Coronavirus. La variante brasiliana fa paura, ospedali di Manaus al collasso
Gli ospedali della città brasiliana di Manaus sono al collasso: travolti da un'ondata di pazienti di coronavirus hanno praticamente finito le scorte di ossigeno. La capitale dello stato di Amazonas ha assistito a un balzo di contagi e decessi, che sarebbe attribuibile a una nuova variante del virus, più contagiosa.
È stata la variante brasiliana a convincere il Regno unito a vietare i voli dal Sudamerica, Portogallo e Capo Verde. Intanto il Giappone ha reso noto che veri passeggeri in arrivo dall'Amazzonia sono infettati dal nuovo ceppo di coronavirus. Felipe Naveca, vicedirettore della fondazione pubblica Oswaldo Cruz, ha detto che la variante brasiliana si è evoluta separatamente da quelle inglese e sudafricana e che mostra alcune caratteristiche simili: "Alcune di queste mutazioni sono legate a una maggiore trasmissibilità e questo preoccupa" ha detto.
A Manaus i sanitari avvertono che "molte persone" potrebbero morire per la mancanza di forniture e assistenza. Lo stato di Amazonas è stato colpito duramente nella prima fase della pandemia e ora è l'epicentro di una seconda ondata. Gli operatori sanitari hanno avvertito che "molte persone" potrebbero morire per mancanza di assistenza. Secondo Jessem Orellana, dell'istituto di ricerca scientifica Fiocruz-Amazonia, alcuni ospedali in città sono letteralmente "rimasti senza ossigeno" e alcuni centri sono diventati "una sorta di camera di soffocamento".
Il quotidiano Folha de Sao Paulo descrive scene in cui i sanitari sono costretti a ventilare a mano i pazienti per tenerli in vita. In un video molto condiviso un'infermiera chiede aiuto alla rete: "Siamo in uno stato tremendo. L'ossigeno è finito in tutto il reparto oggi. Non c'è ossigeno e molti stanno morendo. Se qualcuno ha ossigeno per favore lo porti alla clinica. Molti stanno morendo". Il governatore dello stato Wilson Lima ha parlato del "momento più critico della pandemia" e imposto un coprifuoco alle 19 locali.
Non ci sono più letti in ospedale e loculi nei cimiteri, emergenza nello stato di Manaus
Decine di pazienti affetti da COVID-19 e ospedalizzati nella più grande città della regione amazzonica saranno trasferiti fuori dallo Stato per alleviare il peso sul sistema sanitario locale al collasso, con le scorte di ossigeno che scarseggiano. Il 5 gennaio scorso lo Stato di Manaus ha dichiarato uno stato di emergenza di 180 giorni a causa della nuova ondata di casi di coronavirus. Il coprifuoco a Manaus stata annunciato dal governatore dello Stato di Amazonas, Wilson Lima, il quale ha ammesso che, oltre al fatto che gli ospedali non hanno più posto e i cimiteri sono senza più loculi, la capitale regionale deve fronteggiare una drammatica carenza di bombole di ossigeno per i ricoverati attaccati alle macchine.
Brasile, uno degli epicentri mondiali della pandemia
Il gigante latinoamericano, con i suoi 210 milioni di abitanti, è uno degli epicentri mondiali della pandemia. Oltre 207mila persone sono morte di coronavirus in Brasile, il secondo Paese con il maggior numero di morti al mondo dopo gli Stati Uniti, il terzo con il maggior numero di casi dopo Usa e India. Nelle ultime ore si sono registrati 1.131 nuovi decessi , terzo giorno consecutivo a più di mille morti giornalieri. Giovedì è stato il settimo giorno negli ultimi dieci in cui il bilancio delle vittime giornaliere ha superato le mille unità.
Di fronte all'aggravarsi della pandemia, il ministro della Salute, generale Eduardo Pazuello, ha annunciato giovedì davanti a circa 130 sindaci che la campagna di vaccinazione inizierà finalmente mercoledì prossimo, il 20 gennaio. Il governo era stato molto criticato per non aver annunciato finora una data per l'inizio della campagna di immunizzazione; tuttavia l'inizio delle operazioni è ancora subordinato all'autorizzazione da parte dell'Agenzia Nazionale di Sorveglianza Sanitaria degli unici due vaccini i cui laboratori hanno avviato i processi di registrazione dei propri prodotti nel Paese: il
vaccino sviluppato dall'azienda farmaceutica cinese Sinovac e quello prodotto insieme dall'anglo-svedese Astrazeneca insieme a Oxford University.
Le accuse di Human Rights Watch: Bolsonaro ha sabotato le misure di contenimento del virus
L'organizzazione statunitense Human Rights Watch, nel suo rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nel mondo, ha criticato duramente il comportamento del presidente brasiliano Jair Bolsonaro durante la crisi dovuta alla pandemia di coronavirus. L'organizzazione sostiene che Bolsonaro ha "cercato di sabotare gli sforzi fatti per frenare la diffusione del covid-19 in Brasile, e ha applicato altre politiche che minano i diritti umani", si legge nel documento pubblicato lo scorso mercoledì. I ricercatori della Ong hanno posto enfasi in particolare nei tentativi del presidente brasiliano di obbligare i governatori a sospendere o ammorbidire le misure imposte nei diversi stati contro quella che lo stesso Bolsonaro ha definito una "influenzina".
Bolsonaro "si è rifiutato di prendere misure per proteggere se stesso e le persone che lo circondavano, ha diffuso informazione ingannevole e ha cercato di impedire che gli stati imponessero norme di distanza sociale. La sua amministrazione ha cercato di nascondere al pubblico i dati del covid-19. Ha licenziato il suo ministro della sanità perché difendeva le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Salute, e il ministro che l'ha sostituito ha rinunciato di fronte alla difesa da parte del presidente di un farmaco non collaudato per il trattamento del covid-19", dice il rapporto intorno alla polemica sulla raccomandazione di uso della clorochina da parte del governo brasiliano.