Spagna, proteste a Barcellona dopo la condanna di nove leader indipendentisti
Proteste in tutta la regione Catalogna dopo che la Corte Suprema spagnola ha condannato nove leader indipendentisti che parteciparono alle proteste successive al referendum del 1 ottobre del 2017. Pene tra i 9 e 13 anni di carcere. Oriol Junqueras, ex vice presidente della Generalitat, il governo catalano, è stata condannato a 13 anni.
Dopo la sentenza emessa dal giudice Manuel Marchena che mette fine al processo iniziato lo scorso febbraio per le vicende legate al referendum indipendentista del 1 ottobre del 2017, nelle città di Barcellona, Girona e Lleida centinaia di cittadini catalani sono scesi in strada, bloccando il traffico con cortei.
I nove leader indipendentisti, tra cui l'ex vice presidente Oriol Junqueras, sono stati riconosciuti colpevoli di sedizione e appropriazione indebita, ovvero attacco all'ordine pubblico. Escluso il reato più grave quindi, quello di attentato alla Costituzione spagnola (art 472 del codice penale), che era chiesto dalla Procura e consisteva tra i 16 e i 25 anni di carcere.
La squadra di calcio del Barcellona ha emesso un comunicato intitolato "La prigione non è la soluzione", dove dimostra "appoggio e solidarietà alle famiglie delle persone private di libertà".
Il governo di Madrid ha rafforzato le forze di sicurezza nella regione. I catalani hanno già annunciato che faranno ricorso per rivedere la decisione, probabilmente anche a livello europeo davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), con sede a Strasburgo.
I nove leader indipendentisti, tra cui l'ex vice presidente Oriol Junqueras, sono stati riconosciuti colpevoli di sedizione e appropriazione indebita, ovvero attacco all'ordine pubblico. Escluso il reato più grave quindi, quello di attentato alla Costituzione spagnola (art 472 del codice penale), che era chiesto dalla Procura e consisteva tra i 16 e i 25 anni di carcere.
La squadra di calcio del Barcellona ha emesso un comunicato intitolato "La prigione non è la soluzione", dove dimostra "appoggio e solidarietà alle famiglie delle persone private di libertà".
Il governo di Madrid ha rafforzato le forze di sicurezza nella regione. I catalani hanno già annunciato che faranno ricorso per rivedere la decisione, probabilmente anche a livello europeo davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), con sede a Strasburgo.