La Corea del Nord celebra l'anniversario della sua fondazione
Il 9 settembre la Corea del Nord celebra i 68 anni dalla fondazione. Pochi giorni fa, la dura condanna dell'Onu all'ultimo lancio di missili nel mar del Giappone, mentre i leader del G20 erano riuniti in Cina, principale alleato diplomatico di Pyongyang, definito dal segretario generale Ban Ki-moon "ennesima chiara violazione" delle risoluzioni del Consiglio.
Il 9 settembre a Pyongyang, con parate militari e danze di massa, si celebra la fondazione della Repubblica Democratica Popolare di Corea avvenuta nel 1948. È una delle feste più importanti del Paese insieme a quella della Liberazione, anniversario dell’indipendenza dal Giappone nel 1945.
La data segna anche l'ascesa al potere di Kim Il Sung, grande Leader e presidente eterno nonché padre del Juche, l’ideologia ufficiale del regime, ispirata all'autosufficienza secondo cui "l'uomo è il padrone di ogni cosa e decide ogni cosa". Ed è anche il giorno della consacrazione definitiva della divisione della penisola coreana lungo il 38° parallelo operata da americani e sovietici dopo la seconda guerra mondiale e che doveva essere una soluzione temporanea. Dopo la guerra di Corea tra Nord e Sud (1950-1953), conclusa con un armistizio e non con un trattato di pace, la tensione tra Pyongyang e Seoul non si è mai allentata.
Lo stesso può dirsi dei rapporti sempre tesi tra Corea del Nord e Stati Uniti, salvo una brevissima finestra temporale sotto la presidenza Clinton, recentemente ancora più aspri vista la proliferazione dei test nucleari e lanci di missili dal Paese più isolato, politicamente ed economicamente, del mondo. Dieci, solo nell'ultimo anno, puntualmente accompagnati dalle dichiarazioni del giovane leader Kim Jong-Un, al potere dal dicembre 2011. "È necessario continuare a realizzare risultati miracolosi nell'aumentare la forza nucleare passo dopo passo in questo anno storico", ha dichiarato dopo il lancio di tre missili nel Mar del Giappone lo scorso 6 settembre, in concomitanza con il summit G20 di Hangzhou, in Cina. Ha poi descritto la performance come "perfetta" e espresso "grande soddisfazione anche per l'esercitazione anti-incendio". Come ebbe modo di spiegare al mondo in un discorso del 2013, per Kim Jong-Un "la potenza militare di un paese rappresenta la sua forza nazionale. Solo quando cresce la potenza militare un paese può prosperare".
Non è un caso che l'ultimo lancio sia avvenuto pochi giorni prima delle celebrazioni del 9 settembre e che nel giorno stesso della festa sia stato effettuato con un nuovo test nucleare, il "piu' grande di sempre". Il Paese non perde occasione per affermare la propria forza militare in concomitanza di grandi eventi e anche per distogliere l'attenzione dei cittadini da problemi interni, come la minaccia della carestia per esempio che da sempre tormenta la Corea del Nord che vede nell'agricoltura la risorsa primaria per sfamare gli abitanti, 25 milioni di cui solo 2,5 vivono nella capitale e altri 2,5 sono divisi nei nove capoluoghi di provincia. Tutti gli altri sono contadini che lavorano nelle cooperative agricole, da dove non si possono muovere liberamente. Negli ultimi giorni le alluvioni che hanno colpito il Paese hanno causato la morte di 60 persone, 25 dispersi, 44 mila sfollati oltre a numerosi danni a strade, edifici pubblici e campi.
La data segna anche l'ascesa al potere di Kim Il Sung, grande Leader e presidente eterno nonché padre del Juche, l’ideologia ufficiale del regime, ispirata all'autosufficienza secondo cui "l'uomo è il padrone di ogni cosa e decide ogni cosa". Ed è anche il giorno della consacrazione definitiva della divisione della penisola coreana lungo il 38° parallelo operata da americani e sovietici dopo la seconda guerra mondiale e che doveva essere una soluzione temporanea. Dopo la guerra di Corea tra Nord e Sud (1950-1953), conclusa con un armistizio e non con un trattato di pace, la tensione tra Pyongyang e Seoul non si è mai allentata.
Lo stesso può dirsi dei rapporti sempre tesi tra Corea del Nord e Stati Uniti, salvo una brevissima finestra temporale sotto la presidenza Clinton, recentemente ancora più aspri vista la proliferazione dei test nucleari e lanci di missili dal Paese più isolato, politicamente ed economicamente, del mondo. Dieci, solo nell'ultimo anno, puntualmente accompagnati dalle dichiarazioni del giovane leader Kim Jong-Un, al potere dal dicembre 2011. "È necessario continuare a realizzare risultati miracolosi nell'aumentare la forza nucleare passo dopo passo in questo anno storico", ha dichiarato dopo il lancio di tre missili nel Mar del Giappone lo scorso 6 settembre, in concomitanza con il summit G20 di Hangzhou, in Cina. Ha poi descritto la performance come "perfetta" e espresso "grande soddisfazione anche per l'esercitazione anti-incendio". Come ebbe modo di spiegare al mondo in un discorso del 2013, per Kim Jong-Un "la potenza militare di un paese rappresenta la sua forza nazionale. Solo quando cresce la potenza militare un paese può prosperare".
Non è un caso che l'ultimo lancio sia avvenuto pochi giorni prima delle celebrazioni del 9 settembre e che nel giorno stesso della festa sia stato effettuato con un nuovo test nucleare, il "piu' grande di sempre". Il Paese non perde occasione per affermare la propria forza militare in concomitanza di grandi eventi e anche per distogliere l'attenzione dei cittadini da problemi interni, come la minaccia della carestia per esempio che da sempre tormenta la Corea del Nord che vede nell'agricoltura la risorsa primaria per sfamare gli abitanti, 25 milioni di cui solo 2,5 vivono nella capitale e altri 2,5 sono divisi nei nove capoluoghi di provincia. Tutti gli altri sono contadini che lavorano nelle cooperative agricole, da dove non si possono muovere liberamente. Negli ultimi giorni le alluvioni che hanno colpito il Paese hanno causato la morte di 60 persone, 25 dispersi, 44 mila sfollati oltre a numerosi danni a strade, edifici pubblici e campi.