Corea del Sud. La rivincita dopo 16 anni dei cereali alla cipolla? Una questione di democrazia
La strana storia dei cereali al gusto di cipolla che stracciarono quelli al sapore di cioccolato in un sondaggio del 2004 e furono eletti a simbolo di libertà. Arrivati solo oggi sugli scaffali, sono andati esauriti in poche ore
I sudcoreani hanno atteso 16 lunghi anni per assaporare i cereali dei loro sogni. Questa settimana sono letteralmente spariti dagli scaffali i "Chex" al gusto di "cipollotto", prodotti in edizione limitata da una nota marca di cereali con tanto di pubblicità accattivante e scuse per il ritardo.
Cioccolato o cipollotto?
Le origini di questa storia affondano nel 2014 quando la società lanciò un sondaggio pubblico chiedendo ai consumatori di scegliere tra due nuovi prodotti: uno al cioccolato e l'altro alla cipolla. Certa del responso, aveva già iniziato a produrre il primo gusto, ma a furor di popolo, inspiegabilmente, vinse il secondo. Cereali alla cipolla per colazione? Probabilmente, uno scherzo, una burla da "leoni da tastiera". E su questo assunto, fu dichiarata la vittoria di quelli al cioccolato.
Quello che poteva essere liquidato come un brutto scivolone dell'ufficio del marketing, assunse presto forme ben diverse. I "votanti" gridarono allo scandalo, si appellarono alla correttezza del voto, chiesero ulteriori conteggi delle preferenze. Sono passati 16 anni e i cereali alla cipolla non sono mai usciti di scena e vengono regolarmente ricordati con murales, hashtag come # PrayForChex e meme che descrivono il "cipollotto" come un combattente per la libertà.
"Non ci saremmo mai aspettati che i consumatori fossero così interessati a questo prodotto per oltre 16 anni", ha detto alla Reuters Kim Hee-yeon, portavoce di Kellogg's Korea. "Ogni volta che lanciavamo nuovi cereali, a ogni evento promozionale o intervista, saltava inevitabilmente fuori la questione del gusto alla cipolla". Per capire, l'entità della questione, basti pensare che nei giorni in cui la Corea del Nord faceva saltare in aria l'ufficio di collegamento intercoreano, in rete si parlava solo di... cereali, visto che stavano finalmente per uscire. In televisione uno spot basato sul popolare slogan di Obama Yes we can, ma in versione "cipolla", veniva trasmesso a ripetizione.
I cereali in edizione limitata saranno in vendita per circa tre mesi, ma se la richiesta dovesse aumentare ne saranno prodotti altri.
Una questione di democrazia
"La vicenda dei cereali la dice lunga su come vanno le cose in questo Paese", dice Raphael Rashid, un giornalista freelance di Seoul. "I sudcoreani hanno vissuto anni di dittatura. La vittoria del cioccolato è stata come l'ennesimo sopruso del più forte", spiega Yoon Gunhee, che partecipò al famigerato sondaggio. Aveva 13 o 14 anni e ricorda che molti scelsero il gusto alla cipolla perché sembrava strano e divertente.
Intanto lo spot continua a raccogliere visualizzazioni e i social si riempiono di facce felici pronte al primo assaggio e di foto di ciotole e cucchiai, qualcuno azzarda accostamenti strani e li spolvera sul kimchi.
"Il voto truccato è stata un'esperienza così spiacevole che troverò pace solo dopo averli assaggiati", dice ancora Yoon. Rashid invece se ne è accaparrato una confezione online, ma il sorriso è durato giusto il tempo di un boccone: "Sanno di anelli di cipolla fritti, hanno un sapore artificiale", dice disgustato. Era meglio quando erano chiusi in quel prototipo di scatola verde. Almeno allora, sapevano di democrazia.
Cioccolato o cipollotto?
Le origini di questa storia affondano nel 2014 quando la società lanciò un sondaggio pubblico chiedendo ai consumatori di scegliere tra due nuovi prodotti: uno al cioccolato e l'altro alla cipolla. Certa del responso, aveva già iniziato a produrre il primo gusto, ma a furor di popolo, inspiegabilmente, vinse il secondo. Cereali alla cipolla per colazione? Probabilmente, uno scherzo, una burla da "leoni da tastiera". E su questo assunto, fu dichiarata la vittoria di quelli al cioccolato.
Quello che poteva essere liquidato come un brutto scivolone dell'ufficio del marketing, assunse presto forme ben diverse. I "votanti" gridarono allo scandalo, si appellarono alla correttezza del voto, chiesero ulteriori conteggi delle preferenze. Sono passati 16 anni e i cereali alla cipolla non sono mai usciti di scena e vengono regolarmente ricordati con murales, hashtag come # PrayForChex e meme che descrivono il "cipollotto" come un combattente per la libertà.
"Non ci saremmo mai aspettati che i consumatori fossero così interessati a questo prodotto per oltre 16 anni", ha detto alla Reuters Kim Hee-yeon, portavoce di Kellogg's Korea. "Ogni volta che lanciavamo nuovi cereali, a ogni evento promozionale o intervista, saltava inevitabilmente fuori la questione del gusto alla cipolla". Per capire, l'entità della questione, basti pensare che nei giorni in cui la Corea del Nord faceva saltare in aria l'ufficio di collegamento intercoreano, in rete si parlava solo di... cereali, visto che stavano finalmente per uscire. In televisione uno spot basato sul popolare slogan di Obama Yes we can, ma in versione "cipolla", veniva trasmesso a ripetizione.
I cereali in edizione limitata saranno in vendita per circa tre mesi, ma se la richiesta dovesse aumentare ne saranno prodotti altri.
Una questione di democrazia
"La vicenda dei cereali la dice lunga su come vanno le cose in questo Paese", dice Raphael Rashid, un giornalista freelance di Seoul. "I sudcoreani hanno vissuto anni di dittatura. La vittoria del cioccolato è stata come l'ennesimo sopruso del più forte", spiega Yoon Gunhee, che partecipò al famigerato sondaggio. Aveva 13 o 14 anni e ricorda che molti scelsero il gusto alla cipolla perché sembrava strano e divertente.
Intanto lo spot continua a raccogliere visualizzazioni e i social si riempiono di facce felici pronte al primo assaggio e di foto di ciotole e cucchiai, qualcuno azzarda accostamenti strani e li spolvera sul kimchi.
"Il voto truccato è stata un'esperienza così spiacevole che troverò pace solo dopo averli assaggiati", dice ancora Yoon. Rashid invece se ne è accaparrato una confezione online, ma il sorriso è durato giusto il tempo di un boccone: "Sanno di anelli di cipolla fritti, hanno un sapore artificiale", dice disgustato. Era meglio quando erano chiusi in quel prototipo di scatola verde. Almeno allora, sapevano di democrazia.