Golpe in Myanmar, tensioni con Usa: "Noi col popolo" e i militari negano l'incontro con San Suu Kyi
Braccio di ferro tra i militari del golpe in Myanmar e gli Stati Uniti, che avevano richiesto di poter incontrare la leader della Lega nazionale per la democrazia, Aung San Suu Kyi, vincitrice delle scorse elezioni, agli arresti domiciliari dal primo febbraio. E intanto la protesta monta in tutto in Paese e sfida la legge marziale
Dopo le mancate aperture da parte dei militari autori del golpe in Myanmar, agli Stati Uniti è stata rigettata la possibilità di poter incontrare la leader della Lega nazionale per la democrazia, Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari. Lo ha reso noto il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price esprimendo così "forte preoccupazione'' per la situazione a Myanmar, affermando di essere "dalla parte del popolo" nel loro diritto a "riunirsi pacificamente anche a sostegno del governo democraticamente eletto. Washington si sta muovendo rapidamente per dare una risposta a quanto accaduto", ha concluso Price.
La sponda del presidente americano Joe Biden potrebbe essere l'India. Il presidente degli Stati Uniti ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo Narendra Modi spiegando che i due "leader hanno concordato di continuare una stretta cooperazione per promuovere la libertà di navigazione, l'integrità territoriale e un'architettura regionale più forte attraverso il Quad (Quadrilateral Security Dialogue)". La nota della Casa Bianca spiega che "il presidente ha sottolineato il suo desiderio di difendere le istituzioni e le norme democratiche in tutto il mondo e ha osservato che un impegno condiviso sui valori
democratici è fondamentale nelle relazioni Usa-India. Hanno inoltre deciso che lo stato di diritto e il processo democratico devono essere sostenuti in Myanmar".
E intanto nella ex Birmania le manifestazioni si moltiplicano. I sostenitori della San Suu Kyi hanno invaso le strade delle principali città, Yangon è un fiume di protesta, come Mandalay, nonostante gli avvertimenti dei militari che si sono detti pronti ad agire contro assembramenti non autorizzati. Anche a San Chaung, dove i cortei sono proibiti, decine di manifestanti stanno marciando lungo la strada principale mostrando il saluto a tre dita, ispirato alla saga di "Hunger Games" e simbolo oramai di una democrazia svanita. La risposta dei militari sono stati i cannoni ad acqua, con feriti, impiegati nelle città di Bago e Naypyidaw e l'imposizione della legge marziale.
La sponda del presidente americano Joe Biden potrebbe essere l'India. Il presidente degli Stati Uniti ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo Narendra Modi spiegando che i due "leader hanno concordato di continuare una stretta cooperazione per promuovere la libertà di navigazione, l'integrità territoriale e un'architettura regionale più forte attraverso il Quad (Quadrilateral Security Dialogue)". La nota della Casa Bianca spiega che "il presidente ha sottolineato il suo desiderio di difendere le istituzioni e le norme democratiche in tutto il mondo e ha osservato che un impegno condiviso sui valori
democratici è fondamentale nelle relazioni Usa-India. Hanno inoltre deciso che lo stato di diritto e il processo democratico devono essere sostenuti in Myanmar".
E intanto nella ex Birmania le manifestazioni si moltiplicano. I sostenitori della San Suu Kyi hanno invaso le strade delle principali città, Yangon è un fiume di protesta, come Mandalay, nonostante gli avvertimenti dei militari che si sono detti pronti ad agire contro assembramenti non autorizzati. Anche a San Chaung, dove i cortei sono proibiti, decine di manifestanti stanno marciando lungo la strada principale mostrando il saluto a tre dita, ispirato alla saga di "Hunger Games" e simbolo oramai di una democrazia svanita. La risposta dei militari sono stati i cannoni ad acqua, con feriti, impiegati nelle città di Bago e Naypyidaw e l'imposizione della legge marziale.