Corea del Nord, Kim Jong-un in posa con gli ufficiali con pistole (commemorative) in pugno
Il Paese ha annunciato il lockdown a Kaesong, città al confine con il Sud, e dichiarato lo stato di emergenza dopo la notizia di un disertore tornato in patria con sintomi apparentemente riconducibili al coronavirus
Kim Jong-un sorride raggiante, seduto su un divanetto di velluto rosso, circondato dagli alti ufficiali dell'esercito che mostrano le armi appena ricevute in dono dal leader nordcoreano: una foto di gruppo "in stile Gomorra" per celebrare il Giorno della Vittoria nella grande Guerra di liberazione della patria, una delle feste più importanti dell'anno che cade il 27 luglio, giorno della firma dell'armistizio coreano che ha messo fine alle ostilità del 1950-53, seppure senza trattato di pace.
Per l'occasione il leader nordcoreano ha visitato un cimitero nazionale dove ha deposto una rosa e distribuito le armi commemorative “Paektusan”, che prendono il nome dal monte sacro, agli ufficiali dell'esercito, insieme alla potente sorella Kim Yo Jong. Così scrive l'agenzia di stato Kcna: "I partecipanti tengono in alto le pistole e si impegnano fermamente a combattere per Kim Jong-un a spese della loro vita".
Le pistole simbolo di lealtà
Le "Paektusan" hanno inciso il nome di Kim Jong-un, come segno della lealtà che gli alti ufficiali gli devono. Secondo quanto scrivono i media di stato nordcoreani, Kim ha avvertito che sono state prodotte da operai specificamente per essere donate agli alti comandi militari in occasione di quello che viene considerato dal regime il V-Day. "E' un'espressione della grande fiducia e delle attese del Partito verso i comandanti della nuova generazione affinché portino avanti la causa rivoluzionaria della Juche fino al suo completamento con le armi della rivoluzione nelle loro mani", ha detto il leader.
Kim ha affermato che il fatto di ricevere la pistola del sacro monte Paektu deve spingere gli alti ufficiali a essere "intensamente leali alla loro nobile missione per il partito e la rivoluzione". I comandanti hanno accettato il dono accogliendolo come "il più grande degli onori". E, "tenendo stretta al petto l'arma della rivoluzione, la porteranno con loro sula strada delle più dure e decisive battaglie", hanno detto in coro, giurando fedeltà al leader e al Comitato centrale del Partito, si legge nel resoconto dei media. Poi "guardando in alto la bandiera, hanno pronunciato solenne giuramento di credere e seguire solo il Maresciallo Kim Jong-un fino alla fine della terra in qualsiasi tribolazione nella sacra missione di proteggere il Leader, il Paese e il Popolo, impugnando le pistole 'Paektusan' sino all'ultimo momento della loro vita, come fecero i veterani che hanno combattuto la guerra anti-giapponese e anti-statunitense con le armi della rivoluzione date dal grande leader Kim Il Sung e come fecero i soldati dell'era Songun che ha fermamente difeso l'avanguardia a protezione del socialismo, con le armi ricevute dal grande Kim Jong Il come pilastro della loro fede e volontà".
Tra i trenta ufficiali dell'esercito cui è stata donata la pistola c'è anche Pak Jong Chon, divenuto recentemente vicemaresciallo dell'Esercito del popolo coreano, quindi sostanzialmente numero due dell'apparato militare dopo lo stesso Kim Jong-un.
La KCNA riferisce che Kim ha bisogno di una maggiore unità interna mentre "lotta per resistere alle paralizzanti sanzioni comminate dagli USA e alla pandemia di coronavirus", che lo ha costretto a gennaio a chiudere il confine del Nord con la Cina, il suo più grande partner commerciale e benefattore.
Stato di emergenza
Domenica, la Corea del Nord ha annunciato il lockdown a Kaesong, città al confine e dichiarato lo stato di emergenza dopo la notizia del disertore nord-coreano tornato a casa con sintomi apparentemente riconducibili al coronavirus. Finora il Paese non aveva mai dichiarato la presenza di persone contagiate sul proprio territorio, innescando forti sospetti sulla situazione sanitaria nel Paese. A inizio luglio, Kim Jong-un aveva parlato di un "brillante successo" nel contenimento dell'epidemia, lanciando però l'avvertimento a non abbassare la guardia per scongiurare il rischio di una crisi "inimmaginabile e irrecuperabile".
Secondo alcuni analisti, l'annuncio del primo caso di contagio in capo a un "disertore" rientrato dal Sud mirerebbe a "ritenere responsabile il governo di Seul" per ottenere aiuti sanitari. Un focolaio in Corea del Nord potrebbe causare un disastro umanitario a causa del sistema sanitario inadatto a fronteggiare la crisi e della mancanza di forniture mediche.
Per l'occasione il leader nordcoreano ha visitato un cimitero nazionale dove ha deposto una rosa e distribuito le armi commemorative “Paektusan”, che prendono il nome dal monte sacro, agli ufficiali dell'esercito, insieme alla potente sorella Kim Yo Jong. Così scrive l'agenzia di stato Kcna: "I partecipanti tengono in alto le pistole e si impegnano fermamente a combattere per Kim Jong-un a spese della loro vita".
Le pistole simbolo di lealtà
Le "Paektusan" hanno inciso il nome di Kim Jong-un, come segno della lealtà che gli alti ufficiali gli devono. Secondo quanto scrivono i media di stato nordcoreani, Kim ha avvertito che sono state prodotte da operai specificamente per essere donate agli alti comandi militari in occasione di quello che viene considerato dal regime il V-Day. "E' un'espressione della grande fiducia e delle attese del Partito verso i comandanti della nuova generazione affinché portino avanti la causa rivoluzionaria della Juche fino al suo completamento con le armi della rivoluzione nelle loro mani", ha detto il leader.
Kim ha affermato che il fatto di ricevere la pistola del sacro monte Paektu deve spingere gli alti ufficiali a essere "intensamente leali alla loro nobile missione per il partito e la rivoluzione". I comandanti hanno accettato il dono accogliendolo come "il più grande degli onori". E, "tenendo stretta al petto l'arma della rivoluzione, la porteranno con loro sula strada delle più dure e decisive battaglie", hanno detto in coro, giurando fedeltà al leader e al Comitato centrale del Partito, si legge nel resoconto dei media. Poi "guardando in alto la bandiera, hanno pronunciato solenne giuramento di credere e seguire solo il Maresciallo Kim Jong-un fino alla fine della terra in qualsiasi tribolazione nella sacra missione di proteggere il Leader, il Paese e il Popolo, impugnando le pistole 'Paektusan' sino all'ultimo momento della loro vita, come fecero i veterani che hanno combattuto la guerra anti-giapponese e anti-statunitense con le armi della rivoluzione date dal grande leader Kim Il Sung e come fecero i soldati dell'era Songun che ha fermamente difeso l'avanguardia a protezione del socialismo, con le armi ricevute dal grande Kim Jong Il come pilastro della loro fede e volontà".
Tra i trenta ufficiali dell'esercito cui è stata donata la pistola c'è anche Pak Jong Chon, divenuto recentemente vicemaresciallo dell'Esercito del popolo coreano, quindi sostanzialmente numero due dell'apparato militare dopo lo stesso Kim Jong-un.
La KCNA riferisce che Kim ha bisogno di una maggiore unità interna mentre "lotta per resistere alle paralizzanti sanzioni comminate dagli USA e alla pandemia di coronavirus", che lo ha costretto a gennaio a chiudere il confine del Nord con la Cina, il suo più grande partner commerciale e benefattore.
Stato di emergenza
Domenica, la Corea del Nord ha annunciato il lockdown a Kaesong, città al confine e dichiarato lo stato di emergenza dopo la notizia del disertore nord-coreano tornato a casa con sintomi apparentemente riconducibili al coronavirus. Finora il Paese non aveva mai dichiarato la presenza di persone contagiate sul proprio territorio, innescando forti sospetti sulla situazione sanitaria nel Paese. A inizio luglio, Kim Jong-un aveva parlato di un "brillante successo" nel contenimento dell'epidemia, lanciando però l'avvertimento a non abbassare la guardia per scongiurare il rischio di una crisi "inimmaginabile e irrecuperabile".
Secondo alcuni analisti, l'annuncio del primo caso di contagio in capo a un "disertore" rientrato dal Sud mirerebbe a "ritenere responsabile il governo di Seul" per ottenere aiuti sanitari. Un focolaio in Corea del Nord potrebbe causare un disastro umanitario a causa del sistema sanitario inadatto a fronteggiare la crisi e della mancanza di forniture mediche.