Hong Kong solo ai 'patrioti': obbligo di giuramento di fedeltà alla Cina per i deputati del LegCo
Certificazione del 'patriottismo' per i parlamentari e consiglieri distrettuali di Hong Kong che dovranno giurare fedeltà alla 'basic law', la Costituzione locale, al governo della città e a Pechino.
Il ministro per gli Affari costituzionali e continentali di Hong kong, Erick Tsang, spiegando la misura in cantiere, ha detto che chi violerà questi principi sarà escluso dalle elezioni per 5 anni. Si tratta di una delle 'riforme' volte ad assecondare le direttive di Pechino per escludere voci dissenzienti nei vari livelli di rappresentanza politica dell'ex colonia britannica. La decisione riporta alla memoria la controversia sul giuramento del 2016 quando sei rappresentanti pro-democrazia furono espulsi dopo una sentenza del tribunale perché non avevano giurato correttamente, pronunciando male la formula, aggiungendo parole o leggendo il giuramento troppo lentamente. La legislatura di Hong Kong dovrebbe deliberare su questo progetto di legge il 17 marzo prossimo.
Foto d'archivio: Yau Wai-ching depone una bandiera con la scritta "Hong Kong non è la Cina" prima del giuramento nella prima riunione del Legco a Hong Kong il 12 ottobre 2016 (Getty Images)
Martedì Carrie Lam, a capo dell'esecutivo di Hong Kong, ha dato il suo esplicito sostegno a una serie di riforme elettorali auspicate da Pechino che mirano a escludere ulteriormente le voci dell'opposizione dalla politica della città che gode ancora, almeno formalmente, di un regime di semi-autonomia amministrativa. Lunedì, Xia Baolong, direttore dell'Ufficio affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato cinese, ha detto che Hong Kong dovrebbe essere governata solo da "patrioti", escludendo coloro che fanno pressione su altri Paesi per sanzioni straniere e i "facinorosi". Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha ribadito il concetto dichiarando sempre ieri che "le persone in posizioni importanti, che detengono importanti poteri e che si assumono importanti responsabilità amministrative devono essere 'patrioti'. È una cosa ovvia".
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin (Getty Images)
Un chiaro segno che la Cina non intende più tollerare voci dissenzienti a 23 anni dal passaggio di potere che consegnò l'ex colonia britannica al dominio cinese con la promessa che avrebbe dovuto però conservare diritti e libertà per almeno 50 anni secondo il principio "un Paese, due sistemi". Dopo l'imposizione della legge sulla sicurezza nazionale l'anno scorso, le autorità di Hong Kong si sono mosse per espellere dal Consiglio legislativo della città i rappresentanti non allineati prendendo poi di mira i leader dell'opposizione locale con accuse che vanno dall'assembramento illegale alla collusione con forze straniere. Lam ha ribadito che le lotte politiche e i disordini in città, tra cui le proteste antigovernative del 2019 così come quelle del 2014, hanno dimostrato che ci sono sempre state alcune persone "troppo ostili" alle autorità centrali cinesi. "Posso capire che queste siano molto preoccupate, e non vogliano che la situazione si deteriori ulteriormente in modo tale da impedire l'attuazione del modello 'un paese, due due sistemi'".
Foto d'archivio: I quattro deputati pro-democrazia espulsi nel novembre 2020, da sinistra, Dennis Kwok, Kenneth Leung, Kwok Ka-ki e Alvin Yeung, durante la conferenza stampa al Consiglio legislativo di Hong Kong (Ap)
I cambiamenti elettorali dovrebbero essere discussi e approvati nella riunione del mese prossimo del Congresso Nazionale del Popolo e del suo organo consultivo, la Conferenza consultiva politica del popolo cinese. Queste modifiche porteranno probabilmente a una ridistribuzione dei voti nella commissione elettorale di 1.200 membri che seleziona il capo dell'esecutivo di Hong Kong, soggetto al veto di Pechino. La commissione è composta in modo da rappresentare i vari settori economici, educativi e sociali di Hong Kong, accanto alle altre istituzioni politiche in gran parte controllate da Pechino. L'unica eccezione è data dai 117 membri della commissione scelti tra i 458 consiglieri distrettuali della città, ma ci sono timori che anche questi 117 voti vengano trasferiti a un altro corpo elettorale, forse quello dei rappresentanti di Hong Kong alla Conferenza consultiva politica del popolo cinese, ponendoli direttamente sotto il controllo di Pechino.