Da Mandrake al Maresciallo Rocca, la carriera di Gigi Proietti attraverso le immagini
Istrionico, affabulatore, mattatore al cinema e in tv
Icona del teatro e dello spettacolo italiano, Proietti in un'intervista rivela di non essere stato inizialmente interessato al mondo del teatro: "Assolutamente no! A teatro non c'ero mai stato e poi non ero figlio di attori".
Iscrittosi per caso al Centro Teatro Ateneo, studia con personaggi di spicco come Arnoldo Foa', Giulietta Masina e Giancarlo Sbragia. Da lì la scalata verso il successo teatrale che arriva per la prima volta nel 1970 quando viene chiamato a sostituire Domenico Modugno, nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini 'Alleluja brava gente'.
Negli anni '70 arrivano anche i ruoli da protagonista al cinema in 'Gli ordini sono ordini' (1970), 'Meo Patacca' (1972), 'Conviene far bene l'amore' (1975), 'Languidi baci, perfide carezze' (1976), 'Chi dice donna dice donna', film diviso in cinque episodi di Tonino Cervi. L'artista romano passa dalla commedia, al ruolo impegnato, dal dramma erotico al film grottesco, quindi partecipa a film di Bolognini, Monicelli, Petri e Magni.
Sbarca anche oltreoceano e recita in alcune pellicole dirette da registi di prestigio come Lumet, Altman e Ted Kotcheff, ma la grande consacrazione cinematografica arriva nel 1976 con il cult 'Febbre da cavallo' di Stefano Vanzina in arte Steno, nel quale Proietti veste i panni dello sfortunato scommettitore Bruno Fioretti, detto Mandrake. Nel cast insieme a lui anche Enrico Montesano.
La pellicola narra di un gruppo improbabile di amici col vizio delle scommesse ippiche: “Er Pomata”, alias Armando Pellicci, disoccupato, Felice Roversi, guardamacchine abusivo, e Bruno Fioretti, detto “Mandrake”. I tre per poter “guadagnare” i soldi per scommettere ai cavalli escogitano truffe geniali al limite dell’assurdo, che Fioretti definisce “mandrakate”, un termine entrato nell'uso comune per indicare una “trovata ingegnosa che permette di risolvere una situazione difficile”, una “furbata” e un “imbroglio”.
Alla radio riscuote un notevole successo nella trasmissione 'Gran varietà', dove partecipa durante le stagioni 1973-1974 interpretando il personaggio di Avogadro il ladro (insieme con il suo complice Cicerone progetta furti che non vanno mai in porto) e in quella del 1975-1976, dove è un irresistibile conquistatore femminile che a parole (e con tre ipotesi) è infallibile, e alla prova dei fatti accumula continui disastri, ma non si abbatte mai, come canta inesorabile accompagnandosi alla chitarra alla fine dei suoi sketch. Personaggio tra i più azzeccati della sua carriera, lancia un tormentone di successo ('Invidiosi!') destinato a rimanere nel ricordo.
Lo sketch della "telefonata"
Due anni dopo, nel 1978, assume insieme a Sandro Merli la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma, creando un suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori che segnerà l'esordio di tanti futuri volti del mondo dello spettacolo, tra cui Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano e Gabriele Cirilli. In quegli anni inizia anche a cimentarsi con successo nel campo del doppiaggio e nel 1976 presta la voce in 'Rocky' all'esordiente Sylvester Stallone.
Il successo riscosso negli anni al cinema, in teatro e in tv raggiunge l'apoteosi nel 1996 con la serie televisiva 'Il maresciallo Rocca'. La serie conquista subito i favori del pubblico fino a superare i dieci milioni di telespettatori a sera. Nel 2002 il ritorno al cinema con il sequel 'Febbre da cavallo - La mandrakata', diretto dal figlio di Steno, Carlo Vanzina.
Nel 2019 gli viene conferito il titolo di Distinguished Professor, Professore Emerito Honoris Causa, durante una cerimonia all'Università Tor Vergata di Roma, per essere stato "una delle personalità della scena italiana che ha accompagnato almeno tre generazioni di spettatori attraversando e caratterizzando con le sue performance cinquant'anni della storia artistica e sociale dell'Italia".