La beatificazione di Guadalupe Ortiz de Landázuri: una chimica innamorata di Dio nel quotidiano
di Roberto Montoya
Non ci sono santità di Serie A o di Serie B. “Per essere santi, non è più necessario essere vescovi, sacerdoti, religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così”, come ci ricorda la recente esortazione apostolica nella Gaudete et exsultate.
Tendere verso l’alto senza paura, verso le cose di Dio, sentendosi poveri e inadeguati. Tutti siamo chiamati ad essere Santi: al lavoro, in famiglia e con gli amici, mettendo il talento al servizio degli altri, in qualunque situazione. Quelli dei santi sono volti concreti.
Come Guadalupe Ortiz de Landazuri, la prima donna laica dell’Opus Dei che sarà beatificata alle 11 del 18 maggio del 2019 nel Palazzo Vistalegre Arena di Madrid. Nata in Spagna nel 1916, l’infanzia trascorsa a Tetuán ne segna l’esistenza; frequenta la scuola insieme a bambini musulmani. Si laurea in Ingegneria chimica all’Università Complutense con il massimo dei voti. Ricercatrice, è una delle quattro sole donne iscritte nella Facoltà. Sono gli anni’50. È una donna coraggiosa, con profonda capacità di ascolto, grande spirito di adattamento, empatica. Dopo la Laurea, su invito di San Josemaría, si trasferisce in Messico, dove soggiorna per molti anni. In questo periodo consegue un Dottorato in chimica presso l’UNAM. Si dedica all’assistenza delle comunità rurali del posto, apre un centro di formazione professionale per donne contadine e una residenza per studenti universitari.
Dopo il fondatore, San Josemaría, e il successore, Beato Álvaro, è la terza persona dell'Opus Dei a essere beatificata. Il 9 giugno del 2018, Papa Francesco ha autorizzato il decreto che approva un miracolo attribuito alla nuova beata, per la guarigione di un tumore maligno di cui era afflitto Antonio Jesús Sedano e altre 54 testimonianze di persone che hanno ricevuto un favore.
Nella sua vita semplice, Guadalupe Ortiz de Landazuri, rispecchiava con il suo sorriso un cuore pazzo di amore verso Dio. L'abnegata carità verso il prossimo, la laboriosità nei propri doveri di studio e di professione, la serena accettazione della malattia, con gesti fatti di una allegria contagiosa, l’hanno resa strumento fino alla fine dei suoi giorni. Un complemento di scienze e Fede, un esercizio eroico delle virtù, secondo il dettame di Sant’Agostino che con audacia affermava: “Dilige et fac quod vis”, Ama e fa’ ciò che vuoi!
Amava il mondo appassionatamente, Guadalupe, e aveva un gran cuore, un carattere energico, deciso, che cercava di esprimere con dolcezza e garbo. A lei piaceva molto nuotare, andare a cavallo, praticare sport. A 59 anni muore a Pamplona per una malformazione cardiaca, circondata già da un alone di santità.
Nel 2018, la Chiesa ha celebrato 20 beatificazioni in tutto il mondo. Papa Francesco ha voluto avere come testimonianza i laici dei nostri tempi, un messaggio forte che permette a tutti di essere un Ipse Christus, uno stesso Cristo, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti, nelle cose temporanee di questo mondo.
Sono questi i nuovi santi, Vere stelle del firmamento nella storia, coraggiosi nell’amore pieno, spinti a sorridere e a sperare nel prossimo, con un senso di umanità e allegria, senza aspettare nulla in cambio; come testimoniano le storia di Chiara Luce Badano, “la giovane dal sorriso aperto”, Carlo Acutis, “un nativo digitale innamorato dell’Eucaristia” Enrique Shaw, “l’imprenditore che visse i valori in cui credeva” Chiara Corbella Petrillo, “la forza di Dio nella coppia”, Marta Obregón “studentessa e martire della purezza” e Angelica Tiraboschi, “gioiosa testimone nella Croce.
La santità “È il volto più bello della Chiesa”, ricorda Papa Francesco “La vita dei santi non è stata sempre perfetta, però, anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e sono piaciute al Signore…mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti, giorno dopo giorno, vedo la santità della Chiesa militante…la santità della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio. Ma anche fuori della Chiesa Cattolica e in ambiti molto differenti, lo Spirito suscita segni della sua presenza…».
Noi abbiamo incontrato Maria Teresa Escobar, una delle giornaliste e autrici del libro “Lettere a un santo”, che ha voluto illustrare le vicende fondamentali della vita di Guadalupe che possono fare luce sulla vita di tutti.
Chi era Guadalupe Ortiz de Landazuri?
Era una donna che ha anticipato i suoi tempi, laica come tutti noi, donna coraggiosa, con una grande magnanimità. Non dubitò un attimo a intraprendere gli studi di chimica, che per la sua epoca significava andare contro corrente. Guadalupe cerca di capire qual è il suo destino, e cerca la felicità. E la trova amando Cristo, servendo gli altri per Cristo. Non era una religiosa, ma era cattolica con una profonda spiritualità. Questo amore verso Dio lo scopre attraverso il suo ambiente di lavoro, nel quotidiano. Godeva di molto prestigio professionale e viveva sempre aiutando gli altri nei loro bisogni spirituali e materiali. Conobbe il suo cammino di Santità con l’Opus Dei.
Quali tratti caratterizzerebbero il personaggio di Guadalupe?
È stata una donna molto sincera, nel senso che non si è mai risparmiata per aiutare agli altri. Ne è un esempio la costruzione del Centro di imprese in Messico, che ha come finalità il bene comune. Non si ferma davanti alle difficoltà, la sua sfida è quella di superare quelle barriere. Arrivò negli anni ‘50 in Messico con altre due donne proprio per lavorare nelle zone più povere. Una giovane universitaria che conobbe Guadalupe racconta che voleva conoscerla perché tutti parlavano del suo sorriso incantatore e della sua costante allegria.
Il segreto?
Era accettare come positivo tutto ciò che le accadeva nella vita; durante le ore della sua agonia, rimase sempre sorridente. In una società come quella di oggi, dove ci sono persone che vogliono imporsi con l’egocentrismo e il relativismo autoreferenziale, la vita di Guadalupe invita a scrollarsi di dosso la comodità, il pessimismo, dedicandosi agli altri, scoprendo che soltanto con Cristo si può provare un’allegria profonda e permanente. Nel suo cammino ha lasciato tracce. La sua non è stata una vita sterile. Ha contribuito a costruire ponti fino agli ultimi giorni della sua vita.
Cosa ha visto Papa Francesco in Guadalupe?
In Guadalupe, Papa Francesco ha visto la sua idea di santità, la persona della porta accanto, la scoperta dello straordinario nell’ordinario. Alzarsi presto la mattina per andare al lavoro, portare i figli a scuola, pagare le bollette, preparare il pranzo, studiare. Sembrano cose normali e noiose, ma se le facciamo con amore e con un bel sorriso, prendono un’altra dimensione. Sono strade che ti portano a Gesù. È stata una donna di grande livello umano, allegra e umile. Negli ultimi 10 anni abbiamo ricevuto commenti sui favori concessi da Guadalupe da Spagna, Messico, Belgio, Italia, Portogallo, Lituania, Kenia, India, Venezuela, Equador, Guatemala, Porto Rico, Stati Uniti e Canada. Essere dichiarato santo o beato, non è come essere insignito di un'onorificenza post mortem, ma è un modo con cui vuole parlarci lo Spirito Santo.
Qual è stata l’idea di scrivere il libro “Lettera a un Santo” sulla beata?
Se vivesse oggi sarebbe la regina dei social. Era una donna molto comunicativa ed espansiva. Ci sono oltre mille lettere in cui Guadalupe si racconta. Nel suo diario quotidiano, parla delle lotte, delle scoperte e della sua crescita, ma anche dei suoi fallimenti e della sua relazione forte con Dio. È stata una persona normale, ma quando Papa Francesco l’ha proclamata Beata, ci siamo posti l’interrogativo di come potessimo farla conoscere al mondo. Anche perché noi personalmente non l’abbiamo conosciuta.
La Chiesa ha ritenuto opportuno di far conoscere Guadalupe perché la sua vita virtuosa, ancorché normale, può essere un esempio di vita, per cristiani e non. L’idea di scrivere il libro non era tanto per parlare di lei. Quando abbiamo cominciato a leggere le sue lettere, abbiamo letto tra le righe un forte messaggio che rifletteva la sua vita in modo molto coinvolgente. Il rapporto intenso che ha avuto con Dio e con le centinaia di persone che le sono passate vicino durante la vita, ci parlano di una donna con i piedi ben piantati a terra, ma con uno sguardo sempre rivolto al cielo. Era alla ricerca della felicita, e l’ha trovata. In Messico, Spagna e a Roma ci sono ancora persone in vita che hanno avuto la fortuna di conoscerla e che raccontano che «Aveva sempre una gioia straripante. Quando rideva, sembrava che il suo interlocutore fosse il Cielo». Il suo libro è stato tradotto in cinque lingue e sul web è stato già scaricato da oltre 100mila persone.
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Tendere verso l’alto senza paura, verso le cose di Dio, sentendosi poveri e inadeguati. Tutti siamo chiamati ad essere Santi: al lavoro, in famiglia e con gli amici, mettendo il talento al servizio degli altri, in qualunque situazione. Quelli dei santi sono volti concreti.
Come Guadalupe Ortiz de Landazuri, la prima donna laica dell’Opus Dei che sarà beatificata alle 11 del 18 maggio del 2019 nel Palazzo Vistalegre Arena di Madrid. Nata in Spagna nel 1916, l’infanzia trascorsa a Tetuán ne segna l’esistenza; frequenta la scuola insieme a bambini musulmani. Si laurea in Ingegneria chimica all’Università Complutense con il massimo dei voti. Ricercatrice, è una delle quattro sole donne iscritte nella Facoltà. Sono gli anni’50. È una donna coraggiosa, con profonda capacità di ascolto, grande spirito di adattamento, empatica. Dopo la Laurea, su invito di San Josemaría, si trasferisce in Messico, dove soggiorna per molti anni. In questo periodo consegue un Dottorato in chimica presso l’UNAM. Si dedica all’assistenza delle comunità rurali del posto, apre un centro di formazione professionale per donne contadine e una residenza per studenti universitari.
Dopo il fondatore, San Josemaría, e il successore, Beato Álvaro, è la terza persona dell'Opus Dei a essere beatificata. Il 9 giugno del 2018, Papa Francesco ha autorizzato il decreto che approva un miracolo attribuito alla nuova beata, per la guarigione di un tumore maligno di cui era afflitto Antonio Jesús Sedano e altre 54 testimonianze di persone che hanno ricevuto un favore.
Nella sua vita semplice, Guadalupe Ortiz de Landazuri, rispecchiava con il suo sorriso un cuore pazzo di amore verso Dio. L'abnegata carità verso il prossimo, la laboriosità nei propri doveri di studio e di professione, la serena accettazione della malattia, con gesti fatti di una allegria contagiosa, l’hanno resa strumento fino alla fine dei suoi giorni. Un complemento di scienze e Fede, un esercizio eroico delle virtù, secondo il dettame di Sant’Agostino che con audacia affermava: “Dilige et fac quod vis”, Ama e fa’ ciò che vuoi!
Amava il mondo appassionatamente, Guadalupe, e aveva un gran cuore, un carattere energico, deciso, che cercava di esprimere con dolcezza e garbo. A lei piaceva molto nuotare, andare a cavallo, praticare sport. A 59 anni muore a Pamplona per una malformazione cardiaca, circondata già da un alone di santità.
Nel 2018, la Chiesa ha celebrato 20 beatificazioni in tutto il mondo. Papa Francesco ha voluto avere come testimonianza i laici dei nostri tempi, un messaggio forte che permette a tutti di essere un Ipse Christus, uno stesso Cristo, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti, nelle cose temporanee di questo mondo.
Sono questi i nuovi santi, Vere stelle del firmamento nella storia, coraggiosi nell’amore pieno, spinti a sorridere e a sperare nel prossimo, con un senso di umanità e allegria, senza aspettare nulla in cambio; come testimoniano le storia di Chiara Luce Badano, “la giovane dal sorriso aperto”, Carlo Acutis, “un nativo digitale innamorato dell’Eucaristia” Enrique Shaw, “l’imprenditore che visse i valori in cui credeva” Chiara Corbella Petrillo, “la forza di Dio nella coppia”, Marta Obregón “studentessa e martire della purezza” e Angelica Tiraboschi, “gioiosa testimone nella Croce.
La santità “È il volto più bello della Chiesa”, ricorda Papa Francesco “La vita dei santi non è stata sempre perfetta, però, anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e sono piaciute al Signore…mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti, giorno dopo giorno, vedo la santità della Chiesa militante…la santità della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio. Ma anche fuori della Chiesa Cattolica e in ambiti molto differenti, lo Spirito suscita segni della sua presenza…».
Noi abbiamo incontrato Maria Teresa Escobar, una delle giornaliste e autrici del libro “Lettere a un santo”, che ha voluto illustrare le vicende fondamentali della vita di Guadalupe che possono fare luce sulla vita di tutti.
Chi era Guadalupe Ortiz de Landazuri?
Era una donna che ha anticipato i suoi tempi, laica come tutti noi, donna coraggiosa, con una grande magnanimità. Non dubitò un attimo a intraprendere gli studi di chimica, che per la sua epoca significava andare contro corrente. Guadalupe cerca di capire qual è il suo destino, e cerca la felicità. E la trova amando Cristo, servendo gli altri per Cristo. Non era una religiosa, ma era cattolica con una profonda spiritualità. Questo amore verso Dio lo scopre attraverso il suo ambiente di lavoro, nel quotidiano. Godeva di molto prestigio professionale e viveva sempre aiutando gli altri nei loro bisogni spirituali e materiali. Conobbe il suo cammino di Santità con l’Opus Dei.
Quali tratti caratterizzerebbero il personaggio di Guadalupe?
È stata una donna molto sincera, nel senso che non si è mai risparmiata per aiutare agli altri. Ne è un esempio la costruzione del Centro di imprese in Messico, che ha come finalità il bene comune. Non si ferma davanti alle difficoltà, la sua sfida è quella di superare quelle barriere. Arrivò negli anni ‘50 in Messico con altre due donne proprio per lavorare nelle zone più povere. Una giovane universitaria che conobbe Guadalupe racconta che voleva conoscerla perché tutti parlavano del suo sorriso incantatore e della sua costante allegria.
Il segreto?
Era accettare come positivo tutto ciò che le accadeva nella vita; durante le ore della sua agonia, rimase sempre sorridente. In una società come quella di oggi, dove ci sono persone che vogliono imporsi con l’egocentrismo e il relativismo autoreferenziale, la vita di Guadalupe invita a scrollarsi di dosso la comodità, il pessimismo, dedicandosi agli altri, scoprendo che soltanto con Cristo si può provare un’allegria profonda e permanente. Nel suo cammino ha lasciato tracce. La sua non è stata una vita sterile. Ha contribuito a costruire ponti fino agli ultimi giorni della sua vita.
Cosa ha visto Papa Francesco in Guadalupe?
In Guadalupe, Papa Francesco ha visto la sua idea di santità, la persona della porta accanto, la scoperta dello straordinario nell’ordinario. Alzarsi presto la mattina per andare al lavoro, portare i figli a scuola, pagare le bollette, preparare il pranzo, studiare. Sembrano cose normali e noiose, ma se le facciamo con amore e con un bel sorriso, prendono un’altra dimensione. Sono strade che ti portano a Gesù. È stata una donna di grande livello umano, allegra e umile. Negli ultimi 10 anni abbiamo ricevuto commenti sui favori concessi da Guadalupe da Spagna, Messico, Belgio, Italia, Portogallo, Lituania, Kenia, India, Venezuela, Equador, Guatemala, Porto Rico, Stati Uniti e Canada. Essere dichiarato santo o beato, non è come essere insignito di un'onorificenza post mortem, ma è un modo con cui vuole parlarci lo Spirito Santo.
Qual è stata l’idea di scrivere il libro “Lettera a un Santo” sulla beata?
Se vivesse oggi sarebbe la regina dei social. Era una donna molto comunicativa ed espansiva. Ci sono oltre mille lettere in cui Guadalupe si racconta. Nel suo diario quotidiano, parla delle lotte, delle scoperte e della sua crescita, ma anche dei suoi fallimenti e della sua relazione forte con Dio. È stata una persona normale, ma quando Papa Francesco l’ha proclamata Beata, ci siamo posti l’interrogativo di come potessimo farla conoscere al mondo. Anche perché noi personalmente non l’abbiamo conosciuta.
La Chiesa ha ritenuto opportuno di far conoscere Guadalupe perché la sua vita virtuosa, ancorché normale, può essere un esempio di vita, per cristiani e non. L’idea di scrivere il libro non era tanto per parlare di lei. Quando abbiamo cominciato a leggere le sue lettere, abbiamo letto tra le righe un forte messaggio che rifletteva la sua vita in modo molto coinvolgente. Il rapporto intenso che ha avuto con Dio e con le centinaia di persone che le sono passate vicino durante la vita, ci parlano di una donna con i piedi ben piantati a terra, ma con uno sguardo sempre rivolto al cielo. Era alla ricerca della felicita, e l’ha trovata. In Messico, Spagna e a Roma ci sono ancora persone in vita che hanno avuto la fortuna di conoscerla e che raccontano che «Aveva sempre una gioia straripante. Quando rideva, sembrava che il suo interlocutore fosse il Cielo». Il suo libro è stato tradotto in cinque lingue e sul web è stato già scaricato da oltre 100mila persone.
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