Il sindaco, la donna, i vigili del fuoco: volti e storie dell'11 settembre 2001
L'11 settembre 2001 e gli uomini, le donne diventate icone del giorno che cambiò la storia del mondo
Primo dramma mondiale ad accadere in diretta tv, gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 sono penetrati a fondo nella coscienza collettiva e il loro ricordo è legato ad alcune immagini divenute simbolo di una tragedia. Dall'impressionante esplosione degli aerei contro le Torri Gemelle all'immensa nube di polveri causate dal loro
crollo, dai corpi lanciati nel vuoto ai volti degli uomini, più o meno celebri, che di quei giorni drammatici divennero il simbolo.
Come Rudoplh Giuliani, che dopo due mandati da sindaco di New York era riuscito a dare un giro di vite sulla criminalità, ma anche a finire sotto il fuoco delle critiche per aver limitato le libertà civili nel suo zelo per ripulire le strade della città. La sua capacità di mantenere il controllo della situazione durante e in seguito agli attacchi ne rafforzò la figura tanto da essere scelto da Time come persona dell'anno per il 2001. Oggi, a 72 anni, divide il suo tempo tra
lo studio legale Bracewell & Giuliani e la società di consulenza sulal gestione della sicurezza Giuliani Partners di
cui è presidente e amministratore delegato. Accantonata l'idea di opporsi a Obama nelle presidenziali del 2012, ad aprile ha dichiarato il suo endorsement a Donald Trump nel cui gabinetto potrebbe entrare in caso di vittoria del candidato repubblicano.
Ed Fine
La foto di un uomo di mezza età, con il vestito blu coperto di polvere fino a diventare grigio, un fazzoletto a coprire la
bocca e la ventiquattr'ore stretta in pugno, divenne il simbolo dello stupor della metropoli di fronte al disastro. Allora
dipendente della Intercapital Planning Corp., Ed Fine aspettava l'ascensore al 78mo piano della Torre Nord quando il volo 11 dell'Amertcan Airlines colpì l'edificio. Pensando a una bomba, si precipitò in strada scendendo per le scale di emergenza. Era appena uscito in strada quando, alle 10,05, la Torre Sud crollò, sollevando una nuvola di polvere che sommerse ogni cosa. Stan Honda, fotografo dell'Afp, scattò la foto che finì sulla copertina di Fortune.
Oggi vive a Watchung, nel New Jersey e si gode i nipotini. Ha conservato il vestito e la valigetta, così come le scarpe e il pass per il World Trade Center. Occasionalmente va a prendere una birra con Honda, che dopo averlo fotografato lo fermò e gli chiese come si chiamasse, senza che Fine riuscisse a capire perché quell'uomo, di fronte all'Apocalisse, fosse tanto interessato al suo nome.
Howard Lutnick
Lutnick deve la sua vita al primo giorno di asilo di suo figlio. Era amministratore delegato della Cantor Fitzgerald
quando due terzi dei dipendenti della società furono uccisi nel crollo della Torre Nord. Tra il 101mo e il 105mo piano
dell'edificio lavoravano 658 dei 960 dipendenti di New York. Morirono tutti, incluso il fratello di Lutnik e tutti gli uomini chiave della societa'. Dopo aver deciso di mantenere in vita l'azienda, Lutnick assunse un impegno in diretta tv:
prendersi cura delle famiglie dei dipendenti morti. Tagliò gli stipendi delle vittime ma condivise con le famiglie il 25 per cento dei profitti per i cinque anni successivi oltre a 10 anni di assicurazione sanitaria. Molti figli dei dipendenti uccisi quel giorno sono impiegati oggi alla Cantor Fitzgerald.
Andrew Card
Fu da lui che George W. Bush seppe che il mondo stava finendo. Da capo di gabinetto della Casa Bianca, durante la visita di Bush alla scuola elementare Emma E. Booker Elementary di Sarasota, in Florida, Andrew Card si chinò all'orecchio del presidente per sussurrargli che New York era sotto attacco. Nel marzo 2006, dopo sei anni di lavoro duro e difficile (erano iniziate da tempo le guerre in Afghanistan e in Iraq) , Card lasciò l'incarico. Dopo aver servito sotto tre presidenti (Reagan e i due Bush) nel 2014 è stato eletto rettore della università Franklyn Pierce, incarico che ha lasciato quest'anno.
I tre pompieri
È una delle fotografie più iconiche scattate a Ground Zero: tre vigili del fuoco di New York - Daniel McWilliams, George
Johnson e William "Billy" Eisengrein - stanno in mezzo alle rovine delle Torri Gemelle nel tardo pomeriggio dell'11
settembre a issare una bandiera americana. Un'immagine quasi speculare a quella dei marines che issano la bandiera su Iwo Jima durante l'offensiva nel Pacifico che avrebbe portato alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Williams aveva visto la bandiera su una barca ormeggiata sul fiume Hudson e l'aveva strappata via. Sul suo cammino verso Ground Zero venne raggiunto da Johnson, della sua stessa compagnia, e da Eisengrein, un amico d'infanzia. I tre videro un pennone, vi si arrampicarono per issarvi la bandiera. Erano le cinque del pomeriggio dell'11 settembre. Sei mesi dopo gli attacchi, nel marzo 2002, McWilliams, Johnson, Eisengrein furono ricevuti dal presidente Bush nello Studio Ovale: l'immagine era stata scelta come uno annullo postale per raccogliere fondi per le famiglie dei soccorritori uccisi o resi invalidi in seguito agli attacchi. Furono raccolti circa 10 milioni di dollari.
Bob Beckwith
Era un ex vigile del fuoco di New York, stava aiutando a Ground Zero quando il presidente Bush venne in visita il 14 settembre 2001. Beckwith si assicurò che la carcassa di un camion dei pompieri bruciato fosse abbastanza stabile e aiutò il presidente a salirvi. Quando il presidente affrontò il pubblico, chiese a Beckwith di restare con lui. Oggi vive a
Long Island ed è un volontario volontari alla Burn Center Foundation dei vigili del fuoco. Il casco che indossava nella
foto è in mostra al 9/11 Memorial and Museum.
Marcy Borders, Lady Cenere
Marcy Borders lavorava in un ufficio della Bank of America all'81esimo piano del World Trade Center quando la mattina dell'11 settembre 2001 le Twin Towers furono oggetto del più tragico attacco terroristico della storia. Si salvò precipitandosi lungo le scale in tempo per raggiungere un luogo sicuro quando le torri, collassando, ricoprirono le strade di cenere. La sua foto scattata da Stan Honda fece il giro del mondo e divenne uno dei simboli della tragedia. È morta all'età di 42 anni per un tumore allo stomaco di cui dava la responsabilità alle polveri respirate quel giorno.
L'uomo che cade
Sono almeno 200 le persone che si lanciarono dal World Trade Center in fiamme. Niente come quegli scatti drammatici e sgranati rappresenta l'orrore di ciò che il mondo vide quel giorno.
crollo, dai corpi lanciati nel vuoto ai volti degli uomini, più o meno celebri, che di quei giorni drammatici divennero il simbolo.
Come Rudoplh Giuliani, che dopo due mandati da sindaco di New York era riuscito a dare un giro di vite sulla criminalità, ma anche a finire sotto il fuoco delle critiche per aver limitato le libertà civili nel suo zelo per ripulire le strade della città. La sua capacità di mantenere il controllo della situazione durante e in seguito agli attacchi ne rafforzò la figura tanto da essere scelto da Time come persona dell'anno per il 2001. Oggi, a 72 anni, divide il suo tempo tra
lo studio legale Bracewell & Giuliani e la società di consulenza sulal gestione della sicurezza Giuliani Partners di
cui è presidente e amministratore delegato. Accantonata l'idea di opporsi a Obama nelle presidenziali del 2012, ad aprile ha dichiarato il suo endorsement a Donald Trump nel cui gabinetto potrebbe entrare in caso di vittoria del candidato repubblicano.
Ed Fine
La foto di un uomo di mezza età, con il vestito blu coperto di polvere fino a diventare grigio, un fazzoletto a coprire la
bocca e la ventiquattr'ore stretta in pugno, divenne il simbolo dello stupor della metropoli di fronte al disastro. Allora
dipendente della Intercapital Planning Corp., Ed Fine aspettava l'ascensore al 78mo piano della Torre Nord quando il volo 11 dell'Amertcan Airlines colpì l'edificio. Pensando a una bomba, si precipitò in strada scendendo per le scale di emergenza. Era appena uscito in strada quando, alle 10,05, la Torre Sud crollò, sollevando una nuvola di polvere che sommerse ogni cosa. Stan Honda, fotografo dell'Afp, scattò la foto che finì sulla copertina di Fortune.
Oggi vive a Watchung, nel New Jersey e si gode i nipotini. Ha conservato il vestito e la valigetta, così come le scarpe e il pass per il World Trade Center. Occasionalmente va a prendere una birra con Honda, che dopo averlo fotografato lo fermò e gli chiese come si chiamasse, senza che Fine riuscisse a capire perché quell'uomo, di fronte all'Apocalisse, fosse tanto interessato al suo nome.
Howard Lutnick
Lutnick deve la sua vita al primo giorno di asilo di suo figlio. Era amministratore delegato della Cantor Fitzgerald
quando due terzi dei dipendenti della società furono uccisi nel crollo della Torre Nord. Tra il 101mo e il 105mo piano
dell'edificio lavoravano 658 dei 960 dipendenti di New York. Morirono tutti, incluso il fratello di Lutnik e tutti gli uomini chiave della societa'. Dopo aver deciso di mantenere in vita l'azienda, Lutnick assunse un impegno in diretta tv:
prendersi cura delle famiglie dei dipendenti morti. Tagliò gli stipendi delle vittime ma condivise con le famiglie il 25 per cento dei profitti per i cinque anni successivi oltre a 10 anni di assicurazione sanitaria. Molti figli dei dipendenti uccisi quel giorno sono impiegati oggi alla Cantor Fitzgerald.
Andrew Card
Fu da lui che George W. Bush seppe che il mondo stava finendo. Da capo di gabinetto della Casa Bianca, durante la visita di Bush alla scuola elementare Emma E. Booker Elementary di Sarasota, in Florida, Andrew Card si chinò all'orecchio del presidente per sussurrargli che New York era sotto attacco. Nel marzo 2006, dopo sei anni di lavoro duro e difficile (erano iniziate da tempo le guerre in Afghanistan e in Iraq) , Card lasciò l'incarico. Dopo aver servito sotto tre presidenti (Reagan e i due Bush) nel 2014 è stato eletto rettore della università Franklyn Pierce, incarico che ha lasciato quest'anno.
I tre pompieri
È una delle fotografie più iconiche scattate a Ground Zero: tre vigili del fuoco di New York - Daniel McWilliams, George
Johnson e William "Billy" Eisengrein - stanno in mezzo alle rovine delle Torri Gemelle nel tardo pomeriggio dell'11
settembre a issare una bandiera americana. Un'immagine quasi speculare a quella dei marines che issano la bandiera su Iwo Jima durante l'offensiva nel Pacifico che avrebbe portato alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Williams aveva visto la bandiera su una barca ormeggiata sul fiume Hudson e l'aveva strappata via. Sul suo cammino verso Ground Zero venne raggiunto da Johnson, della sua stessa compagnia, e da Eisengrein, un amico d'infanzia. I tre videro un pennone, vi si arrampicarono per issarvi la bandiera. Erano le cinque del pomeriggio dell'11 settembre. Sei mesi dopo gli attacchi, nel marzo 2002, McWilliams, Johnson, Eisengrein furono ricevuti dal presidente Bush nello Studio Ovale: l'immagine era stata scelta come uno annullo postale per raccogliere fondi per le famiglie dei soccorritori uccisi o resi invalidi in seguito agli attacchi. Furono raccolti circa 10 milioni di dollari.
Bob Beckwith
Era un ex vigile del fuoco di New York, stava aiutando a Ground Zero quando il presidente Bush venne in visita il 14 settembre 2001. Beckwith si assicurò che la carcassa di un camion dei pompieri bruciato fosse abbastanza stabile e aiutò il presidente a salirvi. Quando il presidente affrontò il pubblico, chiese a Beckwith di restare con lui. Oggi vive a
Long Island ed è un volontario volontari alla Burn Center Foundation dei vigili del fuoco. Il casco che indossava nella
foto è in mostra al 9/11 Memorial and Museum.
Marcy Borders, Lady Cenere
Marcy Borders lavorava in un ufficio della Bank of America all'81esimo piano del World Trade Center quando la mattina dell'11 settembre 2001 le Twin Towers furono oggetto del più tragico attacco terroristico della storia. Si salvò precipitandosi lungo le scale in tempo per raggiungere un luogo sicuro quando le torri, collassando, ricoprirono le strade di cenere. La sua foto scattata da Stan Honda fece il giro del mondo e divenne uno dei simboli della tragedia. È morta all'età di 42 anni per un tumore allo stomaco di cui dava la responsabilità alle polveri respirate quel giorno.
L'uomo che cade
Sono almeno 200 le persone che si lanciarono dal World Trade Center in fiamme. Niente come quegli scatti drammatici e sgranati rappresenta l'orrore di ciò che il mondo vide quel giorno.