Doppia ipocrisia. Inchiesta sul traffico d’armi tra Italia e Arabia Saudita
Dicembre 2017, un’inchiesta del New York Times rivela che le bombe sganciate dall’Arabia Saudita contro la popolazione civile dello Yemen nel bombardamento dell’ottobre 2016 provengono dalla fabbrica sarda RWM. L’indagine di Madi Ferrucci, Flavia Grossi e Roberto Persia inizia da qui ma va oltre perché lo scoop del NYTimes non approfondisce fino in fondo l’intreccio internazionale delle responsabilità
RWM lavora per conto della casa madre tedesca Rheinmetall, che attraverso le sue filiali all’estero esporta armi in Arabia Saudita, eludendo la legislazione nazionale.
Questa triangolazione vede anche la complicità di aziende anglo-americane: documenti esclusivi dimostrano la loro mediazione negli accordi diretti tra il governo italiano e quello saudita.
Per dimostrarlo gli autori hanno viaggiato tra Sardegna, Toscana e Germania, hanno trovato operatori portuali disposti a parlare e hanno partecipato al consiglio di amministrazione dell’azienda tedesca acquistando un’azione. L’azienda tedesca e la capofila americana del contratto scaricano tutte le colpe sulla filiale e sul governo italiano. Una posizione ipocrita che però non cancella le responsabilità delle autorità del nostro paese.
L’esportazione di bombe da parte di RWM viola la legislazione italiana, in particolare la legge 185 del 1990 art.1 comma 6, che vieta il commercio di armi verso paesi in stato di conflitto i cui governi sono responsabili di violazioni dei diritti umani. Nel caso dell’Arabia Saudita queste violazioni sono state accertate dall’Alto commissariato dell’ONU per i diritti umani in un Report del 2016 e più volte il Parlamento europeo ha votato l’interruzione dell’esportazione di armi verso questo paese. Ciononostante l’Italia continua a concedere autorizzazioni, l’ultima commessa risale al 2018.
L’inchiesta ha vinto la settima edizione (2018) del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo in collaborazione con Rai e Prix Italia, primo posto ex aequo per la categoria video.
Il lavoro è stato realizzato sotto la supervisione di Paolo Mondani (Report).
Questa triangolazione vede anche la complicità di aziende anglo-americane: documenti esclusivi dimostrano la loro mediazione negli accordi diretti tra il governo italiano e quello saudita.
Per dimostrarlo gli autori hanno viaggiato tra Sardegna, Toscana e Germania, hanno trovato operatori portuali disposti a parlare e hanno partecipato al consiglio di amministrazione dell’azienda tedesca acquistando un’azione. L’azienda tedesca e la capofila americana del contratto scaricano tutte le colpe sulla filiale e sul governo italiano. Una posizione ipocrita che però non cancella le responsabilità delle autorità del nostro paese.
L’esportazione di bombe da parte di RWM viola la legislazione italiana, in particolare la legge 185 del 1990 art.1 comma 6, che vieta il commercio di armi verso paesi in stato di conflitto i cui governi sono responsabili di violazioni dei diritti umani. Nel caso dell’Arabia Saudita queste violazioni sono state accertate dall’Alto commissariato dell’ONU per i diritti umani in un Report del 2016 e più volte il Parlamento europeo ha votato l’interruzione dell’esportazione di armi verso questo paese. Ciononostante l’Italia continua a concedere autorizzazioni, l’ultima commessa risale al 2018.
L’inchiesta ha vinto la settima edizione (2018) del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo in collaborazione con Rai e Prix Italia, primo posto ex aequo per la categoria video.
Il lavoro è stato realizzato sotto la supervisione di Paolo Mondani (Report).