"La più bella notte di sempre". E gli U2 scaldano il pubblico dell'Olimpico: stasera si replica
Il tour per i 30 anni di The Joshua Tree
Un ringraziamento all'Italia per l'impegno sui migranti arriva da Bono Vox, da sempre impegnato nelle battaglie in difesa dei rifugiati. "Grazie Guardia costiera, avete salvato migliaia di vite", ha detto il leader degli U2 ieri dal palco durante il concerto allo Stadio Olimpico di Roma (oggi si replica). "Siete il meglio dell'Europa", ha aggiunto il cantante sulle note di 'Miss Sarajevo', trasformata oggi in 'Miss Syria'. Sul maxischermo un video sulla storia di Omaima, una bambina ospitata nel campo profughi di Zaatari, in Giordania.
"La più bella notte di sempre", aveva urlato Bono dal palco all'inizio della prima delle due date romane, le uniche previste in Italia per i festeggiamenti dei 30 anni dall'uscita di The Joshua Tree. La piu' bella notte di sempre, e lo sara' per i 58 mila che sono arrivati da tuta Italia. "Siete fantastici, siete una famiglia", ringrazia in italiano il cantante e in italiano provera' a esprimersi piu' volte durante la serata. Quello verso il pubblico romano, del resto, e' un amore, ricambiato, di lunga data. E quando poco prima di salire sul palco, la band incontra alcuni giornalisti, privilegio riservato finora solo all'Italia, spiega che la differenza rispetto agli show tenuti in Nord America e in Europa, qui, e' proprio "il pubblico". I 58 mila lo sanno, e vogliono continuare a guadagnarsi questa privilegio, vogliono stupire: sugli spalti, durante With or without you appaiono migliaia di fogli colorati a comporre la scritta "30" e la sagoma del Joshua Tree, l'albero del deserto californiano che ha dato il nome al disco uscito nel 1987.
Il concerto, del resto, e' tutto costruito attorno all'album, pietra miliare nella storia degli U2 e della musica, suonato per intero e con i brani nello stesso ordine in cui sono stati pubblicati 30 anni fa, per tutta la parte centrale dello show. Dopo l'intro, che e' il riassunto della loro storia pre-Joshua e che in omaggio agli inizi la band suona su un palco in mezzo al pubblico con i maxischemi spenti e sul quale i 4 ragazzi di Dublino arrivano senza farsi annunciare alla spicciolata: Sunday Bloody Sunday, New Year's Day, Bad che sfocia in Heroes di David Bowie (e che Bono dedica all'amico Luciano Pavarotti scomparso giusto 10 anni fa), Pride.
Quando parte Where The Streets have no names, sull'enorme maxischermo alle spalle della band appare l'inconfondibile sagoma del Joshua Tree, su un sanguinario sfondo rosso.
In un paio di passaggi, piu' politici, il bersaglio e' il presidente degli Stati Uniti. Ma ci sono, soprattutto nei numerosi bis, anche richiami ai diritti civili, democrazia negata, cambiamenti climatici, migrazioni, l'omaggio alle donne con una sfilata di foto di figure femminili da Rosa Parks a Patti Smith, affiancate ad Angela Merkel e Christine Lagarde.
Il finale e' un crescendo con Beautiful Day, Elevation, Vertigo, Ultraviolet, One, Litte Things. L'acustica dell'Olimpico non rende giustizia al rock degli U2, ma il pubblico balla e canta comunque a squarciagola per tutto il concerto.
"La più bella notte di sempre", aveva urlato Bono dal palco all'inizio della prima delle due date romane, le uniche previste in Italia per i festeggiamenti dei 30 anni dall'uscita di The Joshua Tree. La piu' bella notte di sempre, e lo sara' per i 58 mila che sono arrivati da tuta Italia. "Siete fantastici, siete una famiglia", ringrazia in italiano il cantante e in italiano provera' a esprimersi piu' volte durante la serata. Quello verso il pubblico romano, del resto, e' un amore, ricambiato, di lunga data. E quando poco prima di salire sul palco, la band incontra alcuni giornalisti, privilegio riservato finora solo all'Italia, spiega che la differenza rispetto agli show tenuti in Nord America e in Europa, qui, e' proprio "il pubblico". I 58 mila lo sanno, e vogliono continuare a guadagnarsi questa privilegio, vogliono stupire: sugli spalti, durante With or without you appaiono migliaia di fogli colorati a comporre la scritta "30" e la sagoma del Joshua Tree, l'albero del deserto californiano che ha dato il nome al disco uscito nel 1987.
Il concerto, del resto, e' tutto costruito attorno all'album, pietra miliare nella storia degli U2 e della musica, suonato per intero e con i brani nello stesso ordine in cui sono stati pubblicati 30 anni fa, per tutta la parte centrale dello show. Dopo l'intro, che e' il riassunto della loro storia pre-Joshua e che in omaggio agli inizi la band suona su un palco in mezzo al pubblico con i maxischemi spenti e sul quale i 4 ragazzi di Dublino arrivano senza farsi annunciare alla spicciolata: Sunday Bloody Sunday, New Year's Day, Bad che sfocia in Heroes di David Bowie (e che Bono dedica all'amico Luciano Pavarotti scomparso giusto 10 anni fa), Pride.
Quando parte Where The Streets have no names, sull'enorme maxischermo alle spalle della band appare l'inconfondibile sagoma del Joshua Tree, su un sanguinario sfondo rosso.
In un paio di passaggi, piu' politici, il bersaglio e' il presidente degli Stati Uniti. Ma ci sono, soprattutto nei numerosi bis, anche richiami ai diritti civili, democrazia negata, cambiamenti climatici, migrazioni, l'omaggio alle donne con una sfilata di foto di figure femminili da Rosa Parks a Patti Smith, affiancate ad Angela Merkel e Christine Lagarde.
Il finale e' un crescendo con Beautiful Day, Elevation, Vertigo, Ultraviolet, One, Litte Things. L'acustica dell'Olimpico non rende giustizia al rock degli U2, ma il pubblico balla e canta comunque a squarciagola per tutto il concerto.