Filippine: esercito bombarda Marawi. Timore avanzata degli islamisti. 2mila persone in trappola
Dopo una settimana di combattimenti il bilancio è di oltre centro morti, mentre 2 mila civili sarebbero in trappola
È di oltre cento morti l'ultimo bilancio della battaglia per Marawi, nelle Filippine meridionali, dove l'esercito è intervenuto per fermare un attacco armato di militanti islamisti. Secondo il portavoce dell'esercito, il tenente colonnello Jo-Ar Herrera, sono stati trovati i corpi massacrati di 19 civili, mentre negli scontri sono morti 61 jihadisti, 13 soldati e quattro poliziotti.
Duemila civili sono intrappolati a Marawi, nell'isola di Mindanao, una delle più grandi città musulmane in una nazione a maggioranza cattolica. L'esercito sta fronteggiando i fondamentalisti islamici, accusati di aver commesso atrocità come l'uccisione di donne e bambini. I combattimenti hanno indotto il presidente Rodrigo Duterte a dichiarare la legge marziale nella parte meridionale delle Filippine, per contenere quella che è considerata la minaccia in rapida crescita dei terroristi collegati allo Stato Islamico.
La maggior parte dei 200mila residenti dell'isola sono fuggiti a causa dei combattimenti, ma 2mila restano intrappolati in aree controllate dai militanti, secondo Zia Alonto Adiong, portavoce del comitato provinciale per la gestione delle crisi. "Ci inviano sms, chiamano la nostra linea dedicata per chiederci di inviare soccorsi, ma non possiamo semplicemente andare in zone che per noi sono inaccessibili", ha spiegato Adiong, "Vogliono andarsene. Hanno paura per la loro incolumità. Alcuni non hanno più cibo da mangiare. Temono che saranno colpiti da proiettili e da attacchi aerei", ha aggiunto.
Duemila civili sono intrappolati a Marawi, nell'isola di Mindanao, una delle più grandi città musulmane in una nazione a maggioranza cattolica. L'esercito sta fronteggiando i fondamentalisti islamici, accusati di aver commesso atrocità come l'uccisione di donne e bambini. I combattimenti hanno indotto il presidente Rodrigo Duterte a dichiarare la legge marziale nella parte meridionale delle Filippine, per contenere quella che è considerata la minaccia in rapida crescita dei terroristi collegati allo Stato Islamico.
La maggior parte dei 200mila residenti dell'isola sono fuggiti a causa dei combattimenti, ma 2mila restano intrappolati in aree controllate dai militanti, secondo Zia Alonto Adiong, portavoce del comitato provinciale per la gestione delle crisi. "Ci inviano sms, chiamano la nostra linea dedicata per chiederci di inviare soccorsi, ma non possiamo semplicemente andare in zone che per noi sono inaccessibili", ha spiegato Adiong, "Vogliono andarsene. Hanno paura per la loro incolumità. Alcuni non hanno più cibo da mangiare. Temono che saranno colpiti da proiettili e da attacchi aerei", ha aggiunto.