Il voto dei Grandi Elettori: Biden è ufficialmente il 46esimo presidente degli Stati Uniti
Dopo il voto dei Grandi Elettori, molti senatori repubblicani hanno riconosciuto Biden come presidente eletto. Trump: "Non è ancora finita"
Joe Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Ha conquistato ben oltre i 270 voti necessari: 306 contro i 232 di Donald Trump, oltre a vincere nettamente il voto popolare con il record di 80 milioni di voti contro i 74 milioni del presidente uscente.
Il 14 dicembre è stata una giornata storica non solo per la sua incoronazione dopo una campagna elettorale così polarizzata, ma anche per il via alle vaccinazioni contro il coronavirus in America dove le vittime sono arrivate a 300 mila. Mai tanta attenzione era stata riservata al collegio elettorale chiamato a certificare il verdetto dell'urna. Ma con "The Donald" che si rifiuta di riconosce la sconfitta, ogni passaggio, anche formale, è stato amplificato.
"La campagna di Trump ha presentato decine e decine di ricorsi legali" ma "tutti sono stati giudicati senza fondamento" e respinti, ha detto Biden, rivendicando "una vittoria chiara". E' ora di voltare pagina" e "di mettere sotto controllo la pandemia", "la nostra democrazia ha funzionato" e pulsa "con forza nel cuore del popolo americano", ha dichiarato, dopo il voto dei grandi elettori nell'ultimo dei 50 Stati dell'Unione, le Hawaii.
I primi ad esprimersi erano stati invece Indiana, Tennessee e Vermont, alle 10.30 del mattino, ora locale. Il traguardo è stato raggiunto quando i grandi elettori della California gli hanno assegnato i 55 voti elettorali dello stato, alle 17.30 circa permettendogli di superare quota 270.
"In America - ha detto ancora Biden - 'i politici non prendono il potere, è il popolo che lo dà. La fiamma della democrazia si è accesa molto tempo fa in questa nazione e sappiamo che nulla, neppure una pandemia o un abuso di potere, può spegnere quella fiamma'.
Trump annuncia le dimissioni del ministro della Giustizia
Pochi minuti dopo l'incoronazione di Biden, quasi a volergli rubare la scena, Trump ha annunciato le dimissioni del ministro della Giustizia, William Barr, prima di Natale. Era nell'aria anche se manca poco più di un mese all'insediamento della nuova amministrazione. Il Guardasigilli ha pubblicamente dichiarato di non aver rinvenuto prove dei brogli elettorali denunciati dal comandante in capo. Ma è stato un trumpiano di ferro e il presidente lo ha congedato elogiando il suo lavoro. Trump ribadisce che l'elezione è stata truccata e che la battaglia legale non si ferma mentre il suo avvocato, Rudy Giuliani, fa notare che 'non è finita' fino al 20 gennaio, giorno dell'inaugurazione del nuovo presidente.
I senatori repubblicani riconoscono Biden come presidente eletto
Intanto alcuni tra i principali rappresentanti repubblicani, tra cui i senatori Lindsey Graham, uno dei maggiori sostenitori di Trump, John Cornyn e Chuck Grassley hanno rotto le righe rispetto ai 'diktat' giunti dalla Casa Bianca in queste settimane e per la prima volta hanno riconosciuto la vittoria di Biden. Lamar Alexander, senatore molto vicino al leader Mitch McConnell, ha rivolto un appello a Trump affermando di "sperare che metta il Paese al primo posto, sia orgoglioso dei suoi considerevoli successi e aiuti il presidente eletto ad avere un buon inizio: durante questa pandemia, una transizione ordinata è cruciale".
Molte le dichiarazioni di senatori della leadership che hanno riconosciuto Biden come presidente eletto dopo che "ha superato la soglia dei 270 voti" nel Collegio Elettorale: "E' così che il nostro Paese decide le elezioni presidenziali, è la nostra Costituzione e io credo che dobbiamo rispettarla", ha detto John Thune. Anche Roy Blunt, numero 4 della leadership repubblicana al Senato, ha detto che "ora che si è concluso il processo costituzionale, abbiamo un presidente eletto". Ed, in qualità di capo della commissione per l'inaugurazione, ha aggiunto che "lavorerà con il presidente eletto e la sua commissione" per organizzarla.
Tra le altre dichiarazioni di senatori repubblicani, spicca quella di un alleato di ferro di Trump, Lindsey Graham, che ha rivelato di aver già parlato con Biden, suo collega al Senato per decenni. "E' stata una conversazione molto piacevole, ci sono cose che possiamo fare insieme, cose che non possiamo fare", ha detto.
Non sono mancate, però, le dichiarazioni di senatori che si sono trincerati dietro il rispetto della Costituzione, ed altri che invece hanno espresso vero e proprio scetticismo sull'elezione di Biden affermando che "è soggetta a ricorsi legali che potrebbero cambiarla", come hanno detto Thom Tills e John Corny. Dichiarazioni importanti per Trump che ora guarda all'ultima tappa del processo elettorale, la certificazione dei risultati elettorali al Congresso il 6 gennaio durante la quale potranno essere mosse obiezioni alle singole certificazioni degli Stati. Se almeno un deputato ed un senatore presenteranno obiezioni scritte, Camera e Senato dovranno votare, in maniera distinta, su ogni singola disputa.
Chi sono i Grandi Elettori
Nel sistema americano il primo martedì di novembre non si elegge direttamente il candidato, ma gli 'elettori' che, in un secondo momento, lo nomineranno e che vengono scelti, in genere, tra ex politici, locali e nazionali, lobbisti, attivisti, giornalisti, docenti universitari e personaggi pubblici. Il candidato che conquista lo Stato manda all'assemblea elettiva i 'grandi elettori' che fanno parte della sua lista. In passato ci sono stati casi di 'giravolte' di persone che, al momento di votare, hanno scelto l'altro candidato, ma per evitare il diffondersi di questa pratica trentatré Stati hanno fissato per legge regole rigide.
I più celebri 'grandi elettori' che si sono pronunciati sono concentrati a New York: l'ex presidente Bill Clinton e l'ex first lady ed ex candidata democratica nel 2016, Hillary Clinton, insieme al governatore Cuomo, la procuratrice generale dello Stato, Letitia James e Anastasia Somoza, attivista in difesa dei diritti dei disabili.
In Michigan è stato il giorno di Lauria, 79 anni, ex operaio della General Motors, e del professore di storia Blake Mazurek. In California è toccato a Paul McCloskey, 93 anni, ex avversario alle primarie del presidente Richard Nixon, e all'ex giocatore di football, Bryan Fletcher, 41 anni, che ha giocato con i Chicago Bears e gli Indianapolis Colts.
Tra i 'grandi elettori' in Texas, Naomi Narvaiz, attivista e madre di cinque figli, mentre In Florida uno dei personaggi più famosi è l'uomo d'affari Maximo Alvarez, immigrato cubano, diventato popolare dopo il suo intervento alla convention repubblicana, in estate, quando mise in guardia dal "pericolo comunismo e anarchia".
Il 14 dicembre è stata una giornata storica non solo per la sua incoronazione dopo una campagna elettorale così polarizzata, ma anche per il via alle vaccinazioni contro il coronavirus in America dove le vittime sono arrivate a 300 mila. Mai tanta attenzione era stata riservata al collegio elettorale chiamato a certificare il verdetto dell'urna. Ma con "The Donald" che si rifiuta di riconosce la sconfitta, ogni passaggio, anche formale, è stato amplificato.
"La campagna di Trump ha presentato decine e decine di ricorsi legali" ma "tutti sono stati giudicati senza fondamento" e respinti, ha detto Biden, rivendicando "una vittoria chiara". E' ora di voltare pagina" e "di mettere sotto controllo la pandemia", "la nostra democrazia ha funzionato" e pulsa "con forza nel cuore del popolo americano", ha dichiarato, dopo il voto dei grandi elettori nell'ultimo dei 50 Stati dell'Unione, le Hawaii.
I primi ad esprimersi erano stati invece Indiana, Tennessee e Vermont, alle 10.30 del mattino, ora locale. Il traguardo è stato raggiunto quando i grandi elettori della California gli hanno assegnato i 55 voti elettorali dello stato, alle 17.30 circa permettendogli di superare quota 270.
"In America - ha detto ancora Biden - 'i politici non prendono il potere, è il popolo che lo dà. La fiamma della democrazia si è accesa molto tempo fa in questa nazione e sappiamo che nulla, neppure una pandemia o un abuso di potere, può spegnere quella fiamma'.
Trump annuncia le dimissioni del ministro della Giustizia
Pochi minuti dopo l'incoronazione di Biden, quasi a volergli rubare la scena, Trump ha annunciato le dimissioni del ministro della Giustizia, William Barr, prima di Natale. Era nell'aria anche se manca poco più di un mese all'insediamento della nuova amministrazione. Il Guardasigilli ha pubblicamente dichiarato di non aver rinvenuto prove dei brogli elettorali denunciati dal comandante in capo. Ma è stato un trumpiano di ferro e il presidente lo ha congedato elogiando il suo lavoro. Trump ribadisce che l'elezione è stata truccata e che la battaglia legale non si ferma mentre il suo avvocato, Rudy Giuliani, fa notare che 'non è finita' fino al 20 gennaio, giorno dell'inaugurazione del nuovo presidente.
I senatori repubblicani riconoscono Biden come presidente eletto
Intanto alcuni tra i principali rappresentanti repubblicani, tra cui i senatori Lindsey Graham, uno dei maggiori sostenitori di Trump, John Cornyn e Chuck Grassley hanno rotto le righe rispetto ai 'diktat' giunti dalla Casa Bianca in queste settimane e per la prima volta hanno riconosciuto la vittoria di Biden. Lamar Alexander, senatore molto vicino al leader Mitch McConnell, ha rivolto un appello a Trump affermando di "sperare che metta il Paese al primo posto, sia orgoglioso dei suoi considerevoli successi e aiuti il presidente eletto ad avere un buon inizio: durante questa pandemia, una transizione ordinata è cruciale".
Molte le dichiarazioni di senatori della leadership che hanno riconosciuto Biden come presidente eletto dopo che "ha superato la soglia dei 270 voti" nel Collegio Elettorale: "E' così che il nostro Paese decide le elezioni presidenziali, è la nostra Costituzione e io credo che dobbiamo rispettarla", ha detto John Thune. Anche Roy Blunt, numero 4 della leadership repubblicana al Senato, ha detto che "ora che si è concluso il processo costituzionale, abbiamo un presidente eletto". Ed, in qualità di capo della commissione per l'inaugurazione, ha aggiunto che "lavorerà con il presidente eletto e la sua commissione" per organizzarla.
Tra le altre dichiarazioni di senatori repubblicani, spicca quella di un alleato di ferro di Trump, Lindsey Graham, che ha rivelato di aver già parlato con Biden, suo collega al Senato per decenni. "E' stata una conversazione molto piacevole, ci sono cose che possiamo fare insieme, cose che non possiamo fare", ha detto.
Non sono mancate, però, le dichiarazioni di senatori che si sono trincerati dietro il rispetto della Costituzione, ed altri che invece hanno espresso vero e proprio scetticismo sull'elezione di Biden affermando che "è soggetta a ricorsi legali che potrebbero cambiarla", come hanno detto Thom Tills e John Corny. Dichiarazioni importanti per Trump che ora guarda all'ultima tappa del processo elettorale, la certificazione dei risultati elettorali al Congresso il 6 gennaio durante la quale potranno essere mosse obiezioni alle singole certificazioni degli Stati. Se almeno un deputato ed un senatore presenteranno obiezioni scritte, Camera e Senato dovranno votare, in maniera distinta, su ogni singola disputa.
Chi sono i Grandi Elettori
Nel sistema americano il primo martedì di novembre non si elegge direttamente il candidato, ma gli 'elettori' che, in un secondo momento, lo nomineranno e che vengono scelti, in genere, tra ex politici, locali e nazionali, lobbisti, attivisti, giornalisti, docenti universitari e personaggi pubblici. Il candidato che conquista lo Stato manda all'assemblea elettiva i 'grandi elettori' che fanno parte della sua lista. In passato ci sono stati casi di 'giravolte' di persone che, al momento di votare, hanno scelto l'altro candidato, ma per evitare il diffondersi di questa pratica trentatré Stati hanno fissato per legge regole rigide.
I più celebri 'grandi elettori' che si sono pronunciati sono concentrati a New York: l'ex presidente Bill Clinton e l'ex first lady ed ex candidata democratica nel 2016, Hillary Clinton, insieme al governatore Cuomo, la procuratrice generale dello Stato, Letitia James e Anastasia Somoza, attivista in difesa dei diritti dei disabili.
In Michigan è stato il giorno di Lauria, 79 anni, ex operaio della General Motors, e del professore di storia Blake Mazurek. In California è toccato a Paul McCloskey, 93 anni, ex avversario alle primarie del presidente Richard Nixon, e all'ex giocatore di football, Bryan Fletcher, 41 anni, che ha giocato con i Chicago Bears e gli Indianapolis Colts.
Tra i 'grandi elettori' in Texas, Naomi Narvaiz, attivista e madre di cinque figli, mentre In Florida uno dei personaggi più famosi è l'uomo d'affari Maximo Alvarez, immigrato cubano, diventato popolare dopo il suo intervento alla convention repubblicana, in estate, quando mise in guardia dal "pericolo comunismo e anarchia".