Corea del Nord, tra "Ardua Marcia" e nuovi test nucleari
Il Paese alle prese con la crisi più grande si prepara a celebrare l'anniversario della nascita di Kim Il-sung
I preparativi sono in corso da mesi e prevedono anche festival e concorsi come quello di scrittura e calligrafia che si è svolto regolarmente nel rispetto delle severissime regole anti Covid previste dal Paese che tuttavia non ha ancora confermato la presenza di casi di coronavirus.
Il Giorno del Sole in passato è stato utilizzato anche per celebrare la forza del Paese con lanci di missili e presentazione di nuove armi. L'agenzia Yonhap, citando funzionari anonimi di Seoul, ha riferito che Corea del Sud e Usa credono che il Nord abbia finito di costruire il sottomarino, rivelato ufficialmente nel 2019.
"La Corea del Nord potrebbe testare presto un missile balistico da quel sottomarino dopo la sua cerimonia di lancio", sostengono i funzionari. Si ritiene che Pyongyang abbia lavorato al modello modificato della classe Romeo di era sovietica, costruito presso il cantiere navale di Sinpo, la città portuale sulla costa orientale che ospita la flotta di sottomarini del Nord.
Sarebbe in corso anche la costruzione di un sottomarino più grande, da 3.000 tonnellate, che potrebbe trasportare i missili balistici più avanzati, quali i Pukguksong-4 e Pukguksong-5 rivelati, rispettivamente, nel 2020 e nel 2021 durante una parata militare e una riunione chiave del Partito dei Lavoratori del partito. Il Pukguksong-3, invece, è stato testato a ottobre del 2019.

La scorsa settimana, il sito web 38 North ha affermato che, sulla base delle immagini satellitari esaminate, la Corea del Nord ha spostato una chiatta di prova missilistica sommergibile in una nuova posizione, probabilmente suggerendo un prossimo test missilistico balistico lanciato da sottomarini.
Lo Stato eremita ha testato il suo primo missile balistico lanciato da un sottomarino nel 2015, con Kim che supervisionò le operazioni, mentre l'ultima prova di lancio sottomarino del Pukguksong-3 risale al 2019.
Un rapporto dell'intelligence americana sostiene che Pyongyang potrebbe riprendere i suoi test nucleari quest'anno per costringere Washington al dialogo. "Riteniamo che Kim veda l'arma nucleare come l'ultimo deterrente contro l'intervento straniero e che sia convinto che alla fine otterrà il rispetto della comunità internazionale" se la Corea del Nord diventasse una potenza nucleare, si legge nel documento.
L'"Ardua Marcia"
Quello che è certo è che la Corea del Nord sta attraversando uno dei momenti più bui della sua storia sancito dalle parole dello stesso Kim Jong-un che ha chiesto, in un discorso al termine di una conferenza del Partito dei lavoratori, di "intraprendere un'altra 'Marcia ardua' più difficile per alleviare le difficoltà per il nostro popolo, anche solo un po'". Il riferimento è alla carestia degli anni Novanta quando, secondo le stime, morirono tre milioni di persone.
"Il nostro partito non si aspetta che arrivino improvvisamente opportunità per spianare la strada al nostro popolo e realizzare il grandioso obiettivo e l'ideale di costruire il socialismo e il consumismo", ha detto Kim nel suo discorso rilanciato dall'agenzia Kcna. "Come le mamme che si preoccupano sempre per la vita e la crescita dei figli, che li guidano sulla giusta strada - ha aggiunto - i segretari delle cellule del partito dovrebbero educare con pazienza e guidare i membri con affetto e devozione".
La Corea del Nord, colpita da sanzioni internazionali, ha blindato ancora di più i confini dall'inizio della pandemia di coronavirus e non ha mai confermato neanche un solo contagio. Con le frontiere chiuse, il commercio con la Cina è a uno stallo.
La 'marcia ardua' fu la campagna di propaganda avviata nel 1993 che esortava i nordcoreani a prendere ispirazione dalle difficoltà che il fondatore della dinastia, Kim Il-sung, il nonno di Kim, avrebbe affrontato contro la colonizzazione giapponese: in quel momento si chiedeva di far fronte a una carestia che fu devastante e potrebbe aver causato fino a 3 milioni di morti anche se le stime della Corea del Nord parlano di 220 mila morti, cioè dell’1% dell’intera popolazione nazionale presente prima dello scoppio della carestia.