Ecco "Supermax", il carcere di massima sicurezza che aspetta El Chapo: "Un inferno high-tech"
Conosciuto anche come "l'Alcatraz delle montagne rocciose" è una "versione high-tech dell'inferno, progettata per chiudere tutte le percezioni sensoriali" racconta all'Associated Press un ex detenuto
Nelle sezioni di massima sicurezza di tutte le carceri ci sono normalmente detenuti che richiedono una particolare attenzione, ma "El Chapo", il narcotrafficante messicano recentemente condannato da una Corte federale di New York, è di certo un caso del tutto particolare. Joaquin Gusman infatti ha un record senza precedenti di evasioni: è riuscito a fuggire ingatti da due prigioni messicane ad alta sicurezza prima della sua ultima cattura ed estradizione negli Stati Uniti.
Destinato al "Supermax"
Dopo la sentenza di martedì scorso e una condanna all'ergastolo che sembra già scritta, ci si chiede dove, questo detenuto "illustre" sarà trasferito per scontare la pena. Agli esperti Guzman sembra il candidato ideale per il "Supermax", il penitenziario federale di Florence in Colorado, una struttura identificata come "ADX" codice che identifica il massimo nell'amministrazione carceraria statunitense: così sicura, così remota e così severa che è stata definita l'Alcatraz delle Montagne Rocciose. "El Chapo è il candidato ideale per quel posto", ha detto Cameron Lindsay, direttore in pensione che ha diretto tre carceri federali, tra cui il Metropolitan Detention Center di Brooklyn. "Sarei assolutamente sorpreso se non fosse inviato all'ADX."
Situato fuori da una vecchia città mineraria a circa due ore a sud di Denver, i blocchi del "Supermax" ospitano i criminali più pericolosi della nazione, con molti dei suoi 400 detenuti in isolamento per 23 ore al giorno in una cella di 2,1 per 3,7 metri con arredi fissi in cemento armato. Tra questi l'Unabomber Ted Kaczynski, l'attentatore della maratona di Boston Dzhokhar Tsarnaev, Zacarias Moussaoui, implicato nell'attacco alle Torri Gemelle e Terry Nichols complice nell'attentato di Oklahoma City.
Il mago delle evasioni (complice la corruzione)
Ma la reputazione di Guzman come evasore preoccupa. Nel 2015 la sua fuga dalla prigione di massima sicurezza di Altiplano nel Messico centrale fece scalpore: per settimane comunicò con i suoi complici via cellulare, sgusciò in un buco sotto la doccia, saltò in sella a una motocicletta in attesa fuori per poi sfrecciare verso la libertà attraverso un tunnel di oltre un chilometro scavato a mano. La corruzione sembra aver avuto un ruolo centrale in questa spettacolare evasione così come quando, nel 2001, Guzman fu portato via da un'altra prigione messicana di massima sicurezza nascosto in un cesto della biancheria.
"Una versione high-tech -dell'inferno"
Potrebbe succedere nel "Supermax"? I detenuti qui trascorrono anni in isolamento e spesso trascorrono giornate in cui "vengono loro rivolte solo poche parole", è la denuncia contenuta in un rapporto di Amnesty International. Un ex prigioniero, in un'intervista a The Boston Globe, ha descritto il blocco come una "versione high-tech dell'inferno, progettata per chiudere tutte le percezioni sensoriali". Alla maggior parte dei detenuti del "Supermax" viene data una televisione, ma la loro unica visione reale del mondo esterno è una finestra di 10 centimetri il cui design impedisce loro anche di farsi un'idea precisa di dove siano collocati nella struttura. L'interazione umana è minima. I prigionieri mangiano tutti i pasti nella solitudine delle stesse celle, a poca distanza dai servizi igienici. La struttura stessa è sorvegliata da recinti di filo spinato, torri armate di guardia, e pattuglie dotate di cani poliziotto addestrati all'attacco.
"La prigione delle prigioni"
Se mai ci fosse una prigione a prova di fuga, è la struttura di Florence", dice Burl Cain, che è stato a lungo direttore del penitenziario di massima sicurezza di Angola in Louisiana. "È la prigione delle prigioni". Mentre le autorità federali non hanno ancora detto per certo dove verrà mandato El Chapo di certo davanti a lui c'è "una sentenza senza via di fuga e senza ritorno," ha dichiarato il procuratore degli Stati Uniti Richard Donoghue dopo il verdetto di martedì. Le misure di sicurezza a cui è stato sottoposto Guzman durante i tre mesi di processo la dicono lunga sul timore di fuga che lo circonda: in isolamento in un'ala di alta sicurezza del Metropolitan Correctional Center, un carcere di Manhattan noto come "Little Gitmo" che ha in passato ospitato famigerati terroristi e mafiosi.
Nessun contatto
Le autorità hanno chiuso il ponte di Brooklyn per trasferire ogni volta "El Chapo" alle udienze nella Corte federale con un corteo di polizia che includeva una squadra SWAT e un'ambulanza, il tutto monitorato da elicotteri mentre agenti federali armati e cani specializzati nella ricerca di esplosivi bonificavano le zone circostanti al tribunale federale di Brooklyn. C'era così tanta preoccupazione per la sicurezza che durante il processo a Guzman è stato vietato di abbracciare sua moglie. Un problema che non si presenterà se verrà mandato al "Supermax", dove tutte le visite sono senza contatto, e i prigionieri sono separati dai loro visitatori da uno spesso schermo in plexiglass. Il rapporto di Amnesty denuncia anche questo aspetto della detenzione nell'Alcatraz delle Montagne rocciose: "A parte quando vengono messi in contenzione e scortati dalle guardie, un prigioniero può passare anni senza toccare un altro essere umano."