La "Gioconda nuda" è di Leonardo, parola degli esperti del Louvre. Ritratto dell'allievo prediletto?
Nel disegno a carboncino noto come "Monna Vanna" per decenni attribuito alla sua 'bottega' c'è la mano di Leonardo, lo dicono gli esperti del Louvre. La tela sarà esposta dal primo giugno al 6 ottobre al Domaine de Chantilly dove è stata presentata in questi giorni, un'altro evento di richiamo per il cinquecentenario della morte del maestro di Vinci. La "Gioconda nuda" potrebbe essere uno dei tanti ritratti del suo allievo prediletto il pittore Gian Giacomo Caprotti detto Salaì.
Il ritratto di una donna nuda che dimostra una sorprendente somiglianza con la Gioconda è stato a lungo ritenuto un'opera della sua "bottega", dunque non necessariamente realizzata dal genio del Rinascimento in persona. Alcuni esperti del Louvre di Parigi, il museo che ospita la più grande collezione al mondo di opere di Leonardo, oltre alla Gioconda, si sono ora convinti che questo curioso schizzo preparatorio per un nudo femminile, possa essere stato realizzato dal maestro stesso. Un'attribuzione che non mancherà di attrarre visitatori alla mostra speciale al Museo Condé presso il castello di Chantilly, a 25 miglia a nord di Parigi. Gli esperti hanno datato questo carbonicino della Monna Vanna intorno al 1503, lo stesso anno in cui Leonardo iniziò a lavorare sulla "Gioconda", e per questo si è voluto vedere nel ritratto una versione nuda della più celebre Monna. Anche la firma è un mistero come quasi tutto quello che circonda Leonardo.
In molti hanno voluto vedere in quest'opera il ritratto in sembianze femminili di un suo assistente, quel Salaì, il pittore Gian Giacomo Caprotti che, come ricorda il suo biografo, Giorgio Vasari, nel 1550, era un giovane molto aggraziato, con belle ciocche e boccoli con cui Leonardo "si dilettava molto." Le sembianze della giovane e il suo muscoloso braccio sinistro ricordano molto quelle del "Bacco" attribuito a Leonardo e alla sua bottega, datato 1510-1515, e anch'esso esposto al Louvre. I riccioli e il bell'aspetto androgino di Salaì che molti indicano non solo come allievo ma anche amante del genio vinciano, si trovano di frequente negli schizzi e nelle note sui suoi quaderni. Secondo molti sarebbe stato usato anche come modello per i soggetti femminili.
Gli studiosi del 'Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France' (C2RMF), sotto la supervisione del Louvre di Parigi, avrebbero trovato nel disegno la mano di Leonardo. Almeno è questo che Mathieu Deldicque, responsabile della conservazione del disegno nel Museo Condé ha dichiarato all'AFP: "E' molto probabile che Leonardo abbia fatto la maggior parte del disegno." Il C2RMF non ha ancora pubblicato lo studio, ma Deldicque ha anticipato i risultati dei test di laboratorio che avrebbero dimostrato come la composizione sia stata disegnata da sinistra in alto a destra in basso, sintomo di una mano mancina, come quella di Leonardo. In effetti il duca d'Aumale nel 1862 acquistò il disegno "come se" fosse di Leonardo, per una cifra che oggi si direbbe record di 7 mila franchi, salvo poi vedersi negare da parte degli storici tale attribuzione solo un paio di anni più tardi.
Di certo la scoperta del C2RMF conferma ancora una volta che Leonardo non ha mai lavorato da solo ma ha sempre coinvolto molto i suoi giovani assistenti. Come aveva fatto il suo maestro, il Verrocchio, con lui, anche Leonardo delegava parte del lavoro sui dipinti agli allievi e agli assistenti. A volte dava loro la responsabilità dell'intera composizione, a volte di finire alcuni dettagli importanti per la coerenza stilistica del dipinto. Un altro compito importante degli allievi era quello della copia. Tutti i suoi allievi dovevano essere solidamente formati nei fondamenti del disegno che per Leonardo era il cuore stesso di ogni dipinto.