Lancia pietre vestito da Babbo Natale: l'intifada che avvolge la città santa
Cresce la violenza
Mancano pochi giorni al Natale cristiano, seguirà quello ortodosso e per finire quello armeno. Così Gerusalemme si prepara ad accogliere un afflusso di pellegrini in un clima di tensioni crescenti. La decisione di Donald Trump di nominare Gerusalemme capitale di Israele, contro tutto e tutti, ha di fatto riacceso le proteste ai checkpoint che delimitano i territori palestinesi da quelli israeliani.
Dalle sassaiole in strada, dove i manifestanti - alcuni vestiti da Babbo Natale - portano in 'dono' sassi ai soldati israeliani, alle proteste nelle stanze dei bottoni dove gli Stati Uniti sembrano essere sempre più isolati. Protagonisti di un veto sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata dall'Egitto per invalidare la decisione del presidente americano di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Decisione - l'esercizio del veto Usa - alla quale ha risposto il movimento islamico palestinese Hamas: "Gerusalemme è l'eterna capitale dello stato di Palestina".
E così si continua a sparare, a morire, a protestare. Sassi e rabbia e processi sommari sui giornali. "Dovrebbe finire i suoi giorni dentro a una cella": questo il commento del ministro dell'Istruzione israeliano Naftali Bennett riportato dal quotidiano locale 'Haaretz', alla notizia dell'arresto di una ragazza palestinese di 16 anni. Si chiama Ahed Tamim, già nota ai media internazionali per il suo attivismo in difesa dei diritti del suo popolo, ed è stata prelevata dall'esercito israeliano nella città di Nabi Saleh.
Lo ha spiegato il padre sui social network, pubblicando anche un filmato dell'accaduto. L'accusa è di aggressione a due militari: un video circolato in internet nei giorni scorsi la ritrae mentre dà uno schiaffo a un soldato durante una manifestazione indetta per protestare contro la decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele.
Dalle sassaiole in strada, dove i manifestanti - alcuni vestiti da Babbo Natale - portano in 'dono' sassi ai soldati israeliani, alle proteste nelle stanze dei bottoni dove gli Stati Uniti sembrano essere sempre più isolati. Protagonisti di un veto sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata dall'Egitto per invalidare la decisione del presidente americano di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Decisione - l'esercizio del veto Usa - alla quale ha risposto il movimento islamico palestinese Hamas: "Gerusalemme è l'eterna capitale dello stato di Palestina".
E così si continua a sparare, a morire, a protestare. Sassi e rabbia e processi sommari sui giornali. "Dovrebbe finire i suoi giorni dentro a una cella": questo il commento del ministro dell'Istruzione israeliano Naftali Bennett riportato dal quotidiano locale 'Haaretz', alla notizia dell'arresto di una ragazza palestinese di 16 anni. Si chiama Ahed Tamim, già nota ai media internazionali per il suo attivismo in difesa dei diritti del suo popolo, ed è stata prelevata dall'esercito israeliano nella città di Nabi Saleh.
Lo ha spiegato il padre sui social network, pubblicando anche un filmato dell'accaduto. L'accusa è di aggressione a due militari: un video circolato in internet nei giorni scorsi la ritrae mentre dà uno schiaffo a un soldato durante una manifestazione indetta per protestare contro la decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele.