"Il grande fuoco": il libro-inchiesta sull'attentato all'oleodotto di Trieste del 4 agosto 1972
Ad evitare la strage furono da una parte le condizioni del tempo (l'assenza di Bora, quel 4 agosto del 1972) e i soccorsi tempestivi dei vigili del fuoco dall'altra un errore degli attentatori. E' questa la tesi che Giuliano Sadar, giornalista della sede Rai di Trieste, sostiene nel libro-inchiesta "Il grande fuoco" (mgsPress), dedicato all'attentato alla Siot del capoluogo giuliano. Quarantatré anni fa nella piana di San Dorligo della Valle quattro esplosioni, di cui una a vuoto, mandarono a fuoco alcuni serbatoi della tank farm. Come vi mostriamo in questa photogallery, colonne di fumo altissime oscurarono il cielo. Se le fiamme si fossero propagate agli altri serbatoi, pieni di liquido infiammabile, ci sarebbero state, come si legge nella sentenza di primo grado, "tragiche conseguenze per le popolazioni per l'intera zona, non esclusa la città di Trieste". Un'indagine a 360 gradi su una 'storia italiana' caduta nel dimenticatoio, che riporta alla memoria collettiva gli anni di Settembre nero, costola terroristica di Al Fatah che rivendicò l'attentato, dei dirottamenti aerei, della politica estera italiana del mai accertato "lodo Moro". Una 'storia italiana', in cui nessun colpevole materiale scontò un solo giorno di carcere, che da "tentata strage" venne derubricata dalla sentenza d'appello in "incendio doloso". Un libro che alla cronaca e alle carte processuali intreccia ipotesi, possibili altre piste che si sarebbero potute percorrere ma che rimasero inesplorate