Corea del Nord, Usa incriminano gli hacker delle frodi informatiche
I tre lavorerebbero per l'agenzia di intelligence militare della Corea del Nord e sarebbero responsabili di un'ampia gamma di attività criminali e intrusioni di alto profilo. Kim Jong-un si fa chiamare "presidente"
Gli Stati Uniti hanno accusato tre programmatori di computer nordcoreani di un massiccio attacco di hacking mirato a rubare più di $ 1,3 miliardi in denaro e criptovaluta, colpendo diverse società, dalle banche agli studi cinematografici di Hollywood. Si tratta di Park Jin Hyok, Jon Chang Hyok e Kim Il, incriminati per associazione a delinquere, truffa informatica e frode bancaria. Secondo il Dipartimento alla Giustizia americano, i tre lavorerebbero per l'agenzia di intelligence militare della Corea del Nord e sarebbero responsabili di un'ampia gamma di attività criminali e intrusioni di alto profilo, tra cui un attacco di rappresaglia del 2014 alla Sony Pictures Entertainment per la produzione del film "L'intervista", che metteva in scena l'assassinio di Kim Jong-un.
Il gruppo avrebbe preso di mira il personale di AMC Theatres e sarebbe entrato nei computer appartenenti a Mammoth Screen, una società cinematografica britannica che stava lavorando a una serie drammatica sulla Corea del Nord.
Secondo il Dipartimento di Giustizia il trio avrebbe anche partecipato alla creazione del terribile WannaCry 2.0, che ha colpito duramente il servizio sanitario nazionale britannico nel 2017, oltre a fare irruzione in banche del Sud e Sud-est asiatico, Messico e Africa, penetrando nelle reti delle istituzioni finanziarie per rubare soldi.
La quantità complessiva di denaro e criptovaluta rubata dagli hacker non è chiara perché in alcuni casi i furti non sono stati portati a termine, ma le cifre sono comunque significative. In un solo colpo risalente al 2016 - presso la Bangladesh Bank - gli hacker sarebbero riusciti a far sparire 81 milioni di dollari.
"Gli agenti della Corea del Nord usano tastiere anziché pistole, rubano portafogli digitali di criptovaluta invece di sacchi di denaro", ha detto l'assistente procuratore generale degli Stati Uniti John Demers a una conferenza stampa. Kristi Johnson, l'assistente direttore dell'FBI in carica per l'Ufficio di Los Angeles, ha detto ai giornalisti che si ritiene che i tre abbiano operato dalla Corea del Nord.
"Secondo uno stato membro, il furto totale di beni virtuali, dal 2019 al novembre 2020" è stato di circa $ 316,4 milioni", si legge in un recente rapporto Onu.
Kim Jong-un, da "chairman" a "presidente"
Intanto, i media nordcoreani hanno cambiato il titolo con cui si rivolgono al leader Kim Jong-un: non più chairman ma "president". Il cambio di rotta è stato evidente durante la cerimonia di martedì al Palazzo del Sole di Kumsusan - il mausoleo dove sono contenute le spoglie degli ex dittatori Kim Il-sung e Kim Jong-il, rispettivamente nonno e padre di Kim - per commemorare l'anniversario della nascita del padre, scomparso alla fine del 2011, e a cui Kim è succeduto alla guida della Corea del Nord.
L'agenzia di stampa del regime, la Korean Central News Agency, si è riferita a Kim con il nuovo titolo di "segretario generale" del Partito dei Lavoratori, conseguito al Congresso del partito di gennaio scorso, e con il titolo di "presidente degli Affari Statali", invece che con il tradizionale titolo di "chairman" della Commissione degli Affari Statali, il massimo organo di governo in Corea del Nord.
L'utilizzo del termine inglese "president" sarebbe un modo, secondo gli osservatori sud-coreani citati dall'agenzia Yonhap per cercare di restituire all'estero un'immagine di normalità del Paese più volte sanzionato per i propri programmi di sviluppo di armi nucleari. Inoltre, "president" avrebbe più risonanza di "chairman" a livello internazionale e sarebbe in linea con il titolo usato per indicare i capi di Stato anche in Russia e Cina (e in Occidente). Finora in Corea del Nord il termine "presidente" è tradizionalmente riservato al solo Kim Il-sung, fondatore del Paese, che ha retto per 46 anni, fino alla morte nel 1994.
Riappare in pubblico la moglie
Non è sfuggita alla stampa internazionale, la presenza al Palazzo del Sole, di Ri Sol-ju, moglie del leader nordcoreano, seduta al suo fianco. Non si vedeva da un anno in pubblico. La sua assenza aveva alimentato voci su eventuali problemi di salute o su una potenziale gravidanza. Secondo l'intelligence sudcoreana la sua "sparizione" è stata invece legata ai timori per il Covid, anche se ufficialmente la pandemia non ha toccato il Paese, fermo a zero contagi.
Pyongyang ha imposto rigidissime limitazioni ai movimenti della popolazione e ha chiuso le frontiere subito dopo lo scoppio dell'epidemia in Cina, nel gennaio 2020.
Il gruppo avrebbe preso di mira il personale di AMC Theatres e sarebbe entrato nei computer appartenenti a Mammoth Screen, una società cinematografica britannica che stava lavorando a una serie drammatica sulla Corea del Nord.
Secondo il Dipartimento di Giustizia il trio avrebbe anche partecipato alla creazione del terribile WannaCry 2.0, che ha colpito duramente il servizio sanitario nazionale britannico nel 2017, oltre a fare irruzione in banche del Sud e Sud-est asiatico, Messico e Africa, penetrando nelle reti delle istituzioni finanziarie per rubare soldi.
La quantità complessiva di denaro e criptovaluta rubata dagli hacker non è chiara perché in alcuni casi i furti non sono stati portati a termine, ma le cifre sono comunque significative. In un solo colpo risalente al 2016 - presso la Bangladesh Bank - gli hacker sarebbero riusciti a far sparire 81 milioni di dollari.
"Gli agenti della Corea del Nord usano tastiere anziché pistole, rubano portafogli digitali di criptovaluta invece di sacchi di denaro", ha detto l'assistente procuratore generale degli Stati Uniti John Demers a una conferenza stampa. Kristi Johnson, l'assistente direttore dell'FBI in carica per l'Ufficio di Los Angeles, ha detto ai giornalisti che si ritiene che i tre abbiano operato dalla Corea del Nord.
"Secondo uno stato membro, il furto totale di beni virtuali, dal 2019 al novembre 2020" è stato di circa $ 316,4 milioni", si legge in un recente rapporto Onu.
Kim Jong-un, da "chairman" a "presidente"
Intanto, i media nordcoreani hanno cambiato il titolo con cui si rivolgono al leader Kim Jong-un: non più chairman ma "president". Il cambio di rotta è stato evidente durante la cerimonia di martedì al Palazzo del Sole di Kumsusan - il mausoleo dove sono contenute le spoglie degli ex dittatori Kim Il-sung e Kim Jong-il, rispettivamente nonno e padre di Kim - per commemorare l'anniversario della nascita del padre, scomparso alla fine del 2011, e a cui Kim è succeduto alla guida della Corea del Nord.
L'agenzia di stampa del regime, la Korean Central News Agency, si è riferita a Kim con il nuovo titolo di "segretario generale" del Partito dei Lavoratori, conseguito al Congresso del partito di gennaio scorso, e con il titolo di "presidente degli Affari Statali", invece che con il tradizionale titolo di "chairman" della Commissione degli Affari Statali, il massimo organo di governo in Corea del Nord.
L'utilizzo del termine inglese "president" sarebbe un modo, secondo gli osservatori sud-coreani citati dall'agenzia Yonhap per cercare di restituire all'estero un'immagine di normalità del Paese più volte sanzionato per i propri programmi di sviluppo di armi nucleari. Inoltre, "president" avrebbe più risonanza di "chairman" a livello internazionale e sarebbe in linea con il titolo usato per indicare i capi di Stato anche in Russia e Cina (e in Occidente). Finora in Corea del Nord il termine "presidente" è tradizionalmente riservato al solo Kim Il-sung, fondatore del Paese, che ha retto per 46 anni, fino alla morte nel 1994.
Riappare in pubblico la moglie
Non è sfuggita alla stampa internazionale, la presenza al Palazzo del Sole, di Ri Sol-ju, moglie del leader nordcoreano, seduta al suo fianco. Non si vedeva da un anno in pubblico. La sua assenza aveva alimentato voci su eventuali problemi di salute o su una potenziale gravidanza. Secondo l'intelligence sudcoreana la sua "sparizione" è stata invece legata ai timori per il Covid, anche se ufficialmente la pandemia non ha toccato il Paese, fermo a zero contagi.
Pyongyang ha imposto rigidissime limitazioni ai movimenti della popolazione e ha chiuso le frontiere subito dopo lo scoppio dell'epidemia in Cina, nel gennaio 2020.