Fase 2. Carcere. Progetto #ricuciamo: da Bollate, Rebibbia e Salerno 800 mila mascherine al giorno
Un "vero polo industriale" che a regime arriverà a produrre 800 mila mascherine al giorno e a operare su otto "macchinari tecnologicamente avanzati" in cui lavoreranno 320 detenuti. E' il progetto #ricuciamo
Nato da una partnership fra il Commissario straordinario per l'emergenza Covid e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia il progetto è stato presentato oggi nel carcere milanese di Bollate dove sono già arrivate le prime due macchine.
Nasce così, come ha spiegato il capo del Dap Bernardo Petralia, "un sito di produzione di eccellenza con certificazioni di qualità" e grazie al quale "ogni macchinario arriverà a produrre 100mila mascherine al giorno". Macchinari che, tra l'altro, in futuro, a seconda delle necessità, potranno anche essere riconvertiti per altre produzioni.
I macchinari e il tessuto necessario alla produzione vengono acquistati dalla struttura del Commissario straordinario e concessi a titolo gratuito all'Amministrazione penitenziaria, che si farà carico, invece, di pagare la spesa per il lavoro dei detenuti.
A Bollate si lavora nell'area della 'ex falegnameria' di 500 metri quadri, a Rebibbia in tre aree di 150 metri quadri ciascuna, adiacenti fra loro, e nel carcere di Salerno in un'area di 500 mq. Con quattro turni lavorativi ogni macchina produrrà mascherine 24 ore su 24.
Ci saranno 10 detenuti per turno su ogni singola macchina, 6 addetti al funzionamento del macchinario, due addetti alla ricezione e alla preparazione del tessuto, due addetti all'impacchettamento e alla sanificazione delle mascherine, per un totale di 80 detenuti impiegati nei quattro turni di lavoro per le due macchine installate in ogni struttura produttiva (a Bollate quattro macchine).
I detenuti selezionati saranno formati e abilitati all'utilizzo dei macchinari sotto la direzione di un manager operativo e le mascherine prodotte (che andranno agli istituti penitenziari e ad altre strutture in accordo con la Protezione civile) saranno dotate di certificazione di conformità e degli standard qualitativi. Un polo che, tra l'altro, ha messo in luce il capo del Dap Petralia, "potrà diventare un sito anche per la produzione di altro in futuro".
Nelle tre case di reclusione, ha chiarito Ernesto Somma, esponsabile del team 'riconversione incentivi' del Commissario per l'emergenza, prendono forma, dunque, "dei veri reparti industriali per una produzione efficiente di mascherine e quindi dalle tre carceri verrà fornito un contributo al Paese".
Solo a Bollate, dove in totale ci saranno 4 macchine (le altre 4 negli altri due penitenziari) e si produrranno fino a 400mila mascherine al giorno, saranno inizialmente impegnati al lavoro "89 detenuti", come ha raccontato la direttrice Cosima Buccoliero, che ha accompagnato Petralia e Somma a visitare il capannone dove si trovano le prime due macchine per la produzione. Un progetto, quello presentato oggi, portato avanti assieme anche ad alcuni partner privati.