Nepal, chiuso l'Everest e tutte le cime. Sherpa senza lavoro: "Puliamo il Tetto del mondo"
Dal 14 marzo al 30 aprile sono annullati tutti i permessi già rilasciati. E questo vale per l'ascesa a tutte le cime himalayane: i 14 ottomila metri che compongono il “Tetto del Mondo”
Il Nepal ha disposto una settimana di "chiusura" per tutta la popolazione per combattere l'epidemia di coronavirus. Non si può uscire di casa "se non per acquistare farmaci e per svolgere attività essenziali", ha annunciato il portavoce del governo Yubaraj Khatiwada. Il Paese ai piedi dell'Himalaya, di 28 milioni di abitanti, ha registrato finora solo due casi di covid-19 sul territorio, di cui uno già risolto, ma le misure severe sono imposte anche dal timore dell'impatto del virus su una popolazione poverissima.
A Katmandu sono pochissime le auto in circolazione, i negozi sono chiusi. Sono stati fermati anche tutti i voli nazionali e internazionali. Da dieci giorni il Nepal ha chiuso l'ingresso ai turisti numerosi in questa stagione per la scalata alle montagne e in particolare al Monte Everest. Dal 14 marzo al 30 aprile sono annullati tutti i permessi già rilasciati. E questo vale per l'ascesa a tutte le cime himalayane: i 14 ottomila metri che compongono il “Tetto del Mondo”. Anche la Cina che a febbraio aveva deciso di consentire la scalata a solo 300 persone, l'11 marzo ha scelto di chiudere l'accesso. Chiudendo il passaggio il governo del Nepal rischia di perdere 4 milioni di dollari solo in permessi. Non lavorano gli sherpa, e, con loro, tutte le categorie che si guadagnano da vivere nella breve finestra utile per le arrampicate. Sono però tutti d'accordo che bloccare le spedizioni sia stata la decisione giusta alla luce della pandemia di coronavirus.
Tanti disoccupati
Phurba Ongel era pronto per per guidare gli scalatori occidentali verso la cima. Ha già scalato l'Everest nove volte e guadagna circa 7.000 dollari a stagione, soldi indispensabili per pagare l'affitto e la scuola e le spese dei suoi due figli: "Ora non mi resta molto", dice. È preoccupato anche per i clienti che hanno speso dai 35.000 agli 85.000 dollari per tentare l'impresa della vita.
La stagione delle arrampicate inizia a marzo e termina a maggio. Secondo Ang Tshering, un esperto di alpinismo in Nepal, adesso ci sono migliaia di disoccupati nella comunità. E c'è il rischio, spiega, che nel 2021 ci sia un sovraffollamento sulla montagna perché in tanti vorranno comunque ritentare l'impresa.
Gli sherpa sono i primi a raggiungere la montagna e gli ultimi a lasciarla ogni stagione. Allestiscono i campi, trasportano l'attrezzatura e cucinano il cibo. Fissano le corde e le scale sopra i crepacci. Uno sherpa può guadagnare 10.000 dollari o più in caso di raggiungimento della vetta. I facchini o i cuochi nei campi degli alpinisti incassano tra i 3.000 e 5.000 dollari durante i loro tre mesi di lavoro. Questo è un importo significativo rispetto al reddito pro capite annuo di 1.035 dollari del Nepal, ma è un lavoro infido.
La fondazione del Super Sherpa
Apa Sherpa, 60 anni, conosce in prima persona tutti i rischi della scalata all'Everest. È salito in vetta 21 volte. L'idea di un possibile focolaio COVID-19 al campo base lo spaventa tanto quanto una bufera di neve. L'alpinista nepalese, che ora vive a Salt Lake City, ha lodato la decisione di chiudere le rotte, ma è preoccupato per chi lavora nel settore come molti membri della sua famiglia. Ha aperto una fondazione che si occupa dell'istruzione dei ragazzi nepalesi per dare loro un'altra possibilità. Nato nella povertà e con un'istruzione modesta, non ha avuto altra scelta che arrampicarsi. All'età di 12 anni già seguiva le spedizioni. A 30 anni, ha scalato l'Everest per la prima volta. Si è guadagnato il soprannome di "Super Sherpa'' prima di ritirarsi nel 2011. La sua organizzazione, la Apa Sherpa Foundation, offre pasti caldi agli studenti della scuola Ghat nella regione di Khumbu. Paga anche lo stipendio di sei insegnanti a Thame e fornisce materiale scolastico e pc. "Se fossi ancora in Nepal, non avrei scelta: dovrei arrampicarmi '', dice. "Qui in America posso aiutare il mio Paese".
È la prima volta che l'Everest viene chiuso a causa di un rischio epidemia, ma non la prima in assoluto. Nel 2015, infatti, dopo il terremoto che devastò intere città nepalesi, le autorità vietarono completamente tutte le scalate.
La proposta degli sherpa
Si contano circa 20mila sherpa senza occupazione. La loro proposta è di essere impiegati almeno nella pulizia dell'Everest. "È un’opportunità d’oro per il governo”, ha dichiarato Kami Rita Sherpa, che detiene il record mondiale per aver scalato l’Everest 24 volte. “La campagna di pulizia dell’Everest potrebbe impiegare almeno il 25% o 3000 guide e portatori, che in questo momento hanno perso il lavoro". Gli alpinisti che affollano l’Everest, lasciano dietro di sé tonnellate di rifiuti, tanto che la montagna è nota come la "discarica più alta del mondo". Solo l’anno scorso furono raccolti circa 11 tonnellate di rifiuti, portati a spalla e in elicottero fino a Namche Bazare e poi a Katmandu per il riciclaggio. Furono portati giù dalla montagna anche quattro cadaveri. Sono morti quasi 300 alpinisti sull’Everest dal primo tentativo di scalata, e si stima che due terzi di questi, siano ancora sepolti nella neve e nel ghiaccio.
A Katmandu sono pochissime le auto in circolazione, i negozi sono chiusi. Sono stati fermati anche tutti i voli nazionali e internazionali. Da dieci giorni il Nepal ha chiuso l'ingresso ai turisti numerosi in questa stagione per la scalata alle montagne e in particolare al Monte Everest. Dal 14 marzo al 30 aprile sono annullati tutti i permessi già rilasciati. E questo vale per l'ascesa a tutte le cime himalayane: i 14 ottomila metri che compongono il “Tetto del Mondo”. Anche la Cina che a febbraio aveva deciso di consentire la scalata a solo 300 persone, l'11 marzo ha scelto di chiudere l'accesso. Chiudendo il passaggio il governo del Nepal rischia di perdere 4 milioni di dollari solo in permessi. Non lavorano gli sherpa, e, con loro, tutte le categorie che si guadagnano da vivere nella breve finestra utile per le arrampicate. Sono però tutti d'accordo che bloccare le spedizioni sia stata la decisione giusta alla luce della pandemia di coronavirus.
Tanti disoccupati
Phurba Ongel era pronto per per guidare gli scalatori occidentali verso la cima. Ha già scalato l'Everest nove volte e guadagna circa 7.000 dollari a stagione, soldi indispensabili per pagare l'affitto e la scuola e le spese dei suoi due figli: "Ora non mi resta molto", dice. È preoccupato anche per i clienti che hanno speso dai 35.000 agli 85.000 dollari per tentare l'impresa della vita.
La stagione delle arrampicate inizia a marzo e termina a maggio. Secondo Ang Tshering, un esperto di alpinismo in Nepal, adesso ci sono migliaia di disoccupati nella comunità. E c'è il rischio, spiega, che nel 2021 ci sia un sovraffollamento sulla montagna perché in tanti vorranno comunque ritentare l'impresa.
Gli sherpa sono i primi a raggiungere la montagna e gli ultimi a lasciarla ogni stagione. Allestiscono i campi, trasportano l'attrezzatura e cucinano il cibo. Fissano le corde e le scale sopra i crepacci. Uno sherpa può guadagnare 10.000 dollari o più in caso di raggiungimento della vetta. I facchini o i cuochi nei campi degli alpinisti incassano tra i 3.000 e 5.000 dollari durante i loro tre mesi di lavoro. Questo è un importo significativo rispetto al reddito pro capite annuo di 1.035 dollari del Nepal, ma è un lavoro infido.
La fondazione del Super Sherpa
Apa Sherpa, 60 anni, conosce in prima persona tutti i rischi della scalata all'Everest. È salito in vetta 21 volte. L'idea di un possibile focolaio COVID-19 al campo base lo spaventa tanto quanto una bufera di neve. L'alpinista nepalese, che ora vive a Salt Lake City, ha lodato la decisione di chiudere le rotte, ma è preoccupato per chi lavora nel settore come molti membri della sua famiglia. Ha aperto una fondazione che si occupa dell'istruzione dei ragazzi nepalesi per dare loro un'altra possibilità. Nato nella povertà e con un'istruzione modesta, non ha avuto altra scelta che arrampicarsi. All'età di 12 anni già seguiva le spedizioni. A 30 anni, ha scalato l'Everest per la prima volta. Si è guadagnato il soprannome di "Super Sherpa'' prima di ritirarsi nel 2011. La sua organizzazione, la Apa Sherpa Foundation, offre pasti caldi agli studenti della scuola Ghat nella regione di Khumbu. Paga anche lo stipendio di sei insegnanti a Thame e fornisce materiale scolastico e pc. "Se fossi ancora in Nepal, non avrei scelta: dovrei arrampicarmi '', dice. "Qui in America posso aiutare il mio Paese".
È la prima volta che l'Everest viene chiuso a causa di un rischio epidemia, ma non la prima in assoluto. Nel 2015, infatti, dopo il terremoto che devastò intere città nepalesi, le autorità vietarono completamente tutte le scalate.
La proposta degli sherpa
Si contano circa 20mila sherpa senza occupazione. La loro proposta è di essere impiegati almeno nella pulizia dell'Everest. "È un’opportunità d’oro per il governo”, ha dichiarato Kami Rita Sherpa, che detiene il record mondiale per aver scalato l’Everest 24 volte. “La campagna di pulizia dell’Everest potrebbe impiegare almeno il 25% o 3000 guide e portatori, che in questo momento hanno perso il lavoro". Gli alpinisti che affollano l’Everest, lasciano dietro di sé tonnellate di rifiuti, tanto che la montagna è nota come la "discarica più alta del mondo". Solo l’anno scorso furono raccolti circa 11 tonnellate di rifiuti, portati a spalla e in elicottero fino a Namche Bazare e poi a Katmandu per il riciclaggio. Furono portati giù dalla montagna anche quattro cadaveri. Sono morti quasi 300 alpinisti sull’Everest dal primo tentativo di scalata, e si stima che due terzi di questi, siano ancora sepolti nella neve e nel ghiaccio.