Greta, Navalny, Oms e i 'fact checkers' proposti per il Nobel per la Pace
L'anno scorso il prestigioso riconoscimento è andato al World Food Programme. L'assegnazione a ottobre
Il dissidente russo Alexei Navalny, l'Organizzazione mondiale della sanità e l'attivista per il clima Greta Thunberg sono tra i nominati per il Nobel per la pace di quest'anno, tutti sostenuti da legislatori norvegesi che hanno una lunga esperienza nella scelta del vincitore.
Migliaia di persone, da membri dei parlamenti di tutto il mondo agli ex vincitori dai capi di stato a istituzioni internazionali, possono proporre candidati. Le candidature, che si chiudono domenica 31 gennaio, non implicano l'approvazione del comitato per il Nobel, che peraltro non svela per 50 anni i nomi di chi propone e di chi viene proposto.
Secondo le statistiche, sono proprio i nomi proposti dai parlamentari norvegesi ad avere più successo nelle assegnazioni del Nobel: praticamente sempre dal 2014 a oggi con l'eccezione del 2019. Chi nomina può dichiarare la propria scelta. Nella rosa di quest'anno ci sarebbero (ancora una volta) Greta Thunberg e i Fridays For Future, in quanto "portavoce importanti nella lotta contro la crisi climatica", e anche Alexei Navalny, sostenuto dall'ex ministro norvegese Ola Elvestuen per i suoi "sforzi per una democratizzazione pacifica della Russia". L'Oms è stata scelta per la battaglia contro il Covid-19 e per il programma di distribuzione dei vaccini.
Altri nomi proposti sono quelli degli attivisti bielorussi Sviatlana Tsikhanouskaya, Maria Kolesnikova e Veronika Tsepkalo perché sono di ispirazione "per la resistenza pacifica", ha detto il nominatore, Geir Sigbjoern Toskedal. Mentre Jette Christensen ha nominato il Comitato ungherese Helsinki, un gruppo per i diritti umani, e IUSTITIA, un gruppo di giudici polacchi che difendono i diritti civili. "La mia nomina quest'anno è ... per la lotta per preservare la democrazia come forma di governo in Europa ", ha detto.
La libertà di informazione è un tema ricorrente: figurano il Comitato per la protezione dei giornalisti con sede negli Stati Uniti, l'ex giornalista di Charlie Hebdo Zineb el Rhazoui; Hong Kong Free Press, Reporter sans frontiere (RSF) con sede a Parigi.
I Fact checkers
La parlamentare norvegese, Trine Skei Grande, ex leader del Partito Liberale, ha proposto i 'fact checker', chi verifica le notizie, un ruolo importante in tempi di fake news. "Viviamo in un'epoca in cui combattere le bugie è così importante che Joe Biden ne ha parlato nel suo discorso - ha spiegato -. Quest'anno ho proposto i fact checker per il Premio Nobel per la Pace. Hanno bisogno del nostro sostegno", ha detto. La parlamentare, in particolare, ha proposto l'International Fact-Checking Network (Ifcn), una rete composta da decine di media e organizzazioni attive in tutto il mondo nella verifica dei fatti tra cui France Presse, Washington Post, Reuters, nonché il sito web sudafricano Africa Check e organizzazioni in Asia e Sud America. Nel suo discorso inaugurale di mercoledì, il nuovo presidente degli Stati Uniti Biden ha parlato di un "attacco alla democrazia e alla verità" e ha detto che i cittadini e i leader hanno il dovere di "difendere la verità e sconfiggere le bugie".
In lista anche la NATO e l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e Aminatou Haidar, per la sua campagna pacifica verso un Sahara occidentale indipendente, la Stazione spaziale internazionale e il Movimento scout internazionale.
Trump e Biden
La Casa Bianca ha annunciato nel settembre scorso la nomina del presidente Donald Trump per il suo ruolo di mediazione in un accordo che ha visto gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain normalizzare le relazioni con Israele. A nominarlo è stato un politico di estrema destra norvegese, Christian Tybring-Gjedde. In lista anche Biden per aver promosso la forza del dialogo e non esser mai ricorso a soluzioni violente.
L'Istituto Nobel di Oslo accetta tutte le candidature valide, inviate prima della scadenza del 31 gennaio. Il vincitore del Premio per la Pace 2021 sarà annunciato all'inizio di ottobre. L'anno scorso il prestigioso riconoscimento è andato al World Food Programme (Wfp).
Migliaia di persone, da membri dei parlamenti di tutto il mondo agli ex vincitori dai capi di stato a istituzioni internazionali, possono proporre candidati. Le candidature, che si chiudono domenica 31 gennaio, non implicano l'approvazione del comitato per il Nobel, che peraltro non svela per 50 anni i nomi di chi propone e di chi viene proposto.
Secondo le statistiche, sono proprio i nomi proposti dai parlamentari norvegesi ad avere più successo nelle assegnazioni del Nobel: praticamente sempre dal 2014 a oggi con l'eccezione del 2019. Chi nomina può dichiarare la propria scelta. Nella rosa di quest'anno ci sarebbero (ancora una volta) Greta Thunberg e i Fridays For Future, in quanto "portavoce importanti nella lotta contro la crisi climatica", e anche Alexei Navalny, sostenuto dall'ex ministro norvegese Ola Elvestuen per i suoi "sforzi per una democratizzazione pacifica della Russia". L'Oms è stata scelta per la battaglia contro il Covid-19 e per il programma di distribuzione dei vaccini.
Altri nomi proposti sono quelli degli attivisti bielorussi Sviatlana Tsikhanouskaya, Maria Kolesnikova e Veronika Tsepkalo perché sono di ispirazione "per la resistenza pacifica", ha detto il nominatore, Geir Sigbjoern Toskedal. Mentre Jette Christensen ha nominato il Comitato ungherese Helsinki, un gruppo per i diritti umani, e IUSTITIA, un gruppo di giudici polacchi che difendono i diritti civili. "La mia nomina quest'anno è ... per la lotta per preservare la democrazia come forma di governo in Europa ", ha detto.
La libertà di informazione è un tema ricorrente: figurano il Comitato per la protezione dei giornalisti con sede negli Stati Uniti, l'ex giornalista di Charlie Hebdo Zineb el Rhazoui; Hong Kong Free Press, Reporter sans frontiere (RSF) con sede a Parigi.
I Fact checkers
La parlamentare norvegese, Trine Skei Grande, ex leader del Partito Liberale, ha proposto i 'fact checker', chi verifica le notizie, un ruolo importante in tempi di fake news. "Viviamo in un'epoca in cui combattere le bugie è così importante che Joe Biden ne ha parlato nel suo discorso - ha spiegato -. Quest'anno ho proposto i fact checker per il Premio Nobel per la Pace. Hanno bisogno del nostro sostegno", ha detto. La parlamentare, in particolare, ha proposto l'International Fact-Checking Network (Ifcn), una rete composta da decine di media e organizzazioni attive in tutto il mondo nella verifica dei fatti tra cui France Presse, Washington Post, Reuters, nonché il sito web sudafricano Africa Check e organizzazioni in Asia e Sud America. Nel suo discorso inaugurale di mercoledì, il nuovo presidente degli Stati Uniti Biden ha parlato di un "attacco alla democrazia e alla verità" e ha detto che i cittadini e i leader hanno il dovere di "difendere la verità e sconfiggere le bugie".
In lista anche la NATO e l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e Aminatou Haidar, per la sua campagna pacifica verso un Sahara occidentale indipendente, la Stazione spaziale internazionale e il Movimento scout internazionale.
Trump e Biden
La Casa Bianca ha annunciato nel settembre scorso la nomina del presidente Donald Trump per il suo ruolo di mediazione in un accordo che ha visto gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain normalizzare le relazioni con Israele. A nominarlo è stato un politico di estrema destra norvegese, Christian Tybring-Gjedde. In lista anche Biden per aver promosso la forza del dialogo e non esser mai ricorso a soluzioni violente.
L'Istituto Nobel di Oslo accetta tutte le candidature valide, inviate prima della scadenza del 31 gennaio. Il vincitore del Premio per la Pace 2021 sarà annunciato all'inizio di ottobre. L'anno scorso il prestigioso riconoscimento è andato al World Food Programme (Wfp).