Ocse, al mondo solo il 15% della plastica riciclata. Ue: stop a plastica monouso
Stop a cotton fioc, posate, piatti e cannucce in plastica; raccolta del 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande entro il 2025; etichettatura per alcuni prodotti con informazioni sullo smaltimento. Queste le nuove norme proposte dalla Commissione europea.
Soltanto il 15% dei rifiuti di plastica viene riciclato nel mondo. Il 25% viene bruciato in inceneritori o termovalorizzatori. Il restante 60% va in discarica, viene bruciato all'aperto (rilasciando inquinanti e gas serra) o finisce nell'ambiente. Lo rivela un rapporto dell'Ocse sul mercato della plastica riciclata.
Nell'Unione europea si ricicla il 30% in media dei rifiuti di plastica, negli Stati Uniti appena il 10%. Ma in molti paesi in via di sviluppo la raccolta e il trattamento incontrollati dei rifiuti sono ancora prevalenti. Al mondo la produzione di plastica nuova è di 8 volte quella della riciclata. Il PET delle bottiglie e l'HDPE dei flaconi di detersivo sono i più riciclati (dal 19% all'85% a seconda dei paesi), mentre il polipropilene di tubi e cavi elettrici e il polistirene (meglio noto come polistirolo) sono ben poco recuperati (dall'1% al 21%).
Secondo il rapporto, il flop mondiale del riciclo della plastica è dovuto al fatto che "è ancora più conveniente fare nuova plastica che produrne di riciclata, in parte per la difficoltà di separare polimeri differenti. Inoltre, la plastica primaria può essere fatta pagare molto di più di quella riciclata, perchè tende ad essere di migliore qualità. Conta anche la presenza di additivi chimici pericolosi che possono
rimanere nel materiale riciclato".
Il rapporto chiede incentivi per la progettazione di oggetti di plastica facilmente riciclabili, investimenti sulle infrastrutture di raccolta e di separazione dei differenti polimeri, marchi della plastica riciclata per creare una domanda nel pubblico, l'imposizione di percentuali di materia prima riciclata nei beni, tasse pi pesanti sulla produzione e l'uso di nuova plastica.
I prodotti "incriminati"
Cotton fioc, posate e cannucce, palloncini, contenitori per il cibo e tazze, bottiglie, filtri per sigarette, sacchetti, incarti e assorbenti igienici. Ad accomunare questi prodotti in materiale plastico è un triste primato: si tratta infatti dei dieci rifiuti che più di frequente vengono trovati sulle spiagge europee. Nelle loro versioni monouso, gli stessi oggetti rappresentano inoltre il 70% dei rifiuti marini.
Che cosa sta facendo l'Europa
La Commissione europea ha presentato la sua proposta di direttiva contro l'inquinamento da plastica, che dovrà essere approvata da Europarlamento e Consiglio europeo. Il provvedimento più importante è proprio il bando a piatti e stoviglie di plastica, cannucce e cotton fioc. Entro il 2025 gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, per esempio con sistemi di cauzione-deposito. I contenitori per bevande saranno ammessi solo se i tappi e i coperchi restano attaccati.
Per i contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica, gli Stati membri dovranno fissare obiettivi nazionali di riduzione. I produttori saranno chiamati a coprire i costi di gestione dei rifiuti per mozziconi di sigaretta, palloncini e attrezzi da pesca. Assorbenti igienici e salviette umidificate dovranno avere un'etichetta chiara e standardizzata che indica il loro impatto negativo sull'ambiente.
L'ultima parola spetta a Parlamento europeo e Consiglio, chiamati a vagliare le proposte. La Commissione ha esortato le altre istituzioni ad agire in via prioritaria, dando ai cittadini europei risultati tangibili prima delle elezioni fissate a maggio del 2019.
Il "prezzo" della plastica
Secondo la Commissione europea le norme proposte scongiurerebbero danni per un costo equivalente di 22 miliardi di euro entro il 2030, generando risparmi per i consumatori nell'ordine dei 6,5 miliardi di euro. "La plastica è un materiale straordinario, che dobbiamo però usare in modo più responsabile", ha spiegato il vicepresidente dell'esecutivo europeo Jyrki Katainen presentando le misure, "i prodotti di plastica monouso non sono una scelta intelligente né dal punto di vista economico né da quello ambientale, e le proposte presentate oggi aiuteranno le imprese e i consumatori a preferire alternative sostenibili".
"Le proposte odierne ridurranno, con una serie di misure, i prodotti di plastica monouso che ora troviamo sugli scaffali dei supermercati", sintetizza un altro vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, chiarendo che "alcuni di essi saranno messi al bando, ma ciò non significa che dovremo rinunciarvi, perché saranno sostituiti da alternative più pulite". Proprio Bruxelles, d'altra parte, precisa che per le imprese le nuove regole rappresenteranno un'occasione per guadagnare in termini di competitività, sviluppando economie di scala a livello continentale e rafforzando la presenza nel mercato mondiale dei prodotti sostenibili, in piena espansione. In più, grazie a sistemi più efficaci di riutilizzo, le aziende potranno contare su un approvvigionamento stabile di materiali di alta qualità, mentre la spinta verso la ricerca di soluzioni più sostenibili dovrebbe consentire loro di guadagnare un vantaggio tecnologico sui concorrenti internazionali.
Gli ambientalisti
"E' fondamentale eliminare al più presto tutti quegli oggetti per i quali sono già disponibili alternative sostenibili", scrive Greenpeace. Per Legambiente "mancano norme sui bicchieri di plastica usa e getta e sull'eliminazione di sostanze tossiche". "L'Italia e i Paesi membri dell'UE devono fare di più e presto", commenta Marevivo. Secondo il WWF "gli obiettivi ambiziosi di riduzione devono essere adottati a livello nazionale". Per PlasticsEurope, l'associazione europea dei produttori di plastica, la direttiva "non avrà effetti decisivi": i prodotti
messi al bando, scrive, "hanno un minor impatto ambientale rispetto agli stessi prodotti in altri materiali". Per gli industriali la soluzione vera è "evitare che qualsiasi rifiuto finisca in mare".
Nell'Unione europea si ricicla il 30% in media dei rifiuti di plastica, negli Stati Uniti appena il 10%. Ma in molti paesi in via di sviluppo la raccolta e il trattamento incontrollati dei rifiuti sono ancora prevalenti. Al mondo la produzione di plastica nuova è di 8 volte quella della riciclata. Il PET delle bottiglie e l'HDPE dei flaconi di detersivo sono i più riciclati (dal 19% all'85% a seconda dei paesi), mentre il polipropilene di tubi e cavi elettrici e il polistirene (meglio noto come polistirolo) sono ben poco recuperati (dall'1% al 21%).
Secondo il rapporto, il flop mondiale del riciclo della plastica è dovuto al fatto che "è ancora più conveniente fare nuova plastica che produrne di riciclata, in parte per la difficoltà di separare polimeri differenti. Inoltre, la plastica primaria può essere fatta pagare molto di più di quella riciclata, perchè tende ad essere di migliore qualità. Conta anche la presenza di additivi chimici pericolosi che possono
rimanere nel materiale riciclato".
Il rapporto chiede incentivi per la progettazione di oggetti di plastica facilmente riciclabili, investimenti sulle infrastrutture di raccolta e di separazione dei differenti polimeri, marchi della plastica riciclata per creare una domanda nel pubblico, l'imposizione di percentuali di materia prima riciclata nei beni, tasse pi pesanti sulla produzione e l'uso di nuova plastica.
I prodotti "incriminati"
Cotton fioc, posate e cannucce, palloncini, contenitori per il cibo e tazze, bottiglie, filtri per sigarette, sacchetti, incarti e assorbenti igienici. Ad accomunare questi prodotti in materiale plastico è un triste primato: si tratta infatti dei dieci rifiuti che più di frequente vengono trovati sulle spiagge europee. Nelle loro versioni monouso, gli stessi oggetti rappresentano inoltre il 70% dei rifiuti marini.
Che cosa sta facendo l'Europa
La Commissione europea ha presentato la sua proposta di direttiva contro l'inquinamento da plastica, che dovrà essere approvata da Europarlamento e Consiglio europeo. Il provvedimento più importante è proprio il bando a piatti e stoviglie di plastica, cannucce e cotton fioc. Entro il 2025 gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, per esempio con sistemi di cauzione-deposito. I contenitori per bevande saranno ammessi solo se i tappi e i coperchi restano attaccati.
Per i contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica, gli Stati membri dovranno fissare obiettivi nazionali di riduzione. I produttori saranno chiamati a coprire i costi di gestione dei rifiuti per mozziconi di sigaretta, palloncini e attrezzi da pesca. Assorbenti igienici e salviette umidificate dovranno avere un'etichetta chiara e standardizzata che indica il loro impatto negativo sull'ambiente.
L'ultima parola spetta a Parlamento europeo e Consiglio, chiamati a vagliare le proposte. La Commissione ha esortato le altre istituzioni ad agire in via prioritaria, dando ai cittadini europei risultati tangibili prima delle elezioni fissate a maggio del 2019.
Il "prezzo" della plastica
Secondo la Commissione europea le norme proposte scongiurerebbero danni per un costo equivalente di 22 miliardi di euro entro il 2030, generando risparmi per i consumatori nell'ordine dei 6,5 miliardi di euro. "La plastica è un materiale straordinario, che dobbiamo però usare in modo più responsabile", ha spiegato il vicepresidente dell'esecutivo europeo Jyrki Katainen presentando le misure, "i prodotti di plastica monouso non sono una scelta intelligente né dal punto di vista economico né da quello ambientale, e le proposte presentate oggi aiuteranno le imprese e i consumatori a preferire alternative sostenibili".
"Le proposte odierne ridurranno, con una serie di misure, i prodotti di plastica monouso che ora troviamo sugli scaffali dei supermercati", sintetizza un altro vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, chiarendo che "alcuni di essi saranno messi al bando, ma ciò non significa che dovremo rinunciarvi, perché saranno sostituiti da alternative più pulite". Proprio Bruxelles, d'altra parte, precisa che per le imprese le nuove regole rappresenteranno un'occasione per guadagnare in termini di competitività, sviluppando economie di scala a livello continentale e rafforzando la presenza nel mercato mondiale dei prodotti sostenibili, in piena espansione. In più, grazie a sistemi più efficaci di riutilizzo, le aziende potranno contare su un approvvigionamento stabile di materiali di alta qualità, mentre la spinta verso la ricerca di soluzioni più sostenibili dovrebbe consentire loro di guadagnare un vantaggio tecnologico sui concorrenti internazionali.
Gli ambientalisti
"E' fondamentale eliminare al più presto tutti quegli oggetti per i quali sono già disponibili alternative sostenibili", scrive Greenpeace. Per Legambiente "mancano norme sui bicchieri di plastica usa e getta e sull'eliminazione di sostanze tossiche". "L'Italia e i Paesi membri dell'UE devono fare di più e presto", commenta Marevivo. Secondo il WWF "gli obiettivi ambiziosi di riduzione devono essere adottati a livello nazionale". Per PlasticsEurope, l'associazione europea dei produttori di plastica, la direttiva "non avrà effetti decisivi": i prodotti
messi al bando, scrive, "hanno un minor impatto ambientale rispetto agli stessi prodotti in altri materiali". Per gli industriali la soluzione vera è "evitare che qualsiasi rifiuto finisca in mare".