Kirghizistan nel caos, dichiarato lo stato di emergenza a Bishkek. Il Presidente schiera l'esercito
Continuano le proteste scoppiate in seguito ai risultati delle elezioni parlamentari poi annullate per brogli
Il Presidente del Kirghizistan Soronbay Jeenbekov ha dichiarato lo stato di emergenza a Bishkek fino al 21 ottobre. La misura prevede un coprifuoco notturno e limiti all'ingresso e all'uscita dalla città ed è stata motivata con la "situazione di violenza in corso e la minaccia alla vita e alla salute delle persone a causa dei disordini". Il vice ministro degli Interni è stato nominato comandante della capitale e allo stato maggiore delle forze armate è stato ordinato di dispiegare l'esercito a Bishkek. I media saranno tenuti "a diffondere notizie fornite dal comandante per evitare ulteriori tensioni".
Nella capitale kirghisa la situazione continua a essere tesa dopo le proteste scoppiate in seguito ai risultati delle elezioni parlamentari poi annullate per brogli. Dopo la decisione, Jeenbekov si è detto disponibile a farsi da parte una volta che entrerà in carica un nuovo governo, dopo le dimissioni dell'esecutivo in carica, in modo da porre fine al vuoto di potere e al caos che domina il Paese. "Una volta che torneremo alla legalità, sono pronto a lasciare la carica di Presidente", ha dichiarato. L'opposizione riunita nel Consiglio di coordinamento non ha ancora raggiunto un accordo sulla formazione del nuovo governo e sul futuro Premier.
Nella capitale continuano le manifestazioni e gli scontri tra le opposte fazioni, da un lato i sostenitori dell'ex presidente Almazbek Atambayev e dell'ex premier Omurbek Babanov, che rivendicano entrambi un ruolo nel nuovo assetto politico del Paese e dall'altro quelli dell'aspirante nuovo primo ministro, l'ex parlamentare Sadyr Japarov. Davanti alla sede del governo c'è stato un lancio di pietre e persone non identificate hanno sparato dei colpi contro l'auto di Atambayev. Lo riferisce l'agenzia Interfax, ma la notizia non è verificabile in modo indipendente. Atambayev è stato fatto uscire di prigione pochi giorni fa dai dimostranti antigovernativi.
Mosca: "Stabilizzare la situazione"
In Kirghizistan ci sono "evidenti elementi di caos", ha ribadito intanto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, al termine del Consiglio di sicurezza, presieduto da Putin. "Non c'è dubbio che la Russia continuerà a stabilire contatti in questa particolare situazione", ha concluso, "abbiamo interessi e auguriamo ai colleghi in Kirghizistan di stabilizzare la situazione il prima possibile".
La crisi politica
Dopo le elezioni parlamentari del 4 ottobre, stravinte dai partiti filogovernativi, migliaia di persone sono scese in piazza denunciando brogli e, dopo violenti scontri con la polizia, i manifestanti hanno occupato i palazzi del potere e fatto uscire di prigione alcuni politici di spicco, tra cui l'ex presidente arrivando a ottenere l'annullamento del voto. Ora non è chiaro chi detenga il potere. Il presidente Sooronbai Jeenbekov ha discusso col presidente del Parlamento Myktybek Abdyldayev per cercare una soluzione alla crisi. Difficile ipotizzare un "impeachment" perché dovrebbe essere deciso dal Parlamento, ma l'organo legislativo non funziona a pieno regime e alla riunione notturna in un albergo di Bishkek si sono presentati solo 40 deputati su 120: troppo pochi per decidere qualcosa. Ci sono almeno quattro gruppi diversi che sostengono altrettanti aspiranti premier e non riescono a trovare un'intesa.
Nella capitale kirghisa la situazione continua a essere tesa dopo le proteste scoppiate in seguito ai risultati delle elezioni parlamentari poi annullate per brogli. Dopo la decisione, Jeenbekov si è detto disponibile a farsi da parte una volta che entrerà in carica un nuovo governo, dopo le dimissioni dell'esecutivo in carica, in modo da porre fine al vuoto di potere e al caos che domina il Paese. "Una volta che torneremo alla legalità, sono pronto a lasciare la carica di Presidente", ha dichiarato. L'opposizione riunita nel Consiglio di coordinamento non ha ancora raggiunto un accordo sulla formazione del nuovo governo e sul futuro Premier.
Nella capitale continuano le manifestazioni e gli scontri tra le opposte fazioni, da un lato i sostenitori dell'ex presidente Almazbek Atambayev e dell'ex premier Omurbek Babanov, che rivendicano entrambi un ruolo nel nuovo assetto politico del Paese e dall'altro quelli dell'aspirante nuovo primo ministro, l'ex parlamentare Sadyr Japarov. Davanti alla sede del governo c'è stato un lancio di pietre e persone non identificate hanno sparato dei colpi contro l'auto di Atambayev. Lo riferisce l'agenzia Interfax, ma la notizia non è verificabile in modo indipendente. Atambayev è stato fatto uscire di prigione pochi giorni fa dai dimostranti antigovernativi.
Mosca: "Stabilizzare la situazione"
In Kirghizistan ci sono "evidenti elementi di caos", ha ribadito intanto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, al termine del Consiglio di sicurezza, presieduto da Putin. "Non c'è dubbio che la Russia continuerà a stabilire contatti in questa particolare situazione", ha concluso, "abbiamo interessi e auguriamo ai colleghi in Kirghizistan di stabilizzare la situazione il prima possibile".
La crisi politica
Dopo le elezioni parlamentari del 4 ottobre, stravinte dai partiti filogovernativi, migliaia di persone sono scese in piazza denunciando brogli e, dopo violenti scontri con la polizia, i manifestanti hanno occupato i palazzi del potere e fatto uscire di prigione alcuni politici di spicco, tra cui l'ex presidente arrivando a ottenere l'annullamento del voto. Ora non è chiaro chi detenga il potere. Il presidente Sooronbai Jeenbekov ha discusso col presidente del Parlamento Myktybek Abdyldayev per cercare una soluzione alla crisi. Difficile ipotizzare un "impeachment" perché dovrebbe essere deciso dal Parlamento, ma l'organo legislativo non funziona a pieno regime e alla riunione notturna in un albergo di Bishkek si sono presentati solo 40 deputati su 120: troppo pochi per decidere qualcosa. Ci sono almeno quattro gruppi diversi che sostengono altrettanti aspiranti premier e non riescono a trovare un'intesa.