Iran pubblica le foto della petroliera Sabiti "colpita" nel Mar Rosso dall'Arabia Saudita
Le autorità di Teheran hanno diffuso le fotografie della petroliera iraniana Sabiti "colpita" dall'Arabia Saudita, per due volte nel Mar Rosso, a 100 chilometri al largo della costa di Gedda. Gli iraniani sono convinti che le esplosioni siano state causate da "attacchi missilistici"
La National Iranian Tanker Company, proprietaria della Sabiti, su richiesta delle autorità di Teheran, ha diffuso le immagini dello scafo della petroliera. Fotografie che documentano due grandi buchi, sopra la linea di galleggiamento, causa della fuoriuscita di petrolio nel Mar Rosso. Gli iraniani sostengono che la nave cisterna sia stata colpita due volte da due esplosioni, lo scorso 11 ottobre, "probabilmente causate da attacchi missilistici", in un raggio di 100 chilometri al largo della costa di Gedda.
Si tratta di un incidente grave considerando quanto sia strategica la regione per la fornitura globale di petrolio. L'Iran ha parlato esplicitamente di attacco "codardo", che "non resterà senza risposta". Un episodio che va collocato in un contesto di pessime relazioni tra l'Iran e l'Arabia Saudita, tra l'Iran e gli Usa. Riyad e Washington hanno recentemente additato gli iraniani come autori dell'attacco alle petroliere del Regno Saudita. Accuse smentite dalla Repubblica Islamica.
L'incidente di Sabiti, infatti, è l'ultimo tassello di un lungo elenco di attacchi, sequestri di petroliere nel Golfo e distruzione di un drone americano da parte di Teheran. A settembre scorso, l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania, Regno Unito e Francia hanno accusato l'Iran di essere il mandante degli attacchi a due siti petroliferi dell'Arabia Saudita. Conseguenza dell'incremento dei prezzi del greggio del 20%. Non è bastata la smentita di Teheran e la rivendicazione dei ribelli Huthi dello Yemen, sostenuti proprio dall'Iran e combattuti dalla coalizione militare guidata dai sauditi.
"Se un paese pensa di poter creare insicurezza senza ricevere una risposta adeguata, ha torto", aveva tuonato il Presidente iraniano Hassan Rouhani. Parole dure che il consigliere per la sicurezza nazionale degli Emirati Arabi Uniti e fratello del principe ereditario, Tahnoun bin Zayed, sta cercando di stemperare. Il reale sarebbe in "missione segreta" a Teheran nel tentativo di smorzare le tensioni in atto nel Golfo. Lo scrive 'Middle East Eye' citando una fonte della sicurezza degli Emirati, secondo la quale a Teheran Tahnoun avrebbe incontrato personalità di alto livello. La sua missione s'inserisce in una serie di contatti in atto per favorire il dialogo tra Arabia Saudita e Iran.
Gli stessi sauditi avrebbero chiesto al primo ministro iracheno Adil Abdul-Mahdi di mandare un messaggio a Teheran. Anche il primo ministro pakistano Imran Khan sarebbe stato coinvolto nella speranza di mediare tra sauditi e iraniani. Il sottosegretario agli Esteri degli Emirati, Anwar Gargash, aveva sottolineato la necessità di percorrere vie diplomatiche per mettere fine alla crisi nel Golfo. "Gli Emirati hanno sempre evitato un conflitto con l'Iran. Adotteremo sempre tutte le misure possibili per far diminuire le tensioni e ridurre le potenziali ostilità. Se necessario, siamo pronti ad agire per autodifesa ma sempre in modo proporzionato, giudizioso e con moderazione. Cerchiamo di impegnarci in modo diplomatico per diminuire le tensioni e creare un'apertura al dialogo", ha dichiarato Gargash.
Si tratta di un incidente grave considerando quanto sia strategica la regione per la fornitura globale di petrolio. L'Iran ha parlato esplicitamente di attacco "codardo", che "non resterà senza risposta". Un episodio che va collocato in un contesto di pessime relazioni tra l'Iran e l'Arabia Saudita, tra l'Iran e gli Usa. Riyad e Washington hanno recentemente additato gli iraniani come autori dell'attacco alle petroliere del Regno Saudita. Accuse smentite dalla Repubblica Islamica.
L'incidente di Sabiti, infatti, è l'ultimo tassello di un lungo elenco di attacchi, sequestri di petroliere nel Golfo e distruzione di un drone americano da parte di Teheran. A settembre scorso, l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania, Regno Unito e Francia hanno accusato l'Iran di essere il mandante degli attacchi a due siti petroliferi dell'Arabia Saudita. Conseguenza dell'incremento dei prezzi del greggio del 20%. Non è bastata la smentita di Teheran e la rivendicazione dei ribelli Huthi dello Yemen, sostenuti proprio dall'Iran e combattuti dalla coalizione militare guidata dai sauditi.
"Se un paese pensa di poter creare insicurezza senza ricevere una risposta adeguata, ha torto", aveva tuonato il Presidente iraniano Hassan Rouhani. Parole dure che il consigliere per la sicurezza nazionale degli Emirati Arabi Uniti e fratello del principe ereditario, Tahnoun bin Zayed, sta cercando di stemperare. Il reale sarebbe in "missione segreta" a Teheran nel tentativo di smorzare le tensioni in atto nel Golfo. Lo scrive 'Middle East Eye' citando una fonte della sicurezza degli Emirati, secondo la quale a Teheran Tahnoun avrebbe incontrato personalità di alto livello. La sua missione s'inserisce in una serie di contatti in atto per favorire il dialogo tra Arabia Saudita e Iran.
Gli stessi sauditi avrebbero chiesto al primo ministro iracheno Adil Abdul-Mahdi di mandare un messaggio a Teheran. Anche il primo ministro pakistano Imran Khan sarebbe stato coinvolto nella speranza di mediare tra sauditi e iraniani. Il sottosegretario agli Esteri degli Emirati, Anwar Gargash, aveva sottolineato la necessità di percorrere vie diplomatiche per mettere fine alla crisi nel Golfo. "Gli Emirati hanno sempre evitato un conflitto con l'Iran. Adotteremo sempre tutte le misure possibili per far diminuire le tensioni e ridurre le potenziali ostilità. Se necessario, siamo pronti ad agire per autodifesa ma sempre in modo proporzionato, giudizioso e con moderazione. Cerchiamo di impegnarci in modo diplomatico per diminuire le tensioni e creare un'apertura al dialogo", ha dichiarato Gargash.