La pelle d'asino come la cocaina, un carico da 2 milioni di dollari confiscato a Karachi
Un traffico globale che vale milioni e mette a rischio la specie e le comunità che con questa ancora vivono e lavorano
Un agente delle forze di sicurezza pakistane sorveglia un cortile pieno di sacchi. Quel che si vede in queste immagini vale 118.40 milioni di rupie ovvero circa 1,8 milioni di dollari americani ma i sacchi non contengono oppio, bensì 4.736 pelli di asino pronte per essere trafugate in Cina ma confiscate ai contrabbandieri dopo un raid tra Gulshan e Jouhar a Karachi in Pakistan.
L'emergenza del commercio globale della pelle d'asino sarebbe da attribuire alla crescita della classe media cinese e al diffondersi della convinzione dell'efficiacia di un antico rimedio della medicina tradizionale cinese, l'ejiao, il cui ingrediente principale è una gelatina che si ottiene dalla bollitura delle pelli d'asino. Si tratta di un tonico consigliato per certe patologie legate al sangue come le anemie e il cui prezzo può arrivare fino a quasi 400 dollari al kg. Al repentino crescere della domanda ha corrisposto l'aumento di valore e di prezzo di queste pelli e di conseguenza l'impennata nel tasso di macellazione degli asini in varie parti del mondo.
Il commercio di queste pelli, tanto remunerativo, passa così spesso per vie illegali e mette a repentaglio quelle comunità e quelle culture in cui ancora l'asino rappresenta un mezzo importante per il lavoro e la sopravvivenza. Secondo un recente articolo del Guardian in Cina dal 1991 la popolazione degli asini si è dimezzata costringendo ad una massiccia importazione dal Brasile, da diversi paesi dell'Africa ma anche dalla Mongolia, dall'Afghanistan e come si vede dal vicino Pakistan.
La domanda di pelle d'asino supera l'offerta. Ogni anno sono quasi due milioni le pelli smerciate globalmente mentre si stima che la domanda sia tra i 4 e i 10 milioni. Gli asini diventano così in molti paesi un bene pregiato e troppo costoso per chi ne ha bisogno per l'agricoltura, il commercio o la ricerca dell'acqua. Per esempio nel Burkina Faso il costo di un asino è quasi raddoppiato in due anni passando da circa 80 dollari del 2014 a 140 nel 2016. L'Etiopia ha recentemente messo al bando il commercio della pelle d'asino per proteggere i suoi 7 milioni e 400 mila capi. Ma i divieti non fermano i traffici illegali.