Hillary Clinton, Donald Trump e il peso dei dibattiti in tv sulla scelta del presidente
Primo dibattito televisivo tra Donald Trump e Hillary Clinton in vista del voto dell'8 novembre che eleggerà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Diretta di Rainews24 dalle 2.30 del mattino
Il primo dei tre confronti tra la democratica e il repubblicano candidati alla Casa Bianca è uno dei momenti più attesi nella campagna elettorale per le presidenziali americane, tra le più accese di sempre. Ma è solo l'ultima di una serie di sfide cruciali per la scelta del "Commander in Chief": perché nella storia del voto il dibattito televisivo ha spesso avuto un forte peso, in grado di ribaltare i sondaggi e le previsioni della vigilia.
1960, John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon
Il 26 settembre 1960, esattamente 46 anni fa, i due candidati che si confrontarono davanti alle telecamere furono Richard Nixon e John F. Kennedy. Il tanto atteso dibattito sarà ricordato per un irrequieto e trasandato Nixon, reduce da un ricovero ospedaliero, e un sorridente e telegenico Kennedy. In questo caso fu proprio l’utilizzo della televisione e la forza delle immagini a fare la differenza.
1976, Gerald Ford e Jimmy Carter
L’esperienza di Nixon e Kennedy fece del confronto in tv un momento talmente crucuale che si dovettero aspettare 16 anni prima di rivedere i candidati alla Casa Bianca insieme davanti alle telecamere. Nel 1976 toccò al presidente uscente Gerald Ford confrontarsi con il democratico Jimmy Carter. «Non c’è nessun dominio sovietico dell’Europa dell’est e mai ci sarà sotto l’amministrazione Ford», riuscì a dire Ford in piena Guerra fredda, perdendo prima la cedibilità e poii le elezioni.
1980, Ronald Reagan contro Jimmy Carter
Lo stesso Carter, a fine mandato, dovette vedersela con il repubblicano Ronald Reagan. Durante il dibattito Reagan si rivolse agli elettori ponendo una domanda che entrò nella storia: "Chiedetevi: state meglio adesso di come stavate quattro anni fa?". Il Partito repubblicano stravinse le elezioni
1984, Ronald Reagan e Walter Mondale
Il presidente Reagan, l’anno in cui si ripropose per il secondo mandato, aveva 73 anni ed era il più anziano presidente nella storia degli Stati Uniti. La campagna elettorale dell’avversario democratico Mondale giocò molto su questo fattore, tanto che una delle domande rivolte a Reagan fu proprio se si sentisse ancora in grado di gestire lo stress della presidenza. Reagan sorrise e rispose: «Mi impegno a non fare dell’età anagrafica un tema di questa campagna. Non ho intenzione di sfruttare politicamente a mio vantaggio la gioventù e l’inesperienza del mio avversario». Così la strategia del 56enne Mondale fu fatta a pezzi, e Reagan fu riconfermato.
1988, George H.W. Bush e Michael Dukakis
Nel 1988, Reagan avevo lasciato la corsa alla Casa Bianca a George H.W. Bush per il partito repubblicano, mentre dalla parte dei democratici correva per la presidenza Michael Dukakis. Dopo 8 anni di governo repubblicano Dukakis aveva ottime possibilità di diventare presidente ma svanirono su una delle questione più controverse degli Stati Uniti d’America. Il moderatore chiese se fosse favorevole alla pena di morte nel caso in cui la moglie venisse stuprata e uccisa, Dukakis rispose no e gli americani elessero Bush senior.
1992, George H.W. Bush e Bill Clinton
Inizio anni ’90, il dibattito televisivo si trasforma seguendo il modello Town Hall, in cui i due candidati si trovano al centro e devono rispondere alle domande dei cittadini. Nel 1992 tocca ancora a Bush senior e al democratico Bill Clinton. Al primo venne chiesto da una donna come potesse il presidente capire le esigenze della gente senza esser toccato in prima persona dalle conseguenze del debito pubblico. Bush sembrò entrare nel panico, guardò l’orologio, chiese alla donna di ripetere la domanda e farfugliò qualcosa innervosito. Clinton sfruttò il momento di smarrimento dell’avversario per prendere la parola e indicare cosa avrebbe dovuto fare in soli 3 minuti. E conquistò tutti, compreso la Casa Bianca.
2000, Al Gore e George Bush
Arrivò l’anno 2000. Alle elezioni del nuovo presidente il Partito democratico aveva optato per la candidatura del vice presidente Al Gore, mentre per i repubblicani si fece avanti il figlio di Bush, George W. Il 17 ottobre di quell’anno, al dibattito televisivo, anche stavolta seguendo il modello town hall, Al Gore si avvicinò all’avversario con un atteggiamento che doveva sembrare intimidatorio ma che risultò goffo e incomprensibile. I democratici perdettero la presidenza e Al Gore entrò nella storia come peggior interprete di body language.
2004, George W. Bush e John Kerry
L’attacco alla Torri Gemelle del 2001 e la guerra al terrorismo aveva fatto sì che il tema dominante della campagna elettorale fosse la politica estera. Il candidato democratico John Kerry rimproverò al presidente in carica Bush la mancanza di supporto internazionale alla missione in Iraq, ma citando i Paesi membri della coalizione si dimenticò della Polonia. Bush, rivolgendosi al pubblico, sottilineò l' imprecisione. E alla fine venne riconfermato.
1960, John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon
Il 26 settembre 1960, esattamente 46 anni fa, i due candidati che si confrontarono davanti alle telecamere furono Richard Nixon e John F. Kennedy. Il tanto atteso dibattito sarà ricordato per un irrequieto e trasandato Nixon, reduce da un ricovero ospedaliero, e un sorridente e telegenico Kennedy. In questo caso fu proprio l’utilizzo della televisione e la forza delle immagini a fare la differenza.
1976, Gerald Ford e Jimmy Carter
L’esperienza di Nixon e Kennedy fece del confronto in tv un momento talmente crucuale che si dovettero aspettare 16 anni prima di rivedere i candidati alla Casa Bianca insieme davanti alle telecamere. Nel 1976 toccò al presidente uscente Gerald Ford confrontarsi con il democratico Jimmy Carter. «Non c’è nessun dominio sovietico dell’Europa dell’est e mai ci sarà sotto l’amministrazione Ford», riuscì a dire Ford in piena Guerra fredda, perdendo prima la cedibilità e poii le elezioni.
1980, Ronald Reagan contro Jimmy Carter
Lo stesso Carter, a fine mandato, dovette vedersela con il repubblicano Ronald Reagan. Durante il dibattito Reagan si rivolse agli elettori ponendo una domanda che entrò nella storia: "Chiedetevi: state meglio adesso di come stavate quattro anni fa?". Il Partito repubblicano stravinse le elezioni
1984, Ronald Reagan e Walter Mondale
Il presidente Reagan, l’anno in cui si ripropose per il secondo mandato, aveva 73 anni ed era il più anziano presidente nella storia degli Stati Uniti. La campagna elettorale dell’avversario democratico Mondale giocò molto su questo fattore, tanto che una delle domande rivolte a Reagan fu proprio se si sentisse ancora in grado di gestire lo stress della presidenza. Reagan sorrise e rispose: «Mi impegno a non fare dell’età anagrafica un tema di questa campagna. Non ho intenzione di sfruttare politicamente a mio vantaggio la gioventù e l’inesperienza del mio avversario». Così la strategia del 56enne Mondale fu fatta a pezzi, e Reagan fu riconfermato.
1988, George H.W. Bush e Michael Dukakis
Nel 1988, Reagan avevo lasciato la corsa alla Casa Bianca a George H.W. Bush per il partito repubblicano, mentre dalla parte dei democratici correva per la presidenza Michael Dukakis. Dopo 8 anni di governo repubblicano Dukakis aveva ottime possibilità di diventare presidente ma svanirono su una delle questione più controverse degli Stati Uniti d’America. Il moderatore chiese se fosse favorevole alla pena di morte nel caso in cui la moglie venisse stuprata e uccisa, Dukakis rispose no e gli americani elessero Bush senior.
1992, George H.W. Bush e Bill Clinton
Inizio anni ’90, il dibattito televisivo si trasforma seguendo il modello Town Hall, in cui i due candidati si trovano al centro e devono rispondere alle domande dei cittadini. Nel 1992 tocca ancora a Bush senior e al democratico Bill Clinton. Al primo venne chiesto da una donna come potesse il presidente capire le esigenze della gente senza esser toccato in prima persona dalle conseguenze del debito pubblico. Bush sembrò entrare nel panico, guardò l’orologio, chiese alla donna di ripetere la domanda e farfugliò qualcosa innervosito. Clinton sfruttò il momento di smarrimento dell’avversario per prendere la parola e indicare cosa avrebbe dovuto fare in soli 3 minuti. E conquistò tutti, compreso la Casa Bianca.
2000, Al Gore e George Bush
Arrivò l’anno 2000. Alle elezioni del nuovo presidente il Partito democratico aveva optato per la candidatura del vice presidente Al Gore, mentre per i repubblicani si fece avanti il figlio di Bush, George W. Il 17 ottobre di quell’anno, al dibattito televisivo, anche stavolta seguendo il modello town hall, Al Gore si avvicinò all’avversario con un atteggiamento che doveva sembrare intimidatorio ma che risultò goffo e incomprensibile. I democratici perdettero la presidenza e Al Gore entrò nella storia come peggior interprete di body language.
2004, George W. Bush e John Kerry
L’attacco alla Torri Gemelle del 2001 e la guerra al terrorismo aveva fatto sì che il tema dominante della campagna elettorale fosse la politica estera. Il candidato democratico John Kerry rimproverò al presidente in carica Bush la mancanza di supporto internazionale alla missione in Iraq, ma citando i Paesi membri della coalizione si dimenticò della Polonia. Bush, rivolgendosi al pubblico, sottilineò l' imprecisione. E alla fine venne riconfermato.