Dal colera ai cambiamenti climatici, il Mozambico dopo il ciclone Idai lotta per la sopravvivenza
C'è una immagine scattata in queste ore dal fotografo di Associated Press Phil Magakoe che meglio di mille parole descrive la situzione drammatica in cui versa il Mozambico dopo il passaggio del ciclone Idai e le devastanti inondazioni che ne sono seguite
Si vede un uomo anziano che giace a terra mentre un giovane scappa con il suo sacco di riso. Sullo sfondo la ressa intorno all'elicottero dell'aeronautica sudafricana mentre consegna gli aiuti umanitari nel villaggio di Nyamatande. Sono passate due settimane da quando il ciclone Idai si è abbattuto su questa parte dell'Africa meridionale facendo centinaia di vittime, un numero imprecisato di persone ancora disperse e decine di migliaia di sfollati che hanno bisogno di tutto. Proprio ieri le Nazioni Unite sono tornate a lanciare l'allarme perché la comunità internazionale si muova in soccorso.
Allarme colera
Il Mozambico devastato dal ciclone si trova di fronte a un "secondo disastro" che potrebbe venire dall'epidemia di colera e da altre malattie. Il governo ha già confermato 5 casi di colera tra i sopravvissuti. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l'allarme mentre le operazioni di soccorso si spingevano verso le zone rurali in cui un imprecisato numero di persone rimane senza aiuti a distanza di oltre 10 giorni dalla tempesta. Sono poco meno di 2 milioni le persone che hanno bisogno di aiuti urgenti dopo Cyclone Idai, ieri le Nazioni Unite hanno fatto un appello di emergenza per la raccolta di almeno 282 milioni di dollari per i prossimi tre mesi. Il bilancio delle vittime intanto è salito a 468, secondo le autorità del Mozambico citate dall'agenzia di stampa portoghese Lusa. Idai ha mietuto vittime anche nello Zimbabwe con 259 morti e almeno 56 nel Malawi. Si è trattato di "una delle peggiori catastrofi legate al clima nella storia dell'Africa ", ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres incontrando i giornalisti a New York. E proprio la devastazione della città di Beira ci racconta una storia emblematica della lotta ai cambiamenti climatici.
Distrutti gli argini contro l'innalzamento degli oceani
Molto prima che Idai spazzasse via la città costiera del Mozambico, il sindaco di Beira sognava di proteggere la sua gente dai cambiamenti climatici. Si tratta di una sfida imponente. Gran parte della città di 500.000 abitanti è sotto il livello del mare su una costa che, secondo gli esperti, è una delle più vulnerabili al mondo per l'innalzamento delle acque dovuto al riscaldamento globale. Con il sostegno della Banca Mondiale, nel 2012 è stato approvato un progetto da 120 milioni di dollari per proteggere il centro Art Deco e le baraccoboli più popolate della città dall'eventuale sorgere delle acque.
Un sistema di 11 km di canali di drenaggio e bacini di ritenzione serpeggiano dalla spiaggia fino ai quartieri paludosi. Significava "la fine della sofferenza per un'intera popolazione", si rammarica il sindaco Daviz Simango. La prima fase del progetto è stata completata appena l'anno scorso. Ma il ciclone che ha colpito il 14 marzo ha nuovamente sprofondato nella disperazione Beira, con immagini di distruzione che sono un monito per ogni città che si affacci sul mare e che già teme per la propria sopravvivenza: "Eravamo preparati ad affrontare una inondazione", ha detto Simango all'Associated Press. Il nuovo sistema aveva funzionato perfettamente quando due mesi fa, ci sono state delle inondazioni, dice il sindaco, un ingegnere civile che in alcuni casi ha personalmente curato la sua costruzione. Gli abitanti gli avevano detto che non avevano più bisogno di dormire sui tavoli. Poi "Dio ha cambiato il suo piano e ha mandato un ciclone.".
Con raffiche di vento dicirca 240 chilometri all'ora, la tempesta ha squarciato le strutture costruite per resistere a meno della metà di quella intensità. "Questo ciclone ha distrutto tutto ciò che abbiamo costruito per più di 100 anni ". È stato doloroso vedere il ciclone virare verso Beira, dicono nello staff della Banca Mondiale coinvolto nel progetto e che è rimasto in contatto con il personale in loco fino a quando la tempesta non ha provocato anche l'interruzione dell'energia e delle comunicazioni. Con Idai, "improvvisamente abbiamo un ciclone di categoria 4, un colpo durissimo", dice ad AP Michel Matera, urbanista che lavora per la Banca Mondiale: "Sì, stavamo facendo la cosa giusta ma non era abbastanza."
Lungo e stretto con una costa dell'Oceano Indiano lunga 2.400 chilometri Il Mozambico è in prima linea nella lotta al cambiamento climatico in Africa, dove la maggior parte le nazioni hanno poche infrastrutture e finanziamenti per far fronte alla minaccia. Città costiere in rapida crescita come Beira sono quelle particolarmente a rischio. La gente della strada in Mozambico può non essere particolarmente informata sulla ricerca scientifica che sta dietro ai cambiamenti climatici ma gli abitanti di Beira che guadano le vie inondate, e i pescatori che da una vita scrutano il mare e il cielo, hanno notato dei cambiamenti. Le temperature locali che una volta raggiungevano i 34 gradi Celsius circa ora arrivano a 40 gradi. Un'aria riscaldata che può trattenere più umidità, dicono gli esperti, significa il potenziale per piogge più pesanti.
Per Nueve Savimbi, un pescatore che, con la sua canna da pesca di bambù, se ne stava abitualmente dove il nuovo sistema di drenaggio di Beira incontrava il mare, c'è voluta la furia della tempesta per aprire gli occhi sul 'climate change'. "Ho sentito parlare dei cambiamenti climatici ma non ci ho creduto fino a quando non ho visto il ciclone," dice, "Senza questo (sistema di drenaggio), qui ci saranno inondazioni e c'è ancora molto lavoro da fare. Canali come questo dovrebbero essere costruiti ovunque. " Senza uno studio approfondito, gli scienziati non possono collegare direttamente un singolo evento meteorologico come il ciclone Idai al clima che cambia, ma è ormai un dato scientifico acquisito che il riscaldamento globale sia responsabile di eventi meteorologici estremi più intensi e frequenti, come siccità, inondazioni e incendi. Il Mozambico è al terzo posto tra le nazioni africane in termini di vulnerabilità alle condizioni meteorologiche, dietro la Somalia e il Madagascar, e gli studi dicono che i cambiamenti climatici renderanno queste minacce più intense e imprevedibili, secondo il Global Facility for Disaster Reduction and Recovery, un ente di ricerca finanziato dalla Banca mondiale.