Esercitazioni navali Usa-Corea del Sud. Ira di Pyongyang e Congresso Nazionale del Partito Comunista
Politica internazionale, strategie e prove di forza
C'è fermento in Estremo Oriente dove Corea del Sud e Usa hanno iniziato le manovre navali per arginare le minacce di Pyongyang in concomitanza con i preparativi del diciannovesimo Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese. Quaranta unità, tra queste la portaerei a propulsione nucleare USS Ronald Reagan, aerei, elicotteri e mezzi speciali, saranno impiegate nel Mar del Giappone e nel Mar Giallo con 'funzione di deterrenza' contro la Corea del Nord. Cinque giorni di esercitazioni mentre in Cina si appresta a rieleggere - con ogni probabilità - il leader indiscusso Xi Jinping.
Oltre alle critiche del leader nordcoreano Kim Jong-un, che considera tutto questo un 'atto di guerra', cresce il dissenso interno nei confronti della politica estera di Donald Trump. Secondo l'analisi di Rana Mitter, storico di Oxford, considerato tra i più grandi esperti di Estremo Oriente, il presidente americano sta di fatto "consegnando alla Cina la
possibilità di imporsi nel mondo". Durante un'intervista rilasciata a Repubblica, Mitter spiega che a novembre alla conferenza dell'Apec, in Vietnam si vedrà se siamo all'alba dello strapotere cinese. In tale occasione infatti "Trump terrà un discorso potenzialmente decisivo perché dovrà garantire a Giappone, Corea del Sud, Taiwan ma anche Singapore che l'impegno degli Usa nel Pacifico resta inalterato. Oppure dirà, come continua a dire, che è tempo per l'America di ripensare il suo ruolo nel mondo".
Un 'mancato sostegno' - che di fatto secondo Mitter - regalerebbe ampi poteri al Segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping, che tra l'altro lo vedono protagonista "dalle isole contese del Mar della Cina del Sud dove passano 5 mila miliardi di dollari di merci, alle Filippine che combattono l'Isis con le armi di Pechino". Secondo Mitter, Xi sta entrando nel futuro del controllo sociale attraverso l'e-government". Il partito ha proposto un sistema a crediti che valuta l'affidabilità dei cittadini per mezzo di carte d'identità elettroniche. "Un sistema che presto sarà così avanzato da diventare parte determinante del governo autoritario - secondo Mitter che spiega - la legittimazione del partito continua a passare per il successo economico. Ma in 30 anni la classe media è cresciuta e oggi il vero problema sono i giovani laureati che non trovano impieghi all'altezza delle aspettative. Potenzialmente un grande rischio".
La politica del presidente non piace nemmeno al ministro degli esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov, che ha voluto sottolineare l'inaffidabilità degli Usa dopo l'annuncio di volersi ritirare dall'accordo sul nucleare iraniano. Decisione che secondo Sergej spigherebbe il perché "Pyongyang non sia interessata a negoziare". "Gli Stati Uniti stanno rifiutando il dialogo in questa fase e dimostrano, ritirandosi dall'accordo nucleare iraniano, che gli accordi non valgono niente", ha detto. "Cosa ci si può aspettare ora che la Corea del Nord sia interessata ai negoziati?". Una dichiarazione che strizza l'occhio alla Repubblica Democratica della Corea del Nord che, qualche giorno fa, ha riconosciuto l'annessione della Penisola di Crimea alla Federeazione Russa.
Oltre alle critiche del leader nordcoreano Kim Jong-un, che considera tutto questo un 'atto di guerra', cresce il dissenso interno nei confronti della politica estera di Donald Trump. Secondo l'analisi di Rana Mitter, storico di Oxford, considerato tra i più grandi esperti di Estremo Oriente, il presidente americano sta di fatto "consegnando alla Cina la
possibilità di imporsi nel mondo". Durante un'intervista rilasciata a Repubblica, Mitter spiega che a novembre alla conferenza dell'Apec, in Vietnam si vedrà se siamo all'alba dello strapotere cinese. In tale occasione infatti "Trump terrà un discorso potenzialmente decisivo perché dovrà garantire a Giappone, Corea del Sud, Taiwan ma anche Singapore che l'impegno degli Usa nel Pacifico resta inalterato. Oppure dirà, come continua a dire, che è tempo per l'America di ripensare il suo ruolo nel mondo".
Un 'mancato sostegno' - che di fatto secondo Mitter - regalerebbe ampi poteri al Segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping, che tra l'altro lo vedono protagonista "dalle isole contese del Mar della Cina del Sud dove passano 5 mila miliardi di dollari di merci, alle Filippine che combattono l'Isis con le armi di Pechino". Secondo Mitter, Xi sta entrando nel futuro del controllo sociale attraverso l'e-government". Il partito ha proposto un sistema a crediti che valuta l'affidabilità dei cittadini per mezzo di carte d'identità elettroniche. "Un sistema che presto sarà così avanzato da diventare parte determinante del governo autoritario - secondo Mitter che spiega - la legittimazione del partito continua a passare per il successo economico. Ma in 30 anni la classe media è cresciuta e oggi il vero problema sono i giovani laureati che non trovano impieghi all'altezza delle aspettative. Potenzialmente un grande rischio".
La politica del presidente non piace nemmeno al ministro degli esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov, che ha voluto sottolineare l'inaffidabilità degli Usa dopo l'annuncio di volersi ritirare dall'accordo sul nucleare iraniano. Decisione che secondo Sergej spigherebbe il perché "Pyongyang non sia interessata a negoziare". "Gli Stati Uniti stanno rifiutando il dialogo in questa fase e dimostrano, ritirandosi dall'accordo nucleare iraniano, che gli accordi non valgono niente", ha detto. "Cosa ci si può aspettare ora che la Corea del Nord sia interessata ai negoziati?". Una dichiarazione che strizza l'occhio alla Repubblica Democratica della Corea del Nord che, qualche giorno fa, ha riconosciuto l'annessione della Penisola di Crimea alla Federeazione Russa.