Itzhak Katzenelson racconta l'orrore nel suo "Canto del popolo yiddish messo a morte"
di Luigia Sorrentino
Itzhak Katznenelson, nato in Polonia nel 1886, viene ucciso nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944. Vive la deportazione e l'internamento lasciando in eredità un canto: "Il canto del popolo yiddish messo a morte". Katzenelson racconta l'orrore con una lingua materna, un canto di culla, “affettivo”, lo yiddish, la lingua parlata da 11 milioni di ebrei d'Europa prima della Shoah e dopo la Shoah quasi totalmente cancellata.