su una zattera di legno chiamata Kon-Tiki".
L'esperto norvegese, infatti, riteneva che la colonizzazione della Polinesia fosse avvenuta in epoca precolombiana per opera delle popolazioni del Sud America. Per dimostrare la propria teoria salpò nel 1947 dal porto di Callao in Perù a bordo della zattera Kon-Tiki, realizzata appositamente per riprodurre forma, materiali e struttura delle imbarcazioni delle antiche popolazioni peruviane, seppur con qualche aggiunta moderna nell'equipaggiamento come radio, delle carte, coltelli, orologi e un sestante. La spedizione durò 101 giorni e portò l'equipaggio ad approdare sulle coste delle Isole Tuamotu, nella Polinesia Francese.
"Questa teoria - conclude Estrada - suggerisce quindi che la colonizzazione sia avvenuta prima di quanto si pensasse in precedenza e avrebbe coinvolto diverse isole della Polinesia orientale, il che significa che i nativi americani avrebbero avuto un'influenza genetica e culturale sulla Polinesia per oltre cinque secoli prima dell'arrivo degli europei nella regione".