Lambretta, i 70 anni di un mito
A 70 anni dall'inizio della produzione dello scooter, il marchio è legalmente morto, ma il simbolo del boom economico italiano vive ancora nell'immaginario collettivo del Paese.
La sentenza della Cassazione del 29 marzo scorso sembra aver messo una pietra tombale su uno dei marchi che hanno fatto la storia dell'Italia del dopoguerra, simbolo stesso della rinascita e del boom economico: la Lambretta. Al di là delle diatribe legali tuttavia lo storico scooter nato dal genio toscano di Ferdinando Innocenti nella fabbrica di Segrate continua a vivere nell'immaginario collettivo degli italiani e non solo.
Oggi, per celebrare il settantesimo anniversario dell'inizio della produzione del celebre scooter il prossimo 3 giugno, viene emesso un francobollo commemorativo da 95 centesimi. I primi esemplari, infatti, uscirono dalla catena di montaggio nel 1947 nello stabilimento Innocenti di Lambrate. La vignetta del francobollo riproduce un manifesto pubblicitario della Lambretta degli anni Cinquanta,
realizzato dall'illustratore e cartellonista italiano Franco Mosca, conservato presso il Museo Scooter e Lambretta di Rodano.
La prima idea di produrre un veicolo a basso costo venne all'imprenditore toscano Ferdinando Innocenti, nel 1944 a guerra ancora in corso. La realizzazione nel dopoguerra fu affidata a due importanti ingegneri aeronautici, Pier Luigi Torre e Cesare Pallavicino. Il design accattivante, l'affidabilita' tecnica e il prezzo contenuto trasformarono la Lambretta in un successo popolare capace di valicare i confini nazionali. Grande fu il successo in Germania, in Francia e soprattutto in Inghilterra dove, negli anni Sessanta, la Lambretta divenne un vero e proprio status simbolo giovanile grazie al movimento dei Mods, celebrato nel decennio successivo dagli Who con il disco e il film "Quadrophenia".
Quando nel 1971, Lambretta chiuse gli stabilimenti italiani gli esemplari venduti nei 25 anni di produzione nazionale ammontavano a oltre 2 milioni e mezzo. La linea di montaggio passò in India dove la mitica due ruote visse ancora a lungo, prodotta massicciamente fino al 1997.
Ma dal 1985 la fine dell'importazione dall'Uttar Pradesh in Italia e in Europa dello scooter segno la fine della Lambretta. Una fine che, come si diceva la Cassazione ha sancito definitivamente proprio poche settimane. Il marchio, dice la Corte, almeno in Italia è decaduto nel 1988, cioè alla decorrenza dei 3 anni dall'interruzione delle importazioni, perché è l'uso e non e non la notorietà che determina la vita di un marchio, anche quello tanto evocativo di Lambretta.
A litigarsi la Lambretta erano la Scooters of India LImited, titolare del marchio dal 2002 dopo l'acquisizione dell'azienda e l'olandese Brandconcern Bv che dal 2007 ha depositato alcuni marchi in cui il termine Lambretta da alcune varianti grafiche. Con questa decisione la Cassazione ha respinto respinto il ricorso della SIL contro la sentenza della Corte di appello, che nel 2013 aveva già dichiarato l'estinzione del marchio.
In queste stesse settimane a Palermo una piccola cordata di imprenditori - Industrie Riunite SpA, Euro Mobile International B.V., Finambiente Group SpA e Famiglia Perrotta - tenta di far risorgere il marchio Innocenti a 20 anni dall'estinzione.
Al di là delle diatribe legali rimane il simbolo che, a 70 anni dalla nascita, Segrate celebra con la mostra "70 Lambretta. I 70 anni di un mito" in corso fino all'11 giugno con una decina di modelli prodotti negli storici stabilimenti di via Rubattino, al Centro Verdi di via XXV Aprile a cura del Lambretta Club Milano.