Mafia Nigeriana in Italia, trovata 'Bibbia Verde': regole rigide, punizioni e riti di iniziazione
Non è una mafia raffinata, ha tentato di copiare la struttura verticistica della mafia italiana, non ha la capacità di pervadere nei settori della società, come fanno le organizzazioni criminali tradizionali, è dedita allo spaccio di droga e mantiene forti legami con la madrepatria
È radicata, organizzata e per troppo tempo è rimasta nell'ombra nonostante l'ampio raggio d'azione e la sua pericolosità. Pur non essendo una mafia raffinata, e con scarse capacità di infiltrarsi in alcuni settori della società civile, resta un fenomeno da "non sottovalutare". Il clan Maphite era monitorato da qualche tempo e l'operazione antimafia della Squadra mobile di Bologna, con la collaborazione delle Squadre mobili delle principali provincie dell'Emilia-Romagna e di Bergamo e il coordinamento del Servizio centrale operativo, che ha impegnato più di 200 agenti nell'esecuzione di 19 fermi e una serie di perquisizioni, è soltanto l'epilogo dell'organizzazione mafiosa nigeriana operante in tutta l'Emilia-Romagna.
Tutto è cominciato con il reperimento della Green Bible, la 'Bibbia Verde' trovata in un pacco spedito dalla Nigeria e diretto nell'Italia centrale. Un vademecum di punizioni, violenti riti d'iniziazione, cariche e investiture. Ogni operazione criminale aveva un nome in codice. Ad esempio, "Mario Monti" indicava il riciclaggio di denaro nei paesi di origine.
Il 'testo sacro' è detenuto dal capo. È previsto l'ingresso di nuovi membri secondo precisi rituali, punizioni corporali e mortali in caso di tradimento, mutua assistenza tra i membri dell’associazione in caso di difficoltà con le forze dell'ordine, segretezza dell'associazione, esplicita dichiarazione delle finalità criminali perseguite. La comunità nigeriana si è rivelata perfettamente a conoscenza delle regole che ispiravano il comportamento del cult e che impone il costante ricorso alla sopraffazione violenta quale unico metodo di risoluzione dei contrasti eventualmente insorti al proprio interno e all'esterno, obbligando gli affiliati a spalleggiarsi a vicenda in caso di confronto con soggetti terzi. La pericolosità è rafforzata dal mantenere stretti contatti con la madrepatria, che incrementano il senso di soggezione percepito dai concittadini nigeriani, esposti alle ritorsioni dell'associazione non solo in territorio italiano, ma anche nel paese di provenienza.
Decifrato il testo, gli investigatori hanno ricostruito i retroscena dei Maphite. I provvedimenti restrittivi e le perquisizioni sono stati eseguiti a Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Forlì, Cesena, Ravenna e Bergamo. L'attività d'indagine della Squadra Mobile di Bologna è stata avviata nel 2017, grazie anche alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
La struttura dell'organizzazione mafiosa
La mafia nigeriana è suddivisa in fazioni o cult, ognuna indipendentemente strutturata e diversamente denominata, in forte rivalità con gli altri. Maphite, acronimo di Maximum Academic Performance Highly Intellectuals Train Executioner, si è consolidata negli anni '90, anche se le prime avvisaglie riconducono agli anni '80. Tutto è iniziato nell'ambiente universitario dello Stato del Benin, così come gli analoghi ma contrapposti gruppi quali gli Eiye, i Black axe, i Vikings. Gli scontri, anche fisici e molto violenti, con le contrapposte confraternite per la supremazia territoriale ne hanno determinato la progressiva trasformazione in vere e proprie bande criminali, tanto che le autorità nigeriane ne hanno sancita l'illegittimità.
Maphite in Italia
La confraternita Maphite si è radicata nella comunità nigeriana richiamando numerosi adepti e strutturandosi, seppur inizialmente in modo rozzo, similarmente al modello della mafia italiana, della quale ha cercato di ricalcare la struttura verticistica. Nel 2012 la G.C.A. Charity Italia è stata registrata nella città di Bologna. I soci fondatori sono tra gli attuali indagati. L'indagine ha consentito di ricostruire l'intera struttura gerarchica di comando, al cui vertice si trova la figura del Don (capo), che impartisce ordini e direttive a Deputy Don (vice capo), Fire (addetto alla diffusione di ordini e notizie tra gli affiliati), Main Chief (addetto alla difesa), Checker (tesoriere). A eseguire materialmente gli ordini e le direttive impartite è un comitato esecutivo, a competenza regionale, denominato C.I.C. (Coordinator in Council), capeggiato da un coordinatore che ha il compito di gestire una serie di altre figure con competenza operativa provinciale, le quali materialmente gestiscono gli affiliati di una determinata città.
Dediti principalmente allo spaccio di droga nelle piazze di Bologna, Modena e Parma, ma anche all'utilizzo di strumenti di pagamento elettronico contraffatti per l'acquisto di merce online, spesso i membri dell'associazione sono stati impegnati in violentissimi scontri con fazioni avverse per la contesa del predominio territoriale, vere e proprie guerriglie urbane che proseguivano per giorni con contro-reazioni, annunciate all'interno del gruppo con il passaparola, che serviva nello stesso tempo a mettere in allerta e come chiamata alle armi per gli altri membri del cult.
Tutto è cominciato con il reperimento della Green Bible, la 'Bibbia Verde' trovata in un pacco spedito dalla Nigeria e diretto nell'Italia centrale. Un vademecum di punizioni, violenti riti d'iniziazione, cariche e investiture. Ogni operazione criminale aveva un nome in codice. Ad esempio, "Mario Monti" indicava il riciclaggio di denaro nei paesi di origine.
Il 'testo sacro' è detenuto dal capo. È previsto l'ingresso di nuovi membri secondo precisi rituali, punizioni corporali e mortali in caso di tradimento, mutua assistenza tra i membri dell’associazione in caso di difficoltà con le forze dell'ordine, segretezza dell'associazione, esplicita dichiarazione delle finalità criminali perseguite. La comunità nigeriana si è rivelata perfettamente a conoscenza delle regole che ispiravano il comportamento del cult e che impone il costante ricorso alla sopraffazione violenta quale unico metodo di risoluzione dei contrasti eventualmente insorti al proprio interno e all'esterno, obbligando gli affiliati a spalleggiarsi a vicenda in caso di confronto con soggetti terzi. La pericolosità è rafforzata dal mantenere stretti contatti con la madrepatria, che incrementano il senso di soggezione percepito dai concittadini nigeriani, esposti alle ritorsioni dell'associazione non solo in territorio italiano, ma anche nel paese di provenienza.
Decifrato il testo, gli investigatori hanno ricostruito i retroscena dei Maphite. I provvedimenti restrittivi e le perquisizioni sono stati eseguiti a Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Forlì, Cesena, Ravenna e Bergamo. L'attività d'indagine della Squadra Mobile di Bologna è stata avviata nel 2017, grazie anche alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
La struttura dell'organizzazione mafiosa
La mafia nigeriana è suddivisa in fazioni o cult, ognuna indipendentemente strutturata e diversamente denominata, in forte rivalità con gli altri. Maphite, acronimo di Maximum Academic Performance Highly Intellectuals Train Executioner, si è consolidata negli anni '90, anche se le prime avvisaglie riconducono agli anni '80. Tutto è iniziato nell'ambiente universitario dello Stato del Benin, così come gli analoghi ma contrapposti gruppi quali gli Eiye, i Black axe, i Vikings. Gli scontri, anche fisici e molto violenti, con le contrapposte confraternite per la supremazia territoriale ne hanno determinato la progressiva trasformazione in vere e proprie bande criminali, tanto che le autorità nigeriane ne hanno sancita l'illegittimità.
Maphite in Italia
La confraternita Maphite si è radicata nella comunità nigeriana richiamando numerosi adepti e strutturandosi, seppur inizialmente in modo rozzo, similarmente al modello della mafia italiana, della quale ha cercato di ricalcare la struttura verticistica. Nel 2012 la G.C.A. Charity Italia è stata registrata nella città di Bologna. I soci fondatori sono tra gli attuali indagati. L'indagine ha consentito di ricostruire l'intera struttura gerarchica di comando, al cui vertice si trova la figura del Don (capo), che impartisce ordini e direttive a Deputy Don (vice capo), Fire (addetto alla diffusione di ordini e notizie tra gli affiliati), Main Chief (addetto alla difesa), Checker (tesoriere). A eseguire materialmente gli ordini e le direttive impartite è un comitato esecutivo, a competenza regionale, denominato C.I.C. (Coordinator in Council), capeggiato da un coordinatore che ha il compito di gestire una serie di altre figure con competenza operativa provinciale, le quali materialmente gestiscono gli affiliati di una determinata città.
Dediti principalmente allo spaccio di droga nelle piazze di Bologna, Modena e Parma, ma anche all'utilizzo di strumenti di pagamento elettronico contraffatti per l'acquisto di merce online, spesso i membri dell'associazione sono stati impegnati in violentissimi scontri con fazioni avverse per la contesa del predominio territoriale, vere e proprie guerriglie urbane che proseguivano per giorni con contro-reazioni, annunciate all'interno del gruppo con il passaparola, che serviva nello stesso tempo a mettere in allerta e come chiamata alle armi per gli altri membri del cult.