Nel 1929 Dziga Vertov girava "L'uomo con la macchina da presa", capolavoro del futurismo russo e manifesto del "cineocchio", la scuola che propagandava la superiorità del documentario sul cinema di finzione, unica possibile forma d'arte per la nuova società sovietica e il suo uomo nuovo. L'estetica di Vertov era riprendere il flusso della vita nella sua casualità.
Ci siamo. Non solo i Google Glasses dunque che hanno aperto il mercato, ma più eleganti e retrò "spille narrative" (Narrative Clip). Così si chiama il prodotto di una società americana, una piccola camera da appuntarsi sui vestiti e che automaticamente scatta 2 foto al minuto. 2800 scatti al giorno contenuti in una memoria da 8 giga e una batteria che dura 30 ore. Chissà cosa avrebbe pensato Vertov sapendo che i suoi sogni sono stati realizzati nella terra del capitalismo.