La storia di Chance, il baby canguro salvato dalle fiamme in Australia
Era nel marsupio della madre in fin di vita
Quando ha trovato il piccolo canguro spaventatissimo, ma miracolosamente vivo, nel marsupio della madre morente, la volontaria Sarah Price dell'associazione Wires, ha scelto per lui il nome "Chance". Sfuggito dalla furia degli incendi che da settimane ormai devastano il sud est dell'Australia, il cucciolo si trova adesso in una struttura di recupero insieme ad altri animali, salvi grazie al lavoro incessante dei soccorritori e dei vigili del fuoco. Le immagini del baby canguro si aggiungono a quelle dei koala con la pelliccia bruciacchiata e degli opossum con le zampe ferite che hanno fatto il giro del mondo da quando è iniziata la stagione degli incendi in Australia.
Alcuni fortunati animali sono in cura in un rifugio al Glenmore Park, sobborgo di Sydney. Spiega Sarah Price: "Numerosi habitat sono stati distrutti. Pensiamo che molti animali siano morti negli incendi, non crediamo che un grande numero sia sopravvissuto e questo per il fatto che non vediamo il numero di animali che viene a chiedere assistenza o ha bisogno di assistenza che normalmente ci aspettiamo o riceviamo. Nel nostro rifugio al momento abbiamo in cura probabilmente solo 8 o 9 canguri, forse 2 o 3 opossum e alcuni pipistrelli, non certo quello che ci aspetteremmo da un simile disastro, ce ne saremmo aspettati molti di più".
La madre di Chance non ce l'ha fatta, come tanti altri milioni di animali. Inoltre, alcune parti della boscaglia impiegheranno decenni a riprendersi e gli esperti affermano che potrebbero essere necessari ingenti investimenti per ripristinare gli habitat per dare ad altri animali come Chance un'altra possibilità di sopravvivere.
A Kangaroo Island, dove oltre 160.000 ettari di terra sono già stati bruciati, si stima che metà della popolazione locale di 50.000 koala sia morta. "Penso che non ci sia nulla di paragonabile alla devastazione che sta avvenendo su un'area così vasta e in maniera così rapida. È un evento mostruoso", ha detto il professor Dickman dell'Università di Sydney. Anche perché, quello che si teme ora è che gli incendi possano mettere in ginocchio diverse specie portandole all'estinzione. Secondo gli scienziati, infatti, l'Australia vantava già il triste record del più alto tasso di estinzione al mondo per i mammiferi, con circa 34 specie e sottospecie autoctone a rischio estinzione da circa 230 anni, ovvero dall'insediamento europeo.
Alcuni fortunati animali sono in cura in un rifugio al Glenmore Park, sobborgo di Sydney. Spiega Sarah Price: "Numerosi habitat sono stati distrutti. Pensiamo che molti animali siano morti negli incendi, non crediamo che un grande numero sia sopravvissuto e questo per il fatto che non vediamo il numero di animali che viene a chiedere assistenza o ha bisogno di assistenza che normalmente ci aspettiamo o riceviamo. Nel nostro rifugio al momento abbiamo in cura probabilmente solo 8 o 9 canguri, forse 2 o 3 opossum e alcuni pipistrelli, non certo quello che ci aspetteremmo da un simile disastro, ce ne saremmo aspettati molti di più".
La madre di Chance non ce l'ha fatta, come tanti altri milioni di animali. Inoltre, alcune parti della boscaglia impiegheranno decenni a riprendersi e gli esperti affermano che potrebbero essere necessari ingenti investimenti per ripristinare gli habitat per dare ad altri animali come Chance un'altra possibilità di sopravvivere.
A Kangaroo Island, dove oltre 160.000 ettari di terra sono già stati bruciati, si stima che metà della popolazione locale di 50.000 koala sia morta. "Penso che non ci sia nulla di paragonabile alla devastazione che sta avvenendo su un'area così vasta e in maniera così rapida. È un evento mostruoso", ha detto il professor Dickman dell'Università di Sydney. Anche perché, quello che si teme ora è che gli incendi possano mettere in ginocchio diverse specie portandole all'estinzione. Secondo gli scienziati, infatti, l'Australia vantava già il triste record del più alto tasso di estinzione al mondo per i mammiferi, con circa 34 specie e sottospecie autoctone a rischio estinzione da circa 230 anni, ovvero dall'insediamento europeo.