Raffaella Carrà, il segreto di piacere a tutti
Da 'sex symbol' ad amica di famiglia senza soluzione di continuità e senza forzature. Bastava un sorriso
di Sandro Calice
Raffaella Carrà è stata tante cose, e ha interpretato tanti ruoli nello spettacolo della vita: attrice, ballerina, cantante, showgirl, conduttrice televisiva e radiofonica, autrice. Ogni volta con la straordinaria capacità di piacere se non a tutti, quasi.
Aveva le idee già chiare Raffaella Maria Roberta Pelloni quando a 8 anni dalla riviera romagnola va a Roma per studiare all’Accademia Nazionale di Danza e poi al Centro sperimentale di cinematografia. E fece in tempo a frequentare il cinema (con Monicelli, tra gli altri) prima che all’inizio degli anni ’60 il regista Guardamagna le consigliasse lo pseudonimo Carrà e lei decidesse di dedicarsi alla carriera di soubrette e cantante.
Il ‘mito’ cominciò così. E non sembri esagerato il fatto che nel 2020 il quotidiano britannico ‘The Guardian’ decise di incoronare Raffaella come sex symbol europeo, definendola «l'icona culturale che ha insegnato all'Europa le gioie del sesso». A partire dagli anni ’70 Raffaella riuscì a far passare in televisione cose mai viste prima: dall’ombelico scoperto di ‘Ma che musica maestro’, agli ammiccamenti di ‘Tuca Tuca’ (questa in realtà, senza l'intercessione di Alberto Sordi non sarebbe passata), all’invito liberatorio di ‘Tanti auguri’. Tutto lei, solo lei.
Non stupisce allora che sia diventata un’icona, al di là dei generi, musicali e no, un simbolo di rassicurante divertimento e allegra trasgressione, una Madonna, o meglio ancora, una Lady Gaga ante litteram.
L’etichetta di ‘sex symbol’ le stava stretta, e in un’intervista disse: “Se è così, sono felice. Certo le donne italiane hanno grande simpatia per me perché non sono una mangiauomini: si può avere sex appeal insieme a dolcezza e ironia, non bisogna per forza essere Rita Hayworth”.
Ed era questo il segreto: dolcezza ed ironia. Per questo passare da icona sexy a rassicurante amica di famiglia sembrò, nel suo caso assolutamente naturale. Tanto naturale che regalò alla televisione spettacoli che hanno fatto la storia, come “Pronto, Raffaella?” e “Carramba che sorpresa!”, il primo trionfante grazie al gioco dei fagioli, il secondo, così popolare che ‘carrambata’ entrò come neologismo nei dizionari. Geniale e banale al tempo stesso, lo slogan con cui all'epoca Raffaella pubblicizzava una nota marca di cucine: “La più amata dagli italiani”, una constatazione più che un gioco di parole.
Negli ultimi tempi Raffaella preferiva non uscire di casa, soprattutto da febbraio dell’anno scorso, quando decise di annullare un programma per un cattivo presentimento. Da lì a una settimana sarebbe scoppiata la pandemia.
Amava dire: “Bisogna sorridere, è fondamentale”. Lo terremo a mente.
Aveva le idee già chiare Raffaella Maria Roberta Pelloni quando a 8 anni dalla riviera romagnola va a Roma per studiare all’Accademia Nazionale di Danza e poi al Centro sperimentale di cinematografia. E fece in tempo a frequentare il cinema (con Monicelli, tra gli altri) prima che all’inizio degli anni ’60 il regista Guardamagna le consigliasse lo pseudonimo Carrà e lei decidesse di dedicarsi alla carriera di soubrette e cantante.
Il ‘mito’ cominciò così. E non sembri esagerato il fatto che nel 2020 il quotidiano britannico ‘The Guardian’ decise di incoronare Raffaella come sex symbol europeo, definendola «l'icona culturale che ha insegnato all'Europa le gioie del sesso». A partire dagli anni ’70 Raffaella riuscì a far passare in televisione cose mai viste prima: dall’ombelico scoperto di ‘Ma che musica maestro’, agli ammiccamenti di ‘Tuca Tuca’ (questa in realtà, senza l'intercessione di Alberto Sordi non sarebbe passata), all’invito liberatorio di ‘Tanti auguri’. Tutto lei, solo lei.
Non stupisce allora che sia diventata un’icona, al di là dei generi, musicali e no, un simbolo di rassicurante divertimento e allegra trasgressione, una Madonna, o meglio ancora, una Lady Gaga ante litteram.
L’etichetta di ‘sex symbol’ le stava stretta, e in un’intervista disse: “Se è così, sono felice. Certo le donne italiane hanno grande simpatia per me perché non sono una mangiauomini: si può avere sex appeal insieme a dolcezza e ironia, non bisogna per forza essere Rita Hayworth”.
Ed era questo il segreto: dolcezza ed ironia. Per questo passare da icona sexy a rassicurante amica di famiglia sembrò, nel suo caso assolutamente naturale. Tanto naturale che regalò alla televisione spettacoli che hanno fatto la storia, come “Pronto, Raffaella?” e “Carramba che sorpresa!”, il primo trionfante grazie al gioco dei fagioli, il secondo, così popolare che ‘carrambata’ entrò come neologismo nei dizionari. Geniale e banale al tempo stesso, lo slogan con cui all'epoca Raffaella pubblicizzava una nota marca di cucine: “La più amata dagli italiani”, una constatazione più che un gioco di parole.
Negli ultimi tempi Raffaella preferiva non uscire di casa, soprattutto da febbraio dell’anno scorso, quando decise di annullare un programma per un cattivo presentimento. Da lì a una settimana sarebbe scoppiata la pandemia.
Amava dire: “Bisogna sorridere, è fondamentale”. Lo terremo a mente.