Disastro ambientale al largo di Shanghai: triplicato lo sversamento di greggio da petroliera Sanchi
In soli quattro giorni, le dimensioni dello sversamento sono più che triplicate. L'olio condensato, il tipo di petrolio ultraleggero a bordo della Sanchi, è particolarmente velenoso per la vita marina
Tre chiazze di petrolio, con una superficie totale di 332 chilometri quadrati, annunciano il disastro ambientale che in tanti temevano. In soli quattro giorni, rispetto ai 101 chilometri quadrati segnalati, lo sversamento in mare, dovuto all'affondamento della nave cisterna iraniana al largo della costa orientale della Cina, è triplicato. Lo ha comunicato l'Amministrazione nazionale degli Oceani cinese che sta monitorando la situazione.
Complici i venti e le correnti marine, l'enorme macchina nera si sposta verso Nord e minaccia - potenzialmente - le coste sudcoreane e giapponesi. Secondo gli esperti, se anche solo il 20 per cento del carico fosse stato rilasciato in acqua, ci troveremo di fronte al disastro dell'Exxon Valdez, superpetroliera di proprietà della ExxonMobil, avvenuto nel 1989 al largo dell'Alaska. L'olio condensato, il tipo di petrolio ultraleggero a bordo della Sanchi, è particolarmente velenoso per la vita marina. Diversamente dal greggio, il condensato non genera la tradizionale macchia superficiale, ma una nuvola sottomarina tossica d'idrocarburi invisibile dalla superficie del mare. Si stimano 136 mila tonnellate di idrocarburi leggeri - di difficile individuazione una volta dispersi.
Attualmente, la petroliera si troverebbe a 115 metri di profondità e la quantità di idrocarburi ancora presenti all'interno della nave cisterna non è nota. Quello che si sa, è che a bordo c'erano un migliaio di tonnellate di diesel come combustibile per navigare e far funzionare i macchinari. La Sanchi è affondata lo scorso 14 gennaio, dopo aver preso fuoco ed essere bruciata per una settimana a seguito di una collisione (avvenuta il con il mercantile Cf Crystal.
Complici i venti e le correnti marine, l'enorme macchina nera si sposta verso Nord e minaccia - potenzialmente - le coste sudcoreane e giapponesi. Secondo gli esperti, se anche solo il 20 per cento del carico fosse stato rilasciato in acqua, ci troveremo di fronte al disastro dell'Exxon Valdez, superpetroliera di proprietà della ExxonMobil, avvenuto nel 1989 al largo dell'Alaska. L'olio condensato, il tipo di petrolio ultraleggero a bordo della Sanchi, è particolarmente velenoso per la vita marina. Diversamente dal greggio, il condensato non genera la tradizionale macchia superficiale, ma una nuvola sottomarina tossica d'idrocarburi invisibile dalla superficie del mare. Si stimano 136 mila tonnellate di idrocarburi leggeri - di difficile individuazione una volta dispersi.
Attualmente, la petroliera si troverebbe a 115 metri di profondità e la quantità di idrocarburi ancora presenti all'interno della nave cisterna non è nota. Quello che si sa, è che a bordo c'erano un migliaio di tonnellate di diesel come combustibile per navigare e far funzionare i macchinari. La Sanchi è affondata lo scorso 14 gennaio, dopo aver preso fuoco ed essere bruciata per una settimana a seguito di una collisione (avvenuta il con il mercantile Cf Crystal.