Fao, ecco dieci città verdi (alcune insospettabili) da cui lasciarsi ispirare
Nel giorno delle foreste la Fao racconta le storie delle città modello da cui prendere esempio
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 21 marzo Giornata Internazionale delle Foreste per far crescere la consapevolezza dell'importanza dei polmoni verdi del nostro Pianeta, il 30% delle terre emerse, che sono vittime costanti di deforestazioni e disboscamenti a ogni latitudine, soprattutto nelle aree tropicali.
Il tema di quest'anno è dedicato al verde urbano e ai benefici che parchi e foreste portano ai centri abitati. Gli alberi, spiega la Fao sul suo sito, aiutano a regolare il clima locale, consentendo risparmiare tra il 20 e il 50% dell'energia usata per il riscaldamento. Collocare gli alberi in modo strategico in città permette di rinfrescare l'ambiente da 2 a 8 gradi, abbattendo del 30% la necessità di condizionatori,
senza contare che gli alberi filtrano l'aria imprigionando le polveri sottili, e assorbono la CO2 dando una mano a contrastare il cambiamento climatico. Le aree verdi, oltre a essere fonte inesauribile di colori che seguono il ritmo delle stagioni, assorbono i rumori e sono spazi di aggregazione dove socializzare e fare attività fisica.
La Fao ha pubblicato un rapporto (scaricabile qui) raccontando le storie di 15 città che hanno messo il verde al centro dei loro piani di sviluppo perché siano di esempio e ispirazione per altri.
Tra queste spicca Bangkok dove dal 2014 a oggi sono stati creati 10 nuovi parchi cittadini con vegetazione autoctona che hanno portato a 5312 ettari il verde pubblico a disposizione degli 8 milioni di cittadini. Molte iniziative pubbliche e private in corso d'opera hanno l'obiettivo di restituire alla capitale della Thailandia, un tempo ricca di canali, risaie, mangrovie e frutteti, parte della natura perduta, iniziando a correggere gli errori del passato.
Anche Phoenix, la torrida capitale dell'Arizona, ha capito che puntare sugli alberi era la scelta giusta per risparmiare denaro e migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti. Un tempo conosciuta come la Città dei Giardini aveva ceduto all'urbanizzazione selvaggia con gravi ripercussioni climatiche come il progressivo aumento e economiche come il conseguente dispendio energetico. Problemi che adesso sono combattuti a colpi di verde. "Gli alberi sono la miglior tecnologia esistente" dice il responsabile della sostenibilità cittadina. Secondo le stime gli oltre 3 milioni di alberi piantati portano benefici stimati in circa 40 milioni di dollari l'anno.
Lima è la seconda città nel deserto più popolosa del mondo dopo Il Cairo. Tutte le zone periferiche sono ad alto rischio terremoto e calamità naturali. Quasi 100 mila persone vivono nelle fragili colline della zona di Indipendencia, a nord della capitale del Perù, in catapecchie di compensato dove le frane sono lo spauracchio ad ogni goccia di pioggia. E' da qui che è partito il rimboschimento con programmi mirati a ridurre il rischio di disastri cui partecipa la popolazione residente: gli alberi sono la soluzione per la stabilizzazione del terreno e contro gli smottamenti
Pechino con i suoi 22 milioni di abitanti è una delle città pù popolose del mondo e si estende su una superficie di 1,64 milioni di ettari. Una giungla di cemento che avrebbe finito per soffocare la sua popolazione. Qui nel 2004 il governo ha lanciato il "Forest City Program", un'iniziativa nazionale per aumentare la copertura degli alberi dentro e intorno alle aree urbane con l'obiettivo di migliorare la vivibilità. Nel 2012, Pechino ha avviato il più grande programma di rimboschimento nella sua storia: oltre 54 milioni di alberi sono stati piantati in quattro anni su una superficie di 70 mila ettari pari a 23 aree boschive urbane dando vita a un ecosistema forestale urbano, con ampie aree di verde e corridoi ecologici. Il Dongjiao Forest Park, il parco più grande della città, è adesso dieci volte più grande del Central Park di New York. Non solo, ma si è agito anche nelle zone periferiche con la demolizione di aree industriali e lo spostamento di interi villaggi che hanno fatto posto alla foresta.
16 mila persone al mese visitano la foresta di Karura, a soli 15 minuti di auto dal centro di Nairobi. Nel parco quasi 50 km di sentieri conducono i visitatori alla scoperta di tre fiumi, una cascata di 15 metri, una giungla di bambù, diverse grotte e una palude. Eppure i piani per questa meraviglia della natura erano diversi: i 500 ettari del parco erano minacciati dalla città in espansione e dall'avidità dei costruttori che usando lo spauracchio della criminalità volevano convertirli in una colata di cemento. Nel 2005 il governo ha promesso incentivi e risorse agli abitanti dei quartieri circostanti in cambio di aiuti per la conservazione del parco che è stato recintato e sorvegliato fino a diventare la meta turistica che è oggi e l'oasi verde di Nairobi dove gli abitanti della città si recano ogni weekend.
Halifax, capitale della provincia della Nuova Scozia nel Canada orientale, è famosa per il clima estremamente mutevole che già nel 2001 aveva portato, cosa non scontata, alla sollecitazione di un piano per la conservazione e la gestione delle foreste urbane. Che qui sono sempre state in qualche modo preservate ma che una serie di eventi - uragani, tempeste e infestazioni da coleotteri - avevano danneggiato. Nel 2012 il piano è stato approvato e da allora amministrazione e cittadini partecipano attivamente alla gestione del verde urbano che, come ha precisato il sindaco della città, "non è solo un beneficio per la qualità dell'aria e la riduzione dell'energia consumata, ma un'eredità di bellezza lasciata alle generazioni future".
Singapore è oggi conosciuta come Città Giardino. Dove un tempo c'erano paludi e mangrovie sorgono grattacieli circondati da una natura lussureggiante. Giardini orizzontali e verticali e parchi qui sono un'eccezione alla regola secondo cui la vegetazione di una città è inversamente proporzionale alla sua densità di popolazione. Ogni abitante ha a disposizione 58 mq di spazio verde. E' il risultato di una politica lungimirante avviata più di 50 anni in pieno boom economico e espansionistico: costruire sì, ma con un occhio costante alla natura e alla biodiversità tanto da farne la cifra stilistica. Un esempio è il Gardens by the Bay, un immenso giardino di 101 ettari di terreno, suddiviso in due grandi serre: la “Flower Dome”, che riproduce le condizioni climatiche della macchia mediterranea e delle zone tropicali e la “Cloud Forest”, che ripropone la vegetazione tipica della giungla. Tutto intorno ci sono i “Supertree Grove”, pilastri alti tra i 25 ed i 50 metri – rivestiti da piante rampicanti, fiori e pannelli fotovoltaici.
A Lubiana, capitale della Slovenia e città più green d'Europa 2016, le foreste si studiano e si iniziano ad amare sui banchi di scuola. Nè poteva essere diversamente visto che il 46% del territorio è coperto da una foresta naturale che per il 92% è di proprietà privata. L'amministrazione locale qui ha puntato tutto sulla sostenibilità: dalla mobilità alla protezione delle aree verdi, dall’energia pulita all’elettromobilità.
Con oltre 13 milioni di abitanti, Rio de Janeiro è una delle più grandi aree metropolitane del mondo. La città di Niterói, dall'altra parte della baia, ha una popolazione di 500 000 persone, uno dei più alti livelli di istruzione in Brasile e una lunga tradizione di attivismo ambientale. Qui ogni cittadino può godere di 125 mq di verde che occupa infatti la metà della superficie urbana, obiettivo che la cittadinanza si è impegnata a mantenere e migliorare entro il 2033. Nell'accordo di Parigi sul cambiamento climatico, il Brasile si è impegnato a ripristinare 15 milioni di ettari di foreste. Obiettivo che potrà raggiungere solo con la massiccia partecipazione dei governi locali e Niterói è uno di questi.
"Cara quercia, grazie per averci dato ossigeno. Grazie per la tua bellezza ... ". Scrivere messaggi agli alberi fa parte della strategia della città di Melbourne per lo sviluppo e la cura del verde urbano. La capitale dello stato di Victoria, sta subendo una rapida espansione: i suoi 4,5 milioni di abitanti raddopperanno entro il 2051. La "siccità del millennio", che ha portato a divieti di irrigazione, ha convinto amministrazione e cittadini della necessità di un piano per gestire la "salute" degli alberi, vecchi e sottoposti a troppi stress climatici: nei prossimi 20 anni almeno la metà dovranno essere abbattuti. E' stata fatta una mappa del verde urbano e la possibilità di scrivere agli alberi ha comportato il coinvolgimento emotivo della cittadinanza che viene coinvolta nei processi decisionali e collabora attivamente alle attività di gestione della vegetazione.
Il tema di quest'anno è dedicato al verde urbano e ai benefici che parchi e foreste portano ai centri abitati. Gli alberi, spiega la Fao sul suo sito, aiutano a regolare il clima locale, consentendo risparmiare tra il 20 e il 50% dell'energia usata per il riscaldamento. Collocare gli alberi in modo strategico in città permette di rinfrescare l'ambiente da 2 a 8 gradi, abbattendo del 30% la necessità di condizionatori,
senza contare che gli alberi filtrano l'aria imprigionando le polveri sottili, e assorbono la CO2 dando una mano a contrastare il cambiamento climatico. Le aree verdi, oltre a essere fonte inesauribile di colori che seguono il ritmo delle stagioni, assorbono i rumori e sono spazi di aggregazione dove socializzare e fare attività fisica.
La Fao ha pubblicato un rapporto (scaricabile qui) raccontando le storie di 15 città che hanno messo il verde al centro dei loro piani di sviluppo perché siano di esempio e ispirazione per altri.
Tra queste spicca Bangkok dove dal 2014 a oggi sono stati creati 10 nuovi parchi cittadini con vegetazione autoctona che hanno portato a 5312 ettari il verde pubblico a disposizione degli 8 milioni di cittadini. Molte iniziative pubbliche e private in corso d'opera hanno l'obiettivo di restituire alla capitale della Thailandia, un tempo ricca di canali, risaie, mangrovie e frutteti, parte della natura perduta, iniziando a correggere gli errori del passato.
Anche Phoenix, la torrida capitale dell'Arizona, ha capito che puntare sugli alberi era la scelta giusta per risparmiare denaro e migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti. Un tempo conosciuta come la Città dei Giardini aveva ceduto all'urbanizzazione selvaggia con gravi ripercussioni climatiche come il progressivo aumento e economiche come il conseguente dispendio energetico. Problemi che adesso sono combattuti a colpi di verde. "Gli alberi sono la miglior tecnologia esistente" dice il responsabile della sostenibilità cittadina. Secondo le stime gli oltre 3 milioni di alberi piantati portano benefici stimati in circa 40 milioni di dollari l'anno.
Lima è la seconda città nel deserto più popolosa del mondo dopo Il Cairo. Tutte le zone periferiche sono ad alto rischio terremoto e calamità naturali. Quasi 100 mila persone vivono nelle fragili colline della zona di Indipendencia, a nord della capitale del Perù, in catapecchie di compensato dove le frane sono lo spauracchio ad ogni goccia di pioggia. E' da qui che è partito il rimboschimento con programmi mirati a ridurre il rischio di disastri cui partecipa la popolazione residente: gli alberi sono la soluzione per la stabilizzazione del terreno e contro gli smottamenti
Pechino con i suoi 22 milioni di abitanti è una delle città pù popolose del mondo e si estende su una superficie di 1,64 milioni di ettari. Una giungla di cemento che avrebbe finito per soffocare la sua popolazione. Qui nel 2004 il governo ha lanciato il "Forest City Program", un'iniziativa nazionale per aumentare la copertura degli alberi dentro e intorno alle aree urbane con l'obiettivo di migliorare la vivibilità. Nel 2012, Pechino ha avviato il più grande programma di rimboschimento nella sua storia: oltre 54 milioni di alberi sono stati piantati in quattro anni su una superficie di 70 mila ettari pari a 23 aree boschive urbane dando vita a un ecosistema forestale urbano, con ampie aree di verde e corridoi ecologici. Il Dongjiao Forest Park, il parco più grande della città, è adesso dieci volte più grande del Central Park di New York. Non solo, ma si è agito anche nelle zone periferiche con la demolizione di aree industriali e lo spostamento di interi villaggi che hanno fatto posto alla foresta.
16 mila persone al mese visitano la foresta di Karura, a soli 15 minuti di auto dal centro di Nairobi. Nel parco quasi 50 km di sentieri conducono i visitatori alla scoperta di tre fiumi, una cascata di 15 metri, una giungla di bambù, diverse grotte e una palude. Eppure i piani per questa meraviglia della natura erano diversi: i 500 ettari del parco erano minacciati dalla città in espansione e dall'avidità dei costruttori che usando lo spauracchio della criminalità volevano convertirli in una colata di cemento. Nel 2005 il governo ha promesso incentivi e risorse agli abitanti dei quartieri circostanti in cambio di aiuti per la conservazione del parco che è stato recintato e sorvegliato fino a diventare la meta turistica che è oggi e l'oasi verde di Nairobi dove gli abitanti della città si recano ogni weekend.
Halifax, capitale della provincia della Nuova Scozia nel Canada orientale, è famosa per il clima estremamente mutevole che già nel 2001 aveva portato, cosa non scontata, alla sollecitazione di un piano per la conservazione e la gestione delle foreste urbane. Che qui sono sempre state in qualche modo preservate ma che una serie di eventi - uragani, tempeste e infestazioni da coleotteri - avevano danneggiato. Nel 2012 il piano è stato approvato e da allora amministrazione e cittadini partecipano attivamente alla gestione del verde urbano che, come ha precisato il sindaco della città, "non è solo un beneficio per la qualità dell'aria e la riduzione dell'energia consumata, ma un'eredità di bellezza lasciata alle generazioni future".
Singapore è oggi conosciuta come Città Giardino. Dove un tempo c'erano paludi e mangrovie sorgono grattacieli circondati da una natura lussureggiante. Giardini orizzontali e verticali e parchi qui sono un'eccezione alla regola secondo cui la vegetazione di una città è inversamente proporzionale alla sua densità di popolazione. Ogni abitante ha a disposizione 58 mq di spazio verde. E' il risultato di una politica lungimirante avviata più di 50 anni in pieno boom economico e espansionistico: costruire sì, ma con un occhio costante alla natura e alla biodiversità tanto da farne la cifra stilistica. Un esempio è il Gardens by the Bay, un immenso giardino di 101 ettari di terreno, suddiviso in due grandi serre: la “Flower Dome”, che riproduce le condizioni climatiche della macchia mediterranea e delle zone tropicali e la “Cloud Forest”, che ripropone la vegetazione tipica della giungla. Tutto intorno ci sono i “Supertree Grove”, pilastri alti tra i 25 ed i 50 metri – rivestiti da piante rampicanti, fiori e pannelli fotovoltaici.
A Lubiana, capitale della Slovenia e città più green d'Europa 2016, le foreste si studiano e si iniziano ad amare sui banchi di scuola. Nè poteva essere diversamente visto che il 46% del territorio è coperto da una foresta naturale che per il 92% è di proprietà privata. L'amministrazione locale qui ha puntato tutto sulla sostenibilità: dalla mobilità alla protezione delle aree verdi, dall’energia pulita all’elettromobilità.
Con oltre 13 milioni di abitanti, Rio de Janeiro è una delle più grandi aree metropolitane del mondo. La città di Niterói, dall'altra parte della baia, ha una popolazione di 500 000 persone, uno dei più alti livelli di istruzione in Brasile e una lunga tradizione di attivismo ambientale. Qui ogni cittadino può godere di 125 mq di verde che occupa infatti la metà della superficie urbana, obiettivo che la cittadinanza si è impegnata a mantenere e migliorare entro il 2033. Nell'accordo di Parigi sul cambiamento climatico, il Brasile si è impegnato a ripristinare 15 milioni di ettari di foreste. Obiettivo che potrà raggiungere solo con la massiccia partecipazione dei governi locali e Niterói è uno di questi.
"Cara quercia, grazie per averci dato ossigeno. Grazie per la tua bellezza ... ". Scrivere messaggi agli alberi fa parte della strategia della città di Melbourne per lo sviluppo e la cura del verde urbano. La capitale dello stato di Victoria, sta subendo una rapida espansione: i suoi 4,5 milioni di abitanti raddopperanno entro il 2051. La "siccità del millennio", che ha portato a divieti di irrigazione, ha convinto amministrazione e cittadini della necessità di un piano per gestire la "salute" degli alberi, vecchi e sottoposti a troppi stress climatici: nei prossimi 20 anni almeno la metà dovranno essere abbattuti. E' stata fatta una mappa del verde urbano e la possibilità di scrivere agli alberi ha comportato il coinvolgimento emotivo della cittadinanza che viene coinvolta nei processi decisionali e collabora attivamente alle attività di gestione della vegetazione.