Joaquín Navarro-Valls, perché fu il miglior portavoce che Papa Wojtyla potesse scegliere
Un libro ne celebra la figura a un anno dalla morte
di Roberto Montoya
Joaquín Navarro-Valls, “Kiko”, come veniva affettuosamente chiamato dai suoi amici, è stato ricordato a un anno dalla sua scomparsa a Roma con la presentazione del libro, che uscirà in libreria il prossimo 16 luglio: "Joaquín Navarro-Valls. Ricordi, scritti, testimonianze", (pag. 172, euro 19) edito da Ares, a cura di Paolo Arullani.
Navarro-Valls è stato un laico, medico, giornalista e sul fronte della comunicazione vaticana per ben 22 anni (1984-2006). Quando Papa Giovanni Paolo II lo chiamò come suo portavoce, Navarro-Valls aveva 48 anni ed era corrispondente a Roma del giornale spagnolo ABC. Durante la sua lunga carriera come Direttore della sala stampa della Santa Sede, il medico spagnolo riuscì a rendere più professionale e agile il modo di comunicare in Vaticano. Ebbe una perfetta sintonia con il pontefice, possiamo dire un legame indissolubile, diventando uno dei suoi più stretti collaboratori. E’ stato considerato una figura chiave e influente non solo fra le mura vaticane, ma sulla scena internazionale del nostro tempo.
Quando terminò il suo lavoro come Responsabile della sala stampa Santa Sede, ritornò al suo vecchio mestiere per circa 10 anni, questa volta come presidente dell’Advisory Board dell’Università Campus Bio-Medico di Roma ed insieme al suo caro amico, il professor Paolo Arullani, delineò le finalità della Biomadical University Foundation. I suoi colleghi al Campus Biomedico testimoniano la sua innata signorilità, la calda amicizia, il suo rigore morale, la sua vivacità intellettuale e la sua ricchezza spirituale.
Il libro che è stato presentato in occasione di un seminario della Biomedical University Foundation sul tema della benevolenza ha come finalità raccontare le due fasi della sua vita. La prima delinea la figura del protagonista, mentre la seconda racconta pubblicazioni finora inedite di alcuni suoi importanti contributi sul valore della persona umana, sulla leadership, sulla comunicazione istituzionale, sul rapporto paziente-persona, sulla missione dell’uomo. Pagine intense dentro cui riaffiora prepotente e dolcissima la paterna figura di Papa Wojtyla.
Professor Paolo Arullani, come è nata l’idea di fare un libro, ad un anno della scomparsa di Navarro-Valls?
E’ nata spontaneamente, volevo raccontare dei bei ricordi, delle virtù che ha trasmesso Joaquin a tutte le persone che frequentano per diversi problemi il Campus Biomedico. Mi ricordo un particolare, tanta gente veniva da Joaquín, a farsi consigliare. Vedevo in lui molta pazienza, aveva una capacità di ascolto incredibile e incoraggiava molto le persone, dava molta priorità all’essere umano. Dopo anni di lavoro insieme con Joaquin Navarro il nostro rapporto è diventato un’amicizia, nonostante le vedute fossero diverse, ma è stato un arricchimento giorno dopo giorno, avevamo gli stessi obiettivi in comune nella fedeltà alla sua mission . Uno per esempio è stato la creazione della Fondazione del Campus Biomedico. Forse il libro è stato creato per ricordare queste virtù umane, che Joaquin aveva e metteva in pratica ogni giorno trasmettendole alle nuove generazioni.
Che ricordi ha del suo amico Navarro-Valls?
Alcuni giornalisti e altre figure rappresentative della nostra società che bene lo conoscevano hanno messo in evidenza fra le principali qualità di Navarro Valls il coraggio che, in alcuni casi, a loro dire, nel lavoro svolto come portavoce del Santo Padre, ha rasentato l’eroismo. Su Panorama del 7 luglio 2017 si sosteneva che Navarro non si sia mai preoccupato di apparire un «uomo scomodo», al punto che, in più di un’occasione, si sarebbe presentato a degli incontri su temi molto delicati, tenendo in tasca una «lettera di dimissioni», a riprova che in àmbito professionale era sempre pronto a fare un passo indietro e a non cedere a compromessi sui suoi princìpi. Mi ricordo quando accettò la direzione della Sala Stampa, impegno che gli fu richiesto direttamente da Giovanni Paolo II. Egli domandò a bruciapelo: «Sarebbe in grado, lei, di compiere questo compito nel modo in cui me lo ha descritto?». Alla sua risposta, interlocutoria, per i timori naturali di fronte a una richiesta del tutto inaspettata, il Papa ribatté: «Navarro, il timore toglie la libertà…di quanto tempo ha bisogno per decidere, di due settimane?». Al che Joaquín mostrò il suo temperamento diretto, replicando: «No Santo Padre, non posso rimanere insonne per due settimane; le chiedo due giorni!».
Poi?
Sappiamo come andò a finire. Chiese, però, come condizione di poter avere un collegamento diretto, cioè libero accesso senza intermediari, con il Papa, applicando così la prima regola di un buon portavoce.
Perché veniva considerato un grande comunicatore?
Aveva le caratteristiche di leader, era rapido, conciso, essenziale. Non perdeva mai tempo; non lasciava spazi vuoti tra un’attività e un’altra, vivendo e mostrando l’essenzialità anzitutto nell’organizzazione del lavoro, nel suggerire la brevità delle riunioni, nel parlare in modo sintetico e nel chiedere agli altri di fare altrettanto. La concisione era una caratteristica dei suoi discorsi e anche degli scritti in genere: si raccomandava di evitare i giri di parole, i periodi lunghi – frequenti in Italia – o di mettere insieme più aggettivi… Togliendone uno o due – mi faceva notare – la frase risultava più incisiva! Mi consigliava sempre la brevità nei discorsi e l’uso di parole concrete. A volte, sostituendomi un solo termine, il mio discorso acquistava un senso più profondo o più chiaro! Ricordo, per esempio, che una volta mi suggerì di sostituire il termine «crescita», riferendosi a un aspetto del Campus, con «sviluppo» e tutto il discorso acquistò un senso più profondo.
Quale potrebbe essere l’eredità che Navarro ha lasciato nel campus biomedico?
La serietà nel lavoro, il rispetto reciproco anche parlando con persone più semplici, aveva una grandissima apertura verso l’altro, cioè aveva come priorità e al centro della vita, la persona. Tutto questo ha lasciato ai medici e ai lavoratori del Campus come un grande traguardo, la cura sempre dell'altro.
Joaquín Navarro-Valls, “Kiko”, come veniva affettuosamente chiamato dai suoi amici, è stato ricordato a un anno dalla sua scomparsa a Roma con la presentazione del libro, che uscirà in libreria il prossimo 16 luglio: "Joaquín Navarro-Valls. Ricordi, scritti, testimonianze", (pag. 172, euro 19) edito da Ares, a cura di Paolo Arullani.
Navarro-Valls è stato un laico, medico, giornalista e sul fronte della comunicazione vaticana per ben 22 anni (1984-2006). Quando Papa Giovanni Paolo II lo chiamò come suo portavoce, Navarro-Valls aveva 48 anni ed era corrispondente a Roma del giornale spagnolo ABC. Durante la sua lunga carriera come Direttore della sala stampa della Santa Sede, il medico spagnolo riuscì a rendere più professionale e agile il modo di comunicare in Vaticano. Ebbe una perfetta sintonia con il pontefice, possiamo dire un legame indissolubile, diventando uno dei suoi più stretti collaboratori. E’ stato considerato una figura chiave e influente non solo fra le mura vaticane, ma sulla scena internazionale del nostro tempo.
Quando terminò il suo lavoro come Responsabile della sala stampa Santa Sede, ritornò al suo vecchio mestiere per circa 10 anni, questa volta come presidente dell’Advisory Board dell’Università Campus Bio-Medico di Roma ed insieme al suo caro amico, il professor Paolo Arullani, delineò le finalità della Biomadical University Foundation. I suoi colleghi al Campus Biomedico testimoniano la sua innata signorilità, la calda amicizia, il suo rigore morale, la sua vivacità intellettuale e la sua ricchezza spirituale.
Il libro che è stato presentato in occasione di un seminario della Biomedical University Foundation sul tema della benevolenza ha come finalità raccontare le due fasi della sua vita. La prima delinea la figura del protagonista, mentre la seconda racconta pubblicazioni finora inedite di alcuni suoi importanti contributi sul valore della persona umana, sulla leadership, sulla comunicazione istituzionale, sul rapporto paziente-persona, sulla missione dell’uomo. Pagine intense dentro cui riaffiora prepotente e dolcissima la paterna figura di Papa Wojtyla.
Professor Paolo Arullani, come è nata l’idea di fare un libro, ad un anno della scomparsa di Navarro-Valls?
E’ nata spontaneamente, volevo raccontare dei bei ricordi, delle virtù che ha trasmesso Joaquin a tutte le persone che frequentano per diversi problemi il Campus Biomedico. Mi ricordo un particolare, tanta gente veniva da Joaquín, a farsi consigliare. Vedevo in lui molta pazienza, aveva una capacità di ascolto incredibile e incoraggiava molto le persone, dava molta priorità all’essere umano. Dopo anni di lavoro insieme con Joaquin Navarro il nostro rapporto è diventato un’amicizia, nonostante le vedute fossero diverse, ma è stato un arricchimento giorno dopo giorno, avevamo gli stessi obiettivi in comune nella fedeltà alla sua mission . Uno per esempio è stato la creazione della Fondazione del Campus Biomedico. Forse il libro è stato creato per ricordare queste virtù umane, che Joaquin aveva e metteva in pratica ogni giorno trasmettendole alle nuove generazioni.
Che ricordi ha del suo amico Navarro-Valls?
Alcuni giornalisti e altre figure rappresentative della nostra società che bene lo conoscevano hanno messo in evidenza fra le principali qualità di Navarro Valls il coraggio che, in alcuni casi, a loro dire, nel lavoro svolto come portavoce del Santo Padre, ha rasentato l’eroismo. Su Panorama del 7 luglio 2017 si sosteneva che Navarro non si sia mai preoccupato di apparire un «uomo scomodo», al punto che, in più di un’occasione, si sarebbe presentato a degli incontri su temi molto delicati, tenendo in tasca una «lettera di dimissioni», a riprova che in àmbito professionale era sempre pronto a fare un passo indietro e a non cedere a compromessi sui suoi princìpi. Mi ricordo quando accettò la direzione della Sala Stampa, impegno che gli fu richiesto direttamente da Giovanni Paolo II. Egli domandò a bruciapelo: «Sarebbe in grado, lei, di compiere questo compito nel modo in cui me lo ha descritto?». Alla sua risposta, interlocutoria, per i timori naturali di fronte a una richiesta del tutto inaspettata, il Papa ribatté: «Navarro, il timore toglie la libertà…di quanto tempo ha bisogno per decidere, di due settimane?». Al che Joaquín mostrò il suo temperamento diretto, replicando: «No Santo Padre, non posso rimanere insonne per due settimane; le chiedo due giorni!».
Poi?
Sappiamo come andò a finire. Chiese, però, come condizione di poter avere un collegamento diretto, cioè libero accesso senza intermediari, con il Papa, applicando così la prima regola di un buon portavoce.
Perché veniva considerato un grande comunicatore?
Aveva le caratteristiche di leader, era rapido, conciso, essenziale. Non perdeva mai tempo; non lasciava spazi vuoti tra un’attività e un’altra, vivendo e mostrando l’essenzialità anzitutto nell’organizzazione del lavoro, nel suggerire la brevità delle riunioni, nel parlare in modo sintetico e nel chiedere agli altri di fare altrettanto. La concisione era una caratteristica dei suoi discorsi e anche degli scritti in genere: si raccomandava di evitare i giri di parole, i periodi lunghi – frequenti in Italia – o di mettere insieme più aggettivi… Togliendone uno o due – mi faceva notare – la frase risultava più incisiva! Mi consigliava sempre la brevità nei discorsi e l’uso di parole concrete. A volte, sostituendomi un solo termine, il mio discorso acquistava un senso più profondo o più chiaro! Ricordo, per esempio, che una volta mi suggerì di sostituire il termine «crescita», riferendosi a un aspetto del Campus, con «sviluppo» e tutto il discorso acquistò un senso più profondo.
Quale potrebbe essere l’eredità che Navarro ha lasciato nel campus biomedico?
La serietà nel lavoro, il rispetto reciproco anche parlando con persone più semplici, aveva una grandissima apertura verso l’altro, cioè aveva come priorità e al centro della vita, la persona. Tutto questo ha lasciato ai medici e ai lavoratori del Campus come un grande traguardo, la cura sempre dell'altro.