Incendio nella "zona di alienazione" a Chernobyl: tornano a salire le radiazioni
La zona è disabitata, fatta eccezione per circa 200 persone che sono rimaste nonostante gli ordini di andarsene. L'area fu evacuata in seguito alla contaminazione radioattiva dovuta all'esplosione della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986
Tornano a salire le radiazioni nella zona di alienazione di Chernobyl: un dato preoccupante scatenato da un incendio che si è sviluppato intorno alla centrale nucleare. Circa cento ettari di foresta stanno bruciando, ha dichiarato il capo del servizio ispettivo per l'ecologia ucraino Yehor Firsov. Secondo il Ministero i livelli di radiazioni sarebbero sostanzialmente più alti del normale, nella zona interessata dalle fiamme, mentre nella capitale Kiev, a circa 100 chilometri a sud, i parametri rientrano nella norma.
Nel frattempo stanno operando nella speranza di contenere i roghi - all'interno dei 2.600 chilometri quadrati della Zona di esclusione istituita dopo il disastro del 1986 - 130 vigili del fuoco e due aerei.
Che cos'è la zona di alienazione?
Cartelli che indicano radioattività, case abbandonate e nessuna presenza umana, o quasi. I villaggi situati nei pressi della centrale nucleare di Chernobyl, dove il disastro, avvenuto il 26 aprile 1986, ha cambiato per sempre le sorti del mondo, sono decadenti. Tutto si è fermato a quel terribile giorno quando l'impianto nucleare V.I. Lenin, situato in Ucraina settentrionale sul territorio della vecchia URSS, a pochi chilometri dalla città di Pryp'jat; a 18 km da quella di Černobyl; a 16 km dal confine con la Bielorussia, segnò una delle pagine più tristi della storia. Gravi mancanze di personale, sia tecnico che dirigenziale, problemi legati alla progettazione della struttura nonché violazioni nelle procedure, furono la causa di tante morti. Secondo un successivo rapporto dell'Onu sarebbero 4 mila le vittime per esposizione alle radiazioni.
In conseguenza a ciò, le autorità dovettero creare un cordone di sicurezza: la zona di alienazione si estende approssimativamente nel raggio di 30 km intorno alla centrale di Chernobyl.
E ora, a pochi giorni dal quel terribile anniversario, un incendio riaccende la paura. Nonostante qualche audace sia voluto tornare a vivere da queste parti, seppur vige ancora il divieto, negli ultimi anni ha fatto ben sperare una forte espansione di popolazioni di lupo, alci e altri animali selvatici che col tempo si sono riprodotti. Proprio qui, dove nella vasta zona contaminata oltre 100 mila persone hanno dovuto abbandonare la propria terra in maniera permanente.
Nel frattempo stanno operando nella speranza di contenere i roghi - all'interno dei 2.600 chilometri quadrati della Zona di esclusione istituita dopo il disastro del 1986 - 130 vigili del fuoco e due aerei.
Che cos'è la zona di alienazione?
Cartelli che indicano radioattività, case abbandonate e nessuna presenza umana, o quasi. I villaggi situati nei pressi della centrale nucleare di Chernobyl, dove il disastro, avvenuto il 26 aprile 1986, ha cambiato per sempre le sorti del mondo, sono decadenti. Tutto si è fermato a quel terribile giorno quando l'impianto nucleare V.I. Lenin, situato in Ucraina settentrionale sul territorio della vecchia URSS, a pochi chilometri dalla città di Pryp'jat; a 18 km da quella di Černobyl; a 16 km dal confine con la Bielorussia, segnò una delle pagine più tristi della storia. Gravi mancanze di personale, sia tecnico che dirigenziale, problemi legati alla progettazione della struttura nonché violazioni nelle procedure, furono la causa di tante morti. Secondo un successivo rapporto dell'Onu sarebbero 4 mila le vittime per esposizione alle radiazioni.
In conseguenza a ciò, le autorità dovettero creare un cordone di sicurezza: la zona di alienazione si estende approssimativamente nel raggio di 30 km intorno alla centrale di Chernobyl.
E ora, a pochi giorni dal quel terribile anniversario, un incendio riaccende la paura. Nonostante qualche audace sia voluto tornare a vivere da queste parti, seppur vige ancora il divieto, negli ultimi anni ha fatto ben sperare una forte espansione di popolazioni di lupo, alci e altri animali selvatici che col tempo si sono riprodotti. Proprio qui, dove nella vasta zona contaminata oltre 100 mila persone hanno dovuto abbandonare la propria terra in maniera permanente.