La classifica delle città più costose del mondo (e quelle meno)
Il rapporto 2017 dell'Economist
Lo stesso chilo di pane che si può comprare a Singapore per 3,55$ ad Almaty in Kazakhstan costa meno di un dollaro. Analogo discorso per una bottiglia di vino che nella città-Stato malese costa mediamente oltre i 20 dollari mentre nel cuore finanziario kazakho, non certo rinomato per la produzione vinicola a Km0, sfiora appena i 6 dollari. Il litro di benzina alla pompa costa più del doppio da una città all'altra. Questi dati sintetizzano la testa e la coda della classifica stilata nell'ultimo rapporto della Economist Intelligence Unit sul costo della vita nelle città del mondo.
SuperAsia
Singapore conferma il suo status di città più cara del pianeta per il quarto anno consecutivo e in generale la top ten è rimasta anche quest'anno sostanzialmente invariata se non fosse per il rientro delle metropoli giapponesi, Osaka e Tokyo. La capitale nipponica, al vertice nel 2012, era precipitata a causa della crisi del modello economico giapponese e ora rientra grazie al nuov apprezzamento dello yen sul mercato finanziario. In sostanza l'Asia la fa comunque da padrona a fronte di un Nordamerica apparentemente in declino e rappresentato tra le prime dieci solo dalla Grande Mela che però scivola dal settimo al nono posto. Ma se nell'ultimo anno il costo della vita a New York è leggermente diminuito è comunque incomparabile con quello di soli cinque anni fa quando nello stesso ranking la città del sindaco De Blasio occupava addirittura il 46esimo posto.
E l'Europa? A Parte le tradizionali enclave del lusso svizzero, Ginevra e Zurigo, Parigi, che ormai da 15 anni viene annoverata tra le dieci città più costose del mondo, è la prima e unica capitale della zona euro in classifica nonostante un moderato calo dei prezzi. In questo momento vivere a Parigi, secondo i dati dell'Economist, è più caro del 7 per cento rispetto a New York, ma cinque anni fa il gap era del 50%. Al decimo posto l'altra capitale europea, Copenhagen, in cui come da tradizione nordica, il costo della vita viene tenuta alto dai servizi pubblici, trasporto e welfare.
A testa in giù
Guardato alla rovescia il mondo delle metropoli mostra invece uno scenario assai diverso rispetto a 12 mesi fa ma anche qui è il continente asiatico protagonista. La top ten delle città più economiche vede sempre la massiccia presenza delle città indiane - Bangalore, Mumbai, New Delhi e Chennai. Con la crescita del vicino gigante cinese che rallenta, l'India è in rapida espansione e i prezzi rimangono bassi a causa del profilo demografico delle sue metropoli e per le acute diseguaglianze che fanno proliferare paghe minime, sussidi pubblici e conseguenti ribassi nelle tariffe. Dunque le città indiane e pakistane rimangono tra le meno care ma non le meno care e Lusaka, la capitale dello Zambia cui l'anno scorso spettava la palma della città più economica al mondo ma che quest'anno ha fatto un blazo di 11 posizioni a causa dell'inflazione e della stabilizzazione della moneta, è stata soppiantata da Almaty, il cuore economico del Kazakhstan. Un primato peculiare per una città che vede l'inflazione galoppare al 20 per cento e che tuttavia non tiene il passo della svalutazione del Tenge arrivata fino al 50 per cento dall'agosto di due anni fa. A far compagnia ad Almaty in fondo alla classifica c'è Lagos, la metropoli nigeriana che pur richiamando da anni notevoli investimenti ha risentito notevolmente del crollo del prezzo del greggio con il conseguente collasso della valuta locale. Anche qui all'inflazione che rimane galoppante fa da contrappeso la svalutazione monetaria, risultato: dal 2008 il costo della vita a Lagos è più che dimezzato. Come si evince da questi dati il basso costo della vita non corrisponde necessariamente ad una particolare attrattiva per le città che popolano questo lato della classifica. Oltre Almaty e Lagos, Karachi, Algeri e Kiev patiscono anche l'instabilità politica e di sicurezza che si accompagna alle difficoltà economiche.
Il declino di Usa e Cina
I fattori chiave della crisi economica globale che nel 2016 hanno portato alla deflazione e alla svalutazione sono particolarmente evidenti nella tabella dello studio che analizza le fluttuazioni. Lo studio dell'Economist prende New York come benchmark di riferimento e in base a quello calcola che globalmente nell'ultimo anni il costo medio della vita sia salito del 74% (leggermente di più rispetto all'incremento del 2016). Un'indice significativo per la crisi economica globale se è vero che cinque anni fa lo stesso rapporto segnalava un incremento del costo della vita nelle 132 città prese in considerazione del 93,5 per cento. A cadere sono le città americane, tutte le 16 in classifica tranne San Francisco e Lexington certificano un calo dei prezzi, ma a cadere di più sono quelle cinesi vittime della notevole frenata nella crescita dei consumi e nella svalutazione del renminbi. I centri urbani cinesi perdono allora tra le cinque e le sedici posizioni ciascuno.
Saliscendi
Il rapporto dell'Economist che centra la sua attenzione in modo particolare sui paesi dipendenti dai prezzi delle materie prime e dell'energia segnala come in alcuni casi come per le città brasiliane di Rio de Janeiro e São Paulo l'apprezzamento della valuta ha causato il riaccendersi dell'inflazione e la rapida risalita di queste metropoli nella classifica delle più costose, di 27 e 29 posizioni rispettivamente. Il caso di São Paulo è particolarmente significativo: cinque anni fa era tra le 30 città più care mentre l'anno scorso era tra le 30 più economiche.
Al polo opposto l'effetto della svalutazione del peso argentino sul ranking di Buenos Aires, crollato di ben venti posizioni fino all'82esima. Ma il declino della capitale argentina non è stato il più traumatico. Nel 2016 il record spetta a Manchester presipitata di venticinque posizioni sulla scorta della svalutazione della sterlina. Un fenomeno che ha riguardato la stessa Londra uscita quest'anno dalla top ten e attestatasi alla 24esima posizione tra le città più care del pianeta, la posizione più bassa degli ultimi venti anni.