Da George W. Bush a Greta Thunberg. 20 anni di copertine di Time
Due volte Bush e due volte Obama, Putin, il Papa, i manifestanti e tutti quelli che "fanno" Internet. Ecco chi è finito sulla copertina di Time negli ultimi vent'anni
La copertina di Time saluta "il potere della gioventù" in una foto che mostra Greta Thunberg in piedi su uno scoglio battuto dalle onde. È lei, la "mocciosa" ("pirralha" secondo Bolsonaro), la ragazzina "molto felice" (così la definì ironicamente Donald Trump ), la Persona dell'Anno 2019.
Questa la motivazione del settimanale statunitense che dal 1927 sceglie la persona che, nel bene o nel male, ha lasciato un segno sull'anno che sta per concludersi: Greta è in copertina "per aver suonato l'allarme sulla relazione predatrice dell'umanità con l'unica casa che abbiamo" e "per aver mostrato che cosa succede quando una nuova generazione prende la guida". E ancora: per essere "riuscita a trasformare vaghe ansie sul futuro del pianeta in un movimento mondiale che chiede un cambiamento globale".
L'attivista svedese, di 16 anni, diventata famosa in tutto il mondo per la sua campagna di lotta ai cambiamenti climatici, quest'anno era finita anche tra i papabili per il Premio Nobel per la Pace. In pochi mesi è riuscita a portare in piazza in suo nome milioni di giovani in tutto il Pianeta, diventando una indiscussa icona globale.
Era appena l'agosto dell'anno scorso quando la ragazza con le trecce e l'impermeabile giallo iniziò a piazzarsi ogni venerdì davanti al Parlamento svedese con il suo cartello "Skolstrejk for Klimatet" (sciopero della scuola per il clima) e quella sua espressione ipnotica che oggi è diventata, per estensione, lo sguardo d'accusa che i ragazzi di tutto il mondo - i "kids" come chiamano se stessi - stanno lanciando su di noi: perché l'obiettivo della protesta è aprire le orecchie e gli occhi ai leader politici, e agli adulti in generale, di fronte al disastro annunciato dei cambiamenti climatici.
Di fronte a tutti questi riconoscimenti, la ragazza si limita a dire che "è la dimostrazione che quello che sto cercando di fare in qualche modo fa la differenza. Ma il fatto che io sia così giovane è anche buffo. Praticamente sono una bambina!". In realtà il "fenomeno Greta" ha due o tre tappe ben precise: a fine gennaio, quando si presentò davanti ai potenti del mondo, al Forum economico mondiale di Davos, scandendo le parole "io non voglio la vostra speranza, voglio che sentiate il panico. Voglio che proviate la paure che io provo tutti i giorni. E voglio che agiate".
E a dicembre, quando è intervenuta al vertice Onu sui cambiamenti climatici di Katowice, in Polonia: "Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno e lasciate anche questo peso a noi ragazzini". Inutile dire che quelle parole, quel volto, quei momenti sono diventati virali in rete. Greta comunica preferibilmente su Twitter, con poche parole generalmente efficaci. E di venerdì in venerdì, alla fine, è arrivata anche una certa attenzione del mondo politico. Angela Merkel, per esempio, ha fatto sapere di "sostenere" il movimento degli studenti per il clima, raccogliendo per questo veementi critiche nel suo stesso partito. Poi è toccato agli scienziati: circa 20 mila esperti in Germania, Austria e Svizzera hanno firmato una dichiarazione pubblica a favore dei "Fridays4Future". Il messaggio è chiaro: hanno ragione i ragazzi.
Non sono mancate le critiche, l'ultima è stata quella del presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, che l'ha definita "una mocciosa che riceve troppa attenzione mediatica". "Accusa" prontamente rispedita al mittente. Dopo poche ore Greta ha usato la stessa parola "pirralha" per il suo status su twitter...