Migrante ucciso, la protesta dei braccianti
A San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, la manifestazione dei migranti che chiedono giustizia e verità per la morte di Soumaila Sacko
Chiedono condizioni di vita e di lavoro più dignitose: rivendicano l'impegno del loro collega e amico Soumaila Sacko, ucciso da un colpo di fucile nel Vibonese, in Calabria, mentre si trovava con altri due migranti in una fabbrica abbandonata per recuperare lamiere e altro materiale utile per costruire un riparo nella vicina tendopoli di San Ferdinando. E ricordano che Sacko, come tutti loro, ogni giorno lavorava per una paga di qualche euro.
Lo sciopero dei braccianti è stato proclamato dall'Unione sindacale di base. "Noi condanniamo - ha detto Ababacur Sauomaoure dell'esecutivo nazionale Usb - chi ha definito Soumaila semplicemente un ladro, perché lui cercava di migliorare le condizioni di vita di tutti i braccianti. Sosteniamo la lotta per la quale è stato ucciso e chiediamo verità e giustizia. Chiediamo che si indaghi per bene e con calma perché abbiamo diritto di sapere il nome di chi lo ha assassinato".
Lo sciopero dei braccianti è stato proclamato dall'Unione sindacale di base. "Noi condanniamo - ha detto Ababacur Sauomaoure dell'esecutivo nazionale Usb - chi ha definito Soumaila semplicemente un ladro, perché lui cercava di migliorare le condizioni di vita di tutti i braccianti. Sosteniamo la lotta per la quale è stato ucciso e chiediamo verità e giustizia. Chiediamo che si indaghi per bene e con calma perché abbiamo diritto di sapere il nome di chi lo ha assassinato".