I volti di un genocidio. Morti, desaparecidos e sopravvissute di Srebrenica
L'assedio delle milizie di Mladic, la capitolazione e le responsabilità dei 'peacekeepers' olandesi, l'allarme di Emma Bonino allora commissaria europea. Storia di un genocidio. In queste immagini alcune delle donne sopravvissute al "macellaio" Mladic ma che nei giorni del massacro persero mariti, figli e fratelli.
La condanna all'ergastolo di Ratko Mladic decretata oggi dal tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini nella ex Jugoslavia riporta di attualità la ferita mai completamente rimarginata del massacro di Srebrenica. Nell'estate del 1995, tra il 6 e il 25 luglio, le milizie serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladic, con l'appoggio del gruppo paramilitare degli "Scorpioni" penetrarono in quella che ormai da due anni avrebbe dovuto essere una zona protetta da parte delle Nazioni Unite. In realtà nella enclave, disarmati, si erano andati a rifugiare molti civili e molti combattenti bosniaci provenienti dalle zone nord-orientali della Bosnia via via attaccate dai serbi.
Dopo un assedio durate alcuni giorni, le forze ONU comandate in loco dal colonnello olandese Karremans e coordinate a Sarajevo dal Generale Janvier, capitolarono incapaci di rispondere all'attacco dei serbo-bosniaci. Mladic entra a Srebrenica l'11 luglio. Il giorno dopo inizia l'operazione di pulizia etnica: le donne e i bambini vengono separati dai maschi di età tra i 12 e i 77 anni che vengono catturati formalmente per essere "interrogati per sospetti crimini di guerra" in realtà per essere massacrati.
Le notizie della scomparsa di migliaia di uomini dall'enclave musulmana cominciano a trapelare grazie alle testimonianze dei pochi che riescono a mettersi in salvo, e come mostra questo spezzone dell'epoca tratto dagli archivi dell'Associated Press, già il 16 luglio del 1995 Emma Bonino, che allora aveva l'incarico di commissario europeo per gli Aiuti umanitari, lancia l'allarme sugli eventi che in quelle ore stavano precipitando. Non solo uomini ma anche donne e bambini mancano all'appello:
E in effetti come emergerà successivamente si stima che circa 23mila tra donne e bambini siano state deportate nelle 30 ore successive all'ingresso di Mladic a Srebrenica. Centinaia di uomini furono fatti prigionieri sempre in quelle ore e segregati in camion e magazzini. A 15mila uomini che avevano cercato di scappare da Srebrenica durante la notte fu data la caccia a colpi di mortaio mentre fuggivano attraverso le montagne.
Le stesse forze di 'peacekeeping' ONU consegnarono ai serbo-bosniaci 5mila musulmani in cambio di 14 prigionieri olandesi e alla fine il bilancio ufficiale dell'infame massacro sarà di 8372 morti decine di migliaia tra sfollati e prigionieri, tra questi, tantissimi quelli che ancora mancano all'appello e di cui non è nemmeno stato ritrovato il corpo.