Coronavirus nel mondo, 55 milioni di casi. Corea del Sud inasprisce misure anti Covid
L'Europa, come gli Stati Uniti, sta affrontando la più violenta recrudescenza del virus. Le speranze del mondo sono riposte nell'imminente entrata di scena dei vaccini
55.021.938. È questa l'impressionante cifra relativa ai contagi totali diagnosticati nel mondo dalla comparsa del Covid-19 secondo la Johns Hopkins University. Le vittime del nuovo coronavirus sono invece almeno 1.327.228.
Il paese a presentare il bilancio più pesante restano gli Stati Uniti con più di 11,2 milioni di contagi e 247.202 vittime. La zona che registra più vittime è quella di New York con quasi 15mila decessi (14.774) tra Kings e Queens, seguita da Los Angeles a 7.269 morti: sempre nella Grande Mela, il solo quartiere del Bronx fa registrare 5.020 decessi.
Relativamente ai decessi, figura poi il Brasile giunto a contare 166.014 morti e quasi 5,9 milioni di contagi. Lo stato di San Paolo è finora il più colpito dalla pandemia.
Lo stato amazzonico viene però superato sul fronte delle infezioni totali dall'India che ne totalizza ben 8,8 milioni (di cui 130.503 rivelatesi fatali). I numeri sono ancora in calo: 29.164 casi di coronavirus. Negli ultimi 10 giorni, ci sono sempre stati meno di 50 mila nuovi casi giornalieri. A Nuova Delhi, invece, c'è ancora preoccupazione per il numero delle nuove infezioni: la città ha segnalato 3.797 nuovi casi di coronavirus e 99 decessi nelle ultime 24 ore.
La Corea del Sud, intanto, inasprisce le misure sul distanziamento sociale nella grande area di Seul e in alcune parti della provincia orientale di Gangwon per cercare di arginare la recrudescenza del coronavirus. L'annuncio arriva in un momento i cui i casi sono rimasti sopra la soglia dei 200 giornalieri per quattro giorni consecutivi. Il Paese ha registrato un costante aumento delle infezioni da quando il mese scorso ha allentato le sue linee guida di distanziamento sociale. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 230 casi di Covid-19, portando il totale a 28.998 dall'inizio della pandemia, inclusi 494 decessi. Il ministro della Salute, Park Neung-hoo, ha fatto sapere che è necessaria una stretta sul distanziamento per due settimane per prevenire la diffusione del virus in tutto il Paese. In base alle nuove misure, in vigore da giovedì, nelle aree interessate saranno vietati i raduni di più di 100 persone per manifestazioni, festival, concerti ed eventi accademici. Nei teatri, ai concerti e nelle biblioteche, le persone si dovranno sedere ad almeno un posto di distanza l'uno dall'altro, mentre il pubblico agli eventi sportivi sarà limitato al 30% della capienza dello stadio. Le nuove regole vietano anche di ballare e di spostarsi sui posti degli altri nei nightclub e altre strutture di intrattenimento ad alto rischio, e di bere e mangiare nelle sale karaoke e nelle sale da concerto.
Non ci sono notizie di casi, invece, dalla Corea del Nord. Il leader Kim Jong Un, riapparso in pubblico dopo quasi un mese di assenza per partecipare ad una riunione della direzione del Partito dei Lavoratori, ha ribadito la necessità "di restare in stato di massima allerta e intensificare il lavoro contro la pandemia".
In Giappone cresce la pressione per reimporre lo stato d'emergenza alla luce dell'impennata di casi di coronavirus registrati negli ultimi giorni (sabato sono stati 1.722), in particolare nell'isola settentrionale di Hokkaido e nelle prefetture occidentali di Hyogo e Osaka. Le autorità di Hokkaido hanno fatto sapere che chiederanno agli abitanti di restare a casa, dopo che nelle ultime 24 ore sono stati segnalati 189 nuovi contagi. In tutto finora sono stati 119.300 i positivi al Covid e oltre 1.900 i morti.
Record di casi anche in Iran. Secondo la portavoce del ministero della Salute di Teheran, Sima Lari, nelle ultime 24 ore si sono contate 13.352 infezioni (circa 300 in più di ieri) e 482 vittime. I nuovi dati portano a quasi 790mila i contagi e a oltre 42mila i morti dall'inizio dell'emergenza sanitaria nella Repubblica islamica. Domenica il presidente iraniano Hassan Rohani ha chiamato alla "mobilitazione generale della Nazione e del governo" per contrastare la terza ondata di Covid-19 nel Paese. "Chiedo a tutte le organizzazioni governative e alle altre forze e istituzioni di correre in aiuto del ministero della Salute e degli operatori sanitari con tutti i mezzi possibili", ha detto Rohani in una nota pubblicata dai media ufficiali.
Preoccupa anche la Russia che segnala oltre 22.000 casi di coronavirus diagnosticati nell'arco di 24 ore e registra, con altri 442 decessi, un triste record per il Paese. I dati ufficiali riportati dall'agenzia Tass parlano di 22.410 contagi che portano il totale a 1.971.013 dall'inizio dell'emergenza sanitaria. Solo a Mosca sono stati confermati 5.882 contagi. Il bilancio ufficiale delle vittime è invece salito a 33.931.
Con l'Europa, come gli Stati Uniti, che sta affrontando la più violenta recrudescenza del virus, le speranze del mondo sono riposte nell'imminente entrata di scena dei vaccini. A tale proposito, il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha accolto con favore le "notizie incoraggianti" sul fronte della corsa ai sieri immunizzanti, ma ha ribadito che "non è il momento dell'autocompiacimento". "È un virus pericoloso, che può attaccare tutti i sistemi dell'organismo. I paesi che lasciano circolare liberamente il virus stanno giocando con il fuoco", ha ammonito Ghebreyesus.
Il paese a presentare il bilancio più pesante restano gli Stati Uniti con più di 11,2 milioni di contagi e 247.202 vittime. La zona che registra più vittime è quella di New York con quasi 15mila decessi (14.774) tra Kings e Queens, seguita da Los Angeles a 7.269 morti: sempre nella Grande Mela, il solo quartiere del Bronx fa registrare 5.020 decessi.
Relativamente ai decessi, figura poi il Brasile giunto a contare 166.014 morti e quasi 5,9 milioni di contagi. Lo stato di San Paolo è finora il più colpito dalla pandemia.
Lo stato amazzonico viene però superato sul fronte delle infezioni totali dall'India che ne totalizza ben 8,8 milioni (di cui 130.503 rivelatesi fatali). I numeri sono ancora in calo: 29.164 casi di coronavirus. Negli ultimi 10 giorni, ci sono sempre stati meno di 50 mila nuovi casi giornalieri. A Nuova Delhi, invece, c'è ancora preoccupazione per il numero delle nuove infezioni: la città ha segnalato 3.797 nuovi casi di coronavirus e 99 decessi nelle ultime 24 ore.
La Corea del Sud, intanto, inasprisce le misure sul distanziamento sociale nella grande area di Seul e in alcune parti della provincia orientale di Gangwon per cercare di arginare la recrudescenza del coronavirus. L'annuncio arriva in un momento i cui i casi sono rimasti sopra la soglia dei 200 giornalieri per quattro giorni consecutivi. Il Paese ha registrato un costante aumento delle infezioni da quando il mese scorso ha allentato le sue linee guida di distanziamento sociale. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 230 casi di Covid-19, portando il totale a 28.998 dall'inizio della pandemia, inclusi 494 decessi. Il ministro della Salute, Park Neung-hoo, ha fatto sapere che è necessaria una stretta sul distanziamento per due settimane per prevenire la diffusione del virus in tutto il Paese. In base alle nuove misure, in vigore da giovedì, nelle aree interessate saranno vietati i raduni di più di 100 persone per manifestazioni, festival, concerti ed eventi accademici. Nei teatri, ai concerti e nelle biblioteche, le persone si dovranno sedere ad almeno un posto di distanza l'uno dall'altro, mentre il pubblico agli eventi sportivi sarà limitato al 30% della capienza dello stadio. Le nuove regole vietano anche di ballare e di spostarsi sui posti degli altri nei nightclub e altre strutture di intrattenimento ad alto rischio, e di bere e mangiare nelle sale karaoke e nelle sale da concerto.
Non ci sono notizie di casi, invece, dalla Corea del Nord. Il leader Kim Jong Un, riapparso in pubblico dopo quasi un mese di assenza per partecipare ad una riunione della direzione del Partito dei Lavoratori, ha ribadito la necessità "di restare in stato di massima allerta e intensificare il lavoro contro la pandemia".
In Giappone cresce la pressione per reimporre lo stato d'emergenza alla luce dell'impennata di casi di coronavirus registrati negli ultimi giorni (sabato sono stati 1.722), in particolare nell'isola settentrionale di Hokkaido e nelle prefetture occidentali di Hyogo e Osaka. Le autorità di Hokkaido hanno fatto sapere che chiederanno agli abitanti di restare a casa, dopo che nelle ultime 24 ore sono stati segnalati 189 nuovi contagi. In tutto finora sono stati 119.300 i positivi al Covid e oltre 1.900 i morti.
Record di casi anche in Iran. Secondo la portavoce del ministero della Salute di Teheran, Sima Lari, nelle ultime 24 ore si sono contate 13.352 infezioni (circa 300 in più di ieri) e 482 vittime. I nuovi dati portano a quasi 790mila i contagi e a oltre 42mila i morti dall'inizio dell'emergenza sanitaria nella Repubblica islamica. Domenica il presidente iraniano Hassan Rohani ha chiamato alla "mobilitazione generale della Nazione e del governo" per contrastare la terza ondata di Covid-19 nel Paese. "Chiedo a tutte le organizzazioni governative e alle altre forze e istituzioni di correre in aiuto del ministero della Salute e degli operatori sanitari con tutti i mezzi possibili", ha detto Rohani in una nota pubblicata dai media ufficiali.
Preoccupa anche la Russia che segnala oltre 22.000 casi di coronavirus diagnosticati nell'arco di 24 ore e registra, con altri 442 decessi, un triste record per il Paese. I dati ufficiali riportati dall'agenzia Tass parlano di 22.410 contagi che portano il totale a 1.971.013 dall'inizio dell'emergenza sanitaria. Solo a Mosca sono stati confermati 5.882 contagi. Il bilancio ufficiale delle vittime è invece salito a 33.931.
Con l'Europa, come gli Stati Uniti, che sta affrontando la più violenta recrudescenza del virus, le speranze del mondo sono riposte nell'imminente entrata di scena dei vaccini. A tale proposito, il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha accolto con favore le "notizie incoraggianti" sul fronte della corsa ai sieri immunizzanti, ma ha ribadito che "non è il momento dell'autocompiacimento". "È un virus pericoloso, che può attaccare tutti i sistemi dell'organismo. I paesi che lasciano circolare liberamente il virus stanno giocando con il fuoco", ha ammonito Ghebreyesus.