Brasile, le fosse comuni per vittime del Covid-19 sono sempre più frequenti. Foto shock dall'alto
Una distesa di bare o di fossette pronte ad accogliere i feretri dei morti per Covid-19. In Brasile come nel resto del mondo fanno impressione le immagini dall'alto delle nuove aree cimiteriali di Vila Formosa, a San Paolo, e Parque Tarumã a Manaus
Sono gli scavatori a interrompere il silenzio in uno dei più grandi cimiteri del Sud America. Le immagini dell'ampliamento cimiteriale di Vila Formosa, a San Paolo, così quelle scattate dall'alto al cimitero di Parque Tarumã a Manaus, sono l'emblema della pandemia Covid-19. Tutte le grandi città, divenute focolaio del virus, hanno dovuto far fronte all'alto numero delle vittime con la creazione delle fosse comuni. La stessa città di New York ha scelto Hart Island come luogo di sepoltura emergenziale.
Il sindaco di San Paolo Bruno Covas, già nei giorni scorsi, aveva annunciato una task force per pianificare le sepolture: "Saranno prese tutte le misure possibili per evitare che si ripetano scene terribili come quelle che abbiamo visto nel resto del mondo, dall'Ecuador a New York". Decisione che trova ragione nelle crescenti inumazioni: oltre sessanta persone al giorno.
Da San Paolo al resto del Paese, crescono i contagi: oltre 43 mila, e anche i morti, oltre 2700. Nell'ultima giornata c'è stato un incremento del 6,1% con 166 morti (Dato rettificato dal Ministero della Sanità del Brasile poiché inizialmente si parlava di 300 decessi, ndr).
In questo contesto allarmante, davanti alla residenza presidenziale, ospitata nel Palácio da Alvorada a Brasilia, un giornalista ha chiesto al Presidente della Repubblica chiarimenti sul numero dei morti. E lui ha replicato così: "Non sono certo un becchino". Un commento colorito che si aggiunge alle recenti dichiarazioni sulla pandemia: "Il 70% della popolazione sarà contagiata e non c'è modo di fuggire da questa realtà".
Ciò che spaventa la comunità internazionale sono le favelas brasiliane, in alcuni casi corse ai ripari fabbricando delle proprie mascherine. È il caso di Paraisòpolis, la seconda "baraccopoli" più grande di San Paolo con oltre 100 mila occupanti. Un "piano di soccorso in autogestione" in modo da limitare il contagio tra la popolazione, confinata in piccole abitazioni, che possono restare per ore senza acqua potabile, strade strette e condizioni igienico-sanitarie precarie.
Il sindaco di San Paolo Bruno Covas, già nei giorni scorsi, aveva annunciato una task force per pianificare le sepolture: "Saranno prese tutte le misure possibili per evitare che si ripetano scene terribili come quelle che abbiamo visto nel resto del mondo, dall'Ecuador a New York". Decisione che trova ragione nelle crescenti inumazioni: oltre sessanta persone al giorno.
Da San Paolo al resto del Paese, crescono i contagi: oltre 43 mila, e anche i morti, oltre 2700. Nell'ultima giornata c'è stato un incremento del 6,1% con 166 morti (Dato rettificato dal Ministero della Sanità del Brasile poiché inizialmente si parlava di 300 decessi, ndr).
In questo contesto allarmante, davanti alla residenza presidenziale, ospitata nel Palácio da Alvorada a Brasilia, un giornalista ha chiesto al Presidente della Repubblica chiarimenti sul numero dei morti. E lui ha replicato così: "Non sono certo un becchino". Un commento colorito che si aggiunge alle recenti dichiarazioni sulla pandemia: "Il 70% della popolazione sarà contagiata e non c'è modo di fuggire da questa realtà".
Ciò che spaventa la comunità internazionale sono le favelas brasiliane, in alcuni casi corse ai ripari fabbricando delle proprie mascherine. È il caso di Paraisòpolis, la seconda "baraccopoli" più grande di San Paolo con oltre 100 mila occupanti. Un "piano di soccorso in autogestione" in modo da limitare il contagio tra la popolazione, confinata in piccole abitazioni, che possono restare per ore senza acqua potabile, strade strette e condizioni igienico-sanitarie precarie.