Coronavirus, l'India è il terzo paese più colpito dopo Stati Uniti e Brasile: oltre 800 mila casi
Aumento esponenziale dei contagi nel Paese che ha un ruolo critico nella gestione globale della pandemia con sette vaccini in corso di sperimentazione e che è il secondo fornitore di dispositivi di protezione individuale dopo la Cina
In sole tre settimane, l'India è passata da essere il sesto paese più colpito al mondo dal coronavirus al terzo, secondo i dati della Johns Hopkins University. Il fragile sistema sanitario indiano è stato rafforzato durante il rigoroso periodo di lockdown, ma potrebbe essere sopraffatto da un aumento esponenziale dei contagi.
L'India ha contato sinora oltre 800 mila casi positivi e più di 21.600 morti, ma i numeri raddoppiano ogni tre settimane. Sta facendo oltre 250.000 tamponi ogni giorno, ma gli esperti dicono che non basta per un paese di quasi 1,4 miliardi di persone. "Parlare del picco non ha senso, perché qui in India avremo una serie di picchi", spiega la dottoressa Anant Bhan, ricercatrice di bioetica, che ritiene che è difficile verificare il bilancio reale dei contagi.
Impossibile conoscere il bilancio reale
Il Ministero della Sanità ha detto giovedì che l'India stava facendo "relativamente bene" indicando la cifra di 13 morti per 1 milione di persone, rispetto ai circa 400 negli Stati Uniti e 320 in Brasile. Ma conoscere il bilancio reale in India è "assolutamente impossibile'' perché "non esiste alcun meccanismo di segnalazione nella maggior parte dei luoghi per qualsiasi tipo di morte", dice il dottor Jayaprakash Muliyil, epidemiologo presso il Christian Medical College di Vellore e consulente del governo. I dati ufficiali mostrano che il 43% delle persone decedute per coronavirus aveva un'età compresa tra i 30 e i 60 anni, ma la ricerca a livello globale indica che la malattia è particolarmente fatale per gli anziani, suggerendo a Muliyil che molti decessi virali tra gli anziani indiani ''non siano stati presi in considerazione" o "comunque non conteggiati".
In India, la salute pubblica è gestita a livello statale, e alcuni stati sono riusciti meglio di altri. Il Kerala, dove sono stati segnalati i primi tre casi di virus in India, è considerato un "modello". Ha isolato i pazienti in anticipo, ha rintracciato e messo in quarantena i contatti e fatto test di massa. Al contrario, Delhi, lo stato che comprende la capitale nazionale, è stato fortemente criticato per una gestione considerata troppo superficiale. Si allestiscono nuovi reparti ma mancano operatori sanitari addestrati ed esperti. Secondo Jishnu Das, professore di economia alla Georgetown University, non esiste un "coordinamento centrale'' che consenta di spostare il personale sanitario da uno stato a un altro, ad esempio.
Il ruolo dell'India nella lotta globale al Covid-19
L'India ha sette vaccini in varie fasi della sperimentazione clinica, incluso uno di Bharat Biotech che il Consiglio indiano sulla ricerca medica considera molto promettente. Quello che è certo è che il paese svolgerà un ruolo critico nella gestione globale della pandemia. Il Serum Institute of India della città di Pune è il più grande produttore di vaccini al mondo. Il Paese produce inoltre 1.000 ventilatori e 600.000 kit di dispositivi di protezione individuale al giorno, rendendolo il secondo fornitore più grande al mondo dopo la Cina.
L'economia indiana è ripartita
Anche se lo spazio aereo indiano rimane chiuso alle compagnie commerciali straniere, in India l'economia è in gran parte già ripartita. L'attività dei consumatori è rimbalzata ai livelli pre-pandemici, gli operai che sono fuggiti dalle città quando l'India ha imposto il lockdown lo scorso 24 marzo stanno tornando, allettati, in alcuni casi, dai datori di lavoro che offrono vitto e alloggio gratuiti. Il premier Narendra Modi ha sfruttato la crisi sanitaria insieme a una situazione di stallo militare con la Cina per via delle controversie su una zona di confine per lanciare l'idea di "India autosufficiente".
Ma i numeri non sono per adesso dalla sua parte: l'India, terzo paese più colpito al mondo dalla pandemia di coronavirus, ha raddoppiato i contagi in 3 settimane superando gli 820 mila casi registrati ufficialmente. Il 10 luglio il numero di nuovi casi ha raggiunto un nuovo record, superando i 27 mila, mentre i 520 decessi delle ultime 24 ore rappresentano il secondo massimo giornaliero dall'inizio della pandemia.
La situazione in Brasile
Il Brasile ha superato la soglia dei 70 mila morti per Covid-19. I decessi sono stati 70.398 mentre i contagi sono arrivati a 1 milione e 800 mila con 41.724 nuovi casi nelle ultime 24 ore e 1.144 morti. Lo rende noto la Conass, il Consiglio nazionale di Sanità.
Gli Stati Uniti, paese più colpito del mondo
Nuovo record negli Stati Uniti per il numero di casi giornalieri di coronavirus: nelle ultime 24 ore sono stati registrati oltre 66.600 contagi, secondo quanto riferito dalla Johns Hopkins University. Nell'ultimo rilevamento il Paese ha registrato altri 66.627 nuovi casi di Covid-19: appena il giorno prima era stato raggiunto il precedente record di 63.200.
Altri 802 pazienti sono morti nel periodo indicato, mentre il giorno precedente erano stati meno di 990. Nel complesso, gli Stati Uniti hanno 3,1 milioni di casi cumulativi. Oltre 983mila persone sono guarite, mentre oltre 134mila hanno perso la vita.
L'India ha contato sinora oltre 800 mila casi positivi e più di 21.600 morti, ma i numeri raddoppiano ogni tre settimane. Sta facendo oltre 250.000 tamponi ogni giorno, ma gli esperti dicono che non basta per un paese di quasi 1,4 miliardi di persone. "Parlare del picco non ha senso, perché qui in India avremo una serie di picchi", spiega la dottoressa Anant Bhan, ricercatrice di bioetica, che ritiene che è difficile verificare il bilancio reale dei contagi.
Impossibile conoscere il bilancio reale
Il Ministero della Sanità ha detto giovedì che l'India stava facendo "relativamente bene" indicando la cifra di 13 morti per 1 milione di persone, rispetto ai circa 400 negli Stati Uniti e 320 in Brasile. Ma conoscere il bilancio reale in India è "assolutamente impossibile'' perché "non esiste alcun meccanismo di segnalazione nella maggior parte dei luoghi per qualsiasi tipo di morte", dice il dottor Jayaprakash Muliyil, epidemiologo presso il Christian Medical College di Vellore e consulente del governo. I dati ufficiali mostrano che il 43% delle persone decedute per coronavirus aveva un'età compresa tra i 30 e i 60 anni, ma la ricerca a livello globale indica che la malattia è particolarmente fatale per gli anziani, suggerendo a Muliyil che molti decessi virali tra gli anziani indiani ''non siano stati presi in considerazione" o "comunque non conteggiati".
In India, la salute pubblica è gestita a livello statale, e alcuni stati sono riusciti meglio di altri. Il Kerala, dove sono stati segnalati i primi tre casi di virus in India, è considerato un "modello". Ha isolato i pazienti in anticipo, ha rintracciato e messo in quarantena i contatti e fatto test di massa. Al contrario, Delhi, lo stato che comprende la capitale nazionale, è stato fortemente criticato per una gestione considerata troppo superficiale. Si allestiscono nuovi reparti ma mancano operatori sanitari addestrati ed esperti. Secondo Jishnu Das, professore di economia alla Georgetown University, non esiste un "coordinamento centrale'' che consenta di spostare il personale sanitario da uno stato a un altro, ad esempio.
Il ruolo dell'India nella lotta globale al Covid-19
L'India ha sette vaccini in varie fasi della sperimentazione clinica, incluso uno di Bharat Biotech che il Consiglio indiano sulla ricerca medica considera molto promettente. Quello che è certo è che il paese svolgerà un ruolo critico nella gestione globale della pandemia. Il Serum Institute of India della città di Pune è il più grande produttore di vaccini al mondo. Il Paese produce inoltre 1.000 ventilatori e 600.000 kit di dispositivi di protezione individuale al giorno, rendendolo il secondo fornitore più grande al mondo dopo la Cina.
L'economia indiana è ripartita
Anche se lo spazio aereo indiano rimane chiuso alle compagnie commerciali straniere, in India l'economia è in gran parte già ripartita. L'attività dei consumatori è rimbalzata ai livelli pre-pandemici, gli operai che sono fuggiti dalle città quando l'India ha imposto il lockdown lo scorso 24 marzo stanno tornando, allettati, in alcuni casi, dai datori di lavoro che offrono vitto e alloggio gratuiti. Il premier Narendra Modi ha sfruttato la crisi sanitaria insieme a una situazione di stallo militare con la Cina per via delle controversie su una zona di confine per lanciare l'idea di "India autosufficiente".
Ma i numeri non sono per adesso dalla sua parte: l'India, terzo paese più colpito al mondo dalla pandemia di coronavirus, ha raddoppiato i contagi in 3 settimane superando gli 820 mila casi registrati ufficialmente. Il 10 luglio il numero di nuovi casi ha raggiunto un nuovo record, superando i 27 mila, mentre i 520 decessi delle ultime 24 ore rappresentano il secondo massimo giornaliero dall'inizio della pandemia.
La situazione in Brasile
Il Brasile ha superato la soglia dei 70 mila morti per Covid-19. I decessi sono stati 70.398 mentre i contagi sono arrivati a 1 milione e 800 mila con 41.724 nuovi casi nelle ultime 24 ore e 1.144 morti. Lo rende noto la Conass, il Consiglio nazionale di Sanità.
Gli Stati Uniti, paese più colpito del mondo
Nuovo record negli Stati Uniti per il numero di casi giornalieri di coronavirus: nelle ultime 24 ore sono stati registrati oltre 66.600 contagi, secondo quanto riferito dalla Johns Hopkins University. Nell'ultimo rilevamento il Paese ha registrato altri 66.627 nuovi casi di Covid-19: appena il giorno prima era stato raggiunto il precedente record di 63.200.
Altri 802 pazienti sono morti nel periodo indicato, mentre il giorno precedente erano stati meno di 990. Nel complesso, gli Stati Uniti hanno 3,1 milioni di casi cumulativi. Oltre 983mila persone sono guarite, mentre oltre 134mila hanno perso la vita.