Coronavirus, 17 mila matrimoni annullati. Dubbi e incertezze rimandano i sì e il settore è in crisi
Attorno ai fiori d'arancio, in Italia, girano decine e decine di miliardi di euro e centinaia di lavoratori. Le soluzioni di New York e Wuhan
Con mascherina e bouquet, gli sposi prendono posto. A due metri di distanza i testimoni e, alle spalle, il vuoto. Non ci sono gli invitati ai matrimoni celebrati in tempio di coronavirus. E non ci sono i baci, gli abbracci con i parenti e neanche la luna di miele, almeno per il momento. Così in tanti hanno deciso di rinunciare e rimandare al 2021 o sono stati costretti a farlo per le misure imposte dal "lockdown".
In Italia sono 17 mila i matrimoni annullati tra marzo e aprile, altri 50 mila sono in forse per maggio e giugno. Una perdita stimata in 26 miliardi, un calo dei ricavi dell'80-100% come sottolineato da Assoeventi, associazione di Confindustria del settore. Il tema è serio visto che il giro dei matrimoni in Italia è un business di circa 40 miliardi di euro l'anno, tra abiti, arredi, bomboniere, fiori.
"Un intero settore in ginocchio", afferma la wedding planner pescarese Simonetta Quieti, che aggiunge: "In molti stanno rinviando al 2021, sarà l'anno dei matrimoni infrasettimanali e invernali". "È tutto l'indotto a essere in fortissima crisi: wedding planner, fotografi, operatori video, fioristi, musicisti, ristoranti e strutture che lavorano solo sui matrimoni, negozi di bomboniere, tipografie, negozi di abiti da sposa - sottolinea Quieti - È tutto fermo. La cosa che succederà è che verranno spostati tutti nel 2021, anno in cui ci saranno tantissimi matrimoni. Chi si doveva sposare nel 2020, lo farà l'anno prossimo, in un giorno infrasettimanale o in un periodo dell'anno in cui generalmente non ci si sposa, perché ovviamente la maggior parte delle date era già impegnata".
"La difficoltà per gli sposi e per i wedding planner - aggiunge l'esperta - al momento è quella di riuscire a trovare una nuova data in cui tutti i fornitori siano disponibili. Il nostro lavoro, attualmente, è proprio quello di cercare di raccordare tutte le figure coinvolte. La situazione, però, è difficile. Ci sono fotografi che hanno chiuso la partita Iva e non sanno se la riapriranno. Io cerco di rassicurare gli sposi, ma c'è il rischio concreto che in alcuni casi si perdano i soldi già anticipati".
"Qualcuno che doveva sposarsi tra maggio e giugno sta provando a spostare a settembre o a ottobre, ma io sono convinta che di fare matrimoni tradizionali per ora non se ne parli, perché un banchetto, così come lo conosciamo, con centinaia di persone, è di fatto un assembramento".
Nozze senza invitati
Non manca chi decide di sposarsi comunque, ma sostanzialmente in forma privata. Anche perché, ad esempio, i matrimoni in chiesa non sono vietati per l'emergenza coronavirus, come ha ricordato la diocesi di Acireale: "In ottemperanza a quanto attualmente prescritto dalle autorità governative, le celebrazioni dei matrimoni non sono vietate in sé, purché il rito si svolga alla sola presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni e siano rispettate le prescrizioni sulle distanze tra i partecipanti". Insomma non c'è per chi si sposa il rinvio d'ufficio stabilito per le celebrazioni delle "prime comunioni e delle cresime in calendario fino al 30 settembre".
I numeri del settore
Molte aziende rischiano di finire sul lastrico e tra i singoli addetti ai lavori, in molti si chiedono cosa fare da qui a sei mesi per non chiudere l'attività. Come lo stilista napoletano Gianni Molaro che "a partire dal mese di aprile fino a dicembre, aveva 200 matrimoni su cui lavorare per gli abiti, tutti ora drammaticamente in sospeso". Molaro che da sette anni è presente con i suoi tutorial sugli abiti nuziali su Rai2 nel programma televisivo Detto Fatto aggiunge: "Il governo sta progettando la ripartenza di alcune produzioni - incalza Molaro - ma dovrebbe anche trovare soluzioni adesso, dare linee guida, per permettere alle coppie di sposarsi anche tra qualche mese".
"Io voglio solo ricordare che i mobilifici, nell'anno 2018, hanno fatturato 7,5 miliardi, di cui 4 miliardi in Italia, ma va considerato che il 90% dell'arredamento viene acquistato da future coppie di sposi. Sempre nel 2018 - prosegue - i fiorai italiani hanno fatturato 5 miliardi, provenienti per la maggior parte dai 196 mila matrimoni celebrati. Ma non solo, i matrimoni da sempre rappresentano un indotto a cui collaborano numerose altre maestranze. Esistono 700 aziende italiane, tra piccole e medie, che producono bomboniere, con circa 6000 punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale, con un fatturato di circa 800 milioni di euro, con un'occupazione a circa 30 mila persone. Mentre i fotografi fatturano, ogni anno, circa 400 milioni di euro, unicamente grazie al settore wedding".
"Attorno ai fiori d'arancio, in Italia, girano decine e decine di miliardi di euro e centinaia di lavoratori. Basti pensare all'edilizia con idraulici, elettricisti, fabbri , falegnami, imbianchini, e l'intera filiera di produzione delle materie prime. E i viaggi di nozze? - chiede lo stilista - sono bloccati ma si potrebbero veicolare, in buona parte, nel nostro paese. E potremmo aiutare il settore turistico per quest'anno". "O ancora, vogliamo parlare del comparto gioielleria? - continua lo stilista - ci sono poi estetisti e parrucchieri, che fatturano in gran parte per i matrimoni. Aggiungo infine tutti coloro che si occupano di noleggio autovetture, stampa delle partecipazioni, musica per l'intrattenimento, società di animazione, e infine, ma non ultimo, il mondo della moda cerimonia, che in Italia ha svariati miliardi di fatturato. Poi ci siamo noi, produttori di abiti da sposa e cerimonia - conclude Molaro - che al Governo chiediamo solo direttive certe per coloro che sono in procinto di sposarsi e per tutti gli operatori del comparto".
Sposarsi (online) nella Grande Mela
Non ci sono più scuse in America per non pronunciare il fatidico sì, neanche all'epoca del coronavirus: il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo ha firmato un'ordinanza che, per la prima volta da quando gli uffici comunali sono stati chiusi il 22 marzo per il lockdown, autorizza a celebrare i matrimoni online. Cuomo ha dato il permesso ai fidanzati di richiedere la licenza sul web e ai funzionari comunali di celebrare le nozze su Zoom, ha annunciato Melissa De Rosa, l'assistente del governatore. "Non ci sono scuse se ci si vuole sposare. Lo puoi fare su Zoom. Sì o no?", ha detto Cuomo, il cui matrimonio 30 anni fa con Kerry Kennedy fu salutato come l'unione di due dinastie (lei era figlia di RFK) ma finì in un tempestoso divorzio 15 anni e tre figlie dopo.
Finora le licenze nuziali dovevano essere chieste di persona in comune. L'ordinanza consente adesso di ottenerle "utilizzando tecnologia video-audio in diretta" (non valgono le registrazioni). Sempre su Zoom sarà possibile celebrare le nozze interagendo con il funzionario competente. La questione non è banale anche se, ha scherzato Cuomo, in condizioni di coabitazione forzata come quella imposta dal lockdown "sono i divorzi che aumentano, mentre i matrimoni calano". Negli Usa in scacco per il coronavirus, oltre 22 milioni di persone hanno perso il lavoro (almeno mezzo milione nella città di New York) e, con il posto, se ne sono andati i benefit, tra cui l'assicurazione sanitaria. Per molti il matrimonio offre l'unica chance di ottenere la mutua del futuro consorte, ancor più cruciale in tempi di pandemia visti i costi astronomici della sanità negli Usa.
Sposarsi a Wuhan
Ricominciano i matrimoni a Wuhan, città cinese che fu a gennaio l'epicentro del coronavirus. Non ci sono più però le cerimonie di una volta e il rito è stato molto semplificato. Gli uffici di registrazione delle nozze di Wuhan hanno ripreso a operare il 3 aprile e hanno iniziato a ricevere i primi gruppi di sposi. I richiedenti devono effettuare una prenotazione con due giorni lavorativi di anticipo e prenotare diverse fasce orarie per evitare code o folle. Prima di entrare, gli sposi sono obbligati a presentare i codici sanitari, indossare guanti usa e getta, sottoporsi al controllo della temperatura con un dispositivo di riconoscimento facciale e disinfettare le scarpe.
In Italia sono 17 mila i matrimoni annullati tra marzo e aprile, altri 50 mila sono in forse per maggio e giugno. Una perdita stimata in 26 miliardi, un calo dei ricavi dell'80-100% come sottolineato da Assoeventi, associazione di Confindustria del settore. Il tema è serio visto che il giro dei matrimoni in Italia è un business di circa 40 miliardi di euro l'anno, tra abiti, arredi, bomboniere, fiori.
"Un intero settore in ginocchio", afferma la wedding planner pescarese Simonetta Quieti, che aggiunge: "In molti stanno rinviando al 2021, sarà l'anno dei matrimoni infrasettimanali e invernali". "È tutto l'indotto a essere in fortissima crisi: wedding planner, fotografi, operatori video, fioristi, musicisti, ristoranti e strutture che lavorano solo sui matrimoni, negozi di bomboniere, tipografie, negozi di abiti da sposa - sottolinea Quieti - È tutto fermo. La cosa che succederà è che verranno spostati tutti nel 2021, anno in cui ci saranno tantissimi matrimoni. Chi si doveva sposare nel 2020, lo farà l'anno prossimo, in un giorno infrasettimanale o in un periodo dell'anno in cui generalmente non ci si sposa, perché ovviamente la maggior parte delle date era già impegnata".
"La difficoltà per gli sposi e per i wedding planner - aggiunge l'esperta - al momento è quella di riuscire a trovare una nuova data in cui tutti i fornitori siano disponibili. Il nostro lavoro, attualmente, è proprio quello di cercare di raccordare tutte le figure coinvolte. La situazione, però, è difficile. Ci sono fotografi che hanno chiuso la partita Iva e non sanno se la riapriranno. Io cerco di rassicurare gli sposi, ma c'è il rischio concreto che in alcuni casi si perdano i soldi già anticipati".
"Qualcuno che doveva sposarsi tra maggio e giugno sta provando a spostare a settembre o a ottobre, ma io sono convinta che di fare matrimoni tradizionali per ora non se ne parli, perché un banchetto, così come lo conosciamo, con centinaia di persone, è di fatto un assembramento".
Nozze senza invitati
Non manca chi decide di sposarsi comunque, ma sostanzialmente in forma privata. Anche perché, ad esempio, i matrimoni in chiesa non sono vietati per l'emergenza coronavirus, come ha ricordato la diocesi di Acireale: "In ottemperanza a quanto attualmente prescritto dalle autorità governative, le celebrazioni dei matrimoni non sono vietate in sé, purché il rito si svolga alla sola presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni e siano rispettate le prescrizioni sulle distanze tra i partecipanti". Insomma non c'è per chi si sposa il rinvio d'ufficio stabilito per le celebrazioni delle "prime comunioni e delle cresime in calendario fino al 30 settembre".
I numeri del settore
Molte aziende rischiano di finire sul lastrico e tra i singoli addetti ai lavori, in molti si chiedono cosa fare da qui a sei mesi per non chiudere l'attività. Come lo stilista napoletano Gianni Molaro che "a partire dal mese di aprile fino a dicembre, aveva 200 matrimoni su cui lavorare per gli abiti, tutti ora drammaticamente in sospeso". Molaro che da sette anni è presente con i suoi tutorial sugli abiti nuziali su Rai2 nel programma televisivo Detto Fatto aggiunge: "Il governo sta progettando la ripartenza di alcune produzioni - incalza Molaro - ma dovrebbe anche trovare soluzioni adesso, dare linee guida, per permettere alle coppie di sposarsi anche tra qualche mese".
"Io voglio solo ricordare che i mobilifici, nell'anno 2018, hanno fatturato 7,5 miliardi, di cui 4 miliardi in Italia, ma va considerato che il 90% dell'arredamento viene acquistato da future coppie di sposi. Sempre nel 2018 - prosegue - i fiorai italiani hanno fatturato 5 miliardi, provenienti per la maggior parte dai 196 mila matrimoni celebrati. Ma non solo, i matrimoni da sempre rappresentano un indotto a cui collaborano numerose altre maestranze. Esistono 700 aziende italiane, tra piccole e medie, che producono bomboniere, con circa 6000 punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale, con un fatturato di circa 800 milioni di euro, con un'occupazione a circa 30 mila persone. Mentre i fotografi fatturano, ogni anno, circa 400 milioni di euro, unicamente grazie al settore wedding".
"Attorno ai fiori d'arancio, in Italia, girano decine e decine di miliardi di euro e centinaia di lavoratori. Basti pensare all'edilizia con idraulici, elettricisti, fabbri , falegnami, imbianchini, e l'intera filiera di produzione delle materie prime. E i viaggi di nozze? - chiede lo stilista - sono bloccati ma si potrebbero veicolare, in buona parte, nel nostro paese. E potremmo aiutare il settore turistico per quest'anno". "O ancora, vogliamo parlare del comparto gioielleria? - continua lo stilista - ci sono poi estetisti e parrucchieri, che fatturano in gran parte per i matrimoni. Aggiungo infine tutti coloro che si occupano di noleggio autovetture, stampa delle partecipazioni, musica per l'intrattenimento, società di animazione, e infine, ma non ultimo, il mondo della moda cerimonia, che in Italia ha svariati miliardi di fatturato. Poi ci siamo noi, produttori di abiti da sposa e cerimonia - conclude Molaro - che al Governo chiediamo solo direttive certe per coloro che sono in procinto di sposarsi e per tutti gli operatori del comparto".
Sposarsi (online) nella Grande Mela
Non ci sono più scuse in America per non pronunciare il fatidico sì, neanche all'epoca del coronavirus: il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo ha firmato un'ordinanza che, per la prima volta da quando gli uffici comunali sono stati chiusi il 22 marzo per il lockdown, autorizza a celebrare i matrimoni online. Cuomo ha dato il permesso ai fidanzati di richiedere la licenza sul web e ai funzionari comunali di celebrare le nozze su Zoom, ha annunciato Melissa De Rosa, l'assistente del governatore. "Non ci sono scuse se ci si vuole sposare. Lo puoi fare su Zoom. Sì o no?", ha detto Cuomo, il cui matrimonio 30 anni fa con Kerry Kennedy fu salutato come l'unione di due dinastie (lei era figlia di RFK) ma finì in un tempestoso divorzio 15 anni e tre figlie dopo.
Finora le licenze nuziali dovevano essere chieste di persona in comune. L'ordinanza consente adesso di ottenerle "utilizzando tecnologia video-audio in diretta" (non valgono le registrazioni). Sempre su Zoom sarà possibile celebrare le nozze interagendo con il funzionario competente. La questione non è banale anche se, ha scherzato Cuomo, in condizioni di coabitazione forzata come quella imposta dal lockdown "sono i divorzi che aumentano, mentre i matrimoni calano". Negli Usa in scacco per il coronavirus, oltre 22 milioni di persone hanno perso il lavoro (almeno mezzo milione nella città di New York) e, con il posto, se ne sono andati i benefit, tra cui l'assicurazione sanitaria. Per molti il matrimonio offre l'unica chance di ottenere la mutua del futuro consorte, ancor più cruciale in tempi di pandemia visti i costi astronomici della sanità negli Usa.
Sposarsi a Wuhan
Ricominciano i matrimoni a Wuhan, città cinese che fu a gennaio l'epicentro del coronavirus. Non ci sono più però le cerimonie di una volta e il rito è stato molto semplificato. Gli uffici di registrazione delle nozze di Wuhan hanno ripreso a operare il 3 aprile e hanno iniziato a ricevere i primi gruppi di sposi. I richiedenti devono effettuare una prenotazione con due giorni lavorativi di anticipo e prenotare diverse fasce orarie per evitare code o folle. Prima di entrare, gli sposi sono obbligati a presentare i codici sanitari, indossare guanti usa e getta, sottoporsi al controllo della temperatura con un dispositivo di riconoscimento facciale e disinfettare le scarpe.