Usa 2020. Proteste pro-Trump in Michigan e Arizona: "Fermate il conteggio", "Contate ogni voto"
Manifestazioni di protesta dei sostenitori del presidente in Michigan e Arizona. In un caso i dimostranti chiedono lo stop del conteggio, mentre nell'altro chiedono di "contare fino all'ultimo voto". Davanti all'ufficio elettorale di Phoenix si sono radunate circa 300 persone, alcune delle quali armate di pistole e fucili. Proteste anche a Las Vegas.
Proteste in tutti gli Stati uniti, mentre prosegue lo spoglio dei voti per le presidenziali nei pochi cruciali stati in bilico rimasti. Da una parte i manifestanti chiedono che ogni voto venga contato,
dall'altra chi chiede che lo spoglio venga sospeso.
Le manifestazioni pro-Biden hanno interessato anche Chicago, New York, Philadelphia e altre città ma in diversi Stati sono scesi in strada anche i sostenitori del presidente, con diversi obiettivi. A Detroit, la Mo-Town del Michigan assegnato al candidato democratico in cui Trump chiede il riconteggio, un gruppo di manifestanti repubblicani ha chiesto di interrompere lo spoglio, mentre in Arizona, Stato in cui Trump è in svantaggio rispetto allo sfidante, i sostenitori del presidente hanno manifestato per chiedere di contare fino all'ultimo voto.
Decine di sostenitori del presidente Donald Trump si sono diretti in un centro di conteggio dei voti a Detroit gridando "Fermate il conteggio". Le proteste di Detroit sono iniziate poco prima che l'Associated Press affermasse che l'ex vicepresidente Joe Biden aveva vinto la corsa alla presidenza in Michigan. Il video girato dai giornalisti locali ha mostrato dozzine di persone raccolte fuori dal TCF Center di Detroit e all'interno dell'atrio, con i poliziotti in fila per impedire loro di entrare nell'area del conteggio.
"Count the votes!". Contate i voti, ma in questo caso sono i sostenitori del presidente a chiederlo. È accaduto davanti al dipartimento elettorale di Maricopa County a Phoenix in Arizona. Qui decine di manifestanti, alcuni armati di fucili e pistole, si sono radunati davanti al centro elettorale dove è in corso lo spoglio dei voti chiedendo di "entrare" dopo che voci infondate secondo cui i voti per il presidente repubblicano non sarebbero stati deliberatamente contati. "We love Trump", hanno intonato i sostenitori del tycoon e "Stop the steal!" (Fermate il furto!).
In precedenza, c'era stata un'altra protesta per le voci scaturite da un video pubblicato sui social e smentite poi categoricamente a livello ufficiale e certificate come false notizie, secondo cui sarebbero stati usati pennarelli non adatti sulle schede compilate dagli elettori repubblicani, il cosiddetto 'sharpiegate'. Le proteste pro-Trump a Phoenix si sono rivolte anche contro la Fox, emittente notoriamente molto vicina al presidente, che aveva già assegnato lo Stato al candidato democratico Joe Biden.
Nella notte delle elezioni infatti Fox News insieme a Associated Press avevano dato Biden vincente in Arizona per Biden, anche se solo poco più del 70% dei voti era stato scrutinato, una mossa che ha fatto infuriare Trump e i suoi sostenitori ."Fox vergogna", hanno urlato le decine di persone che si sono radunate davanti alla sede del governo locale. Alcuni dei circa 200 manifestanti, che si sono trovati di fronte una fila di sceriffi di contea armati, hanno cantato "Vergogna Fox! Reuters riporta che alcuni manifestanti hanno detto di essere scesi in strada dopo un tweet di Mike Cernovich, un attivista di destra. Chris Michael, 40 anni, di Gilbert, Arizona, ha detto di essere venuto per assicurarsi che tutti i voti siano contati e di volere assicurazioni che il conteggio sia stato fatto "eticamente e legalmente".
Una scena simile, ma con obiettivi opposti, si è svolta mercoledì pomeriggio nel centro di Detroit, dove i funzionari delle elezioni cittadine hanno bloccato circa 30 persone entrate nella sala del conteggio dei voti con l'obiettivo di fermare il conteggio dei voti lanciando accuse non circostanziate secondo cui sarebbe stato condotto in modo fraudolento. Trump ha fatto ricorso in Michigan per fermare lo scrutinio.
Le proteste hanno ricordato la "rivolta dei Brooks Brother" durante il riconteggio del 2000 in Florida, che alla fine ha consegnato la presidenza al repubblicano George W. Bush. Una folla di manifestanti repubblicani vestiti di blazer aveva preso d'assalto un edificio dove era in corso un riconteggio manuale in una circoscrizione fortemente democratico, costringendo gli scrutatori a smettere di contare le schede. Quella protesta fu un evento decisivo per consentire a Bush di mantenere il suo sottile vantaggio in Florida. La Corte Suprema degli Stati Uniti infine fermò il riconteggio consegnando a Bush la presidenza contro il democratico Al Gore.
Proteste anche nel Nevada, Stato in bilico dove Joe Biden è in leggero vantaggio e i sostenitori di Donald Trump chiedono di contare ogni voto.